lunedì 21 ottobre 2013

NO TAV PER TUTTI


“La storia umana diventa sempre più una gara tra istruzione e catastrofe”. (H.G.Wells)
Il modo più sicuro per corrompere un giovane è educarlo a tenere in più alta considerazione coloro che la pensano alla stessa maniera, che quelli che la pensano diversamente”. (Friedrich Nietzsche)
“Noi oggi viviamo in una nazione in cui i medici distruggono la salute, i legislatori distruggono la giustizia, le università distruggono la conoscenza, i governi distruggono la libertà, la stampa distrugge l’informazione, la religione distrugge la morale e le nostre banche distruggono l’economia”. (Chris Hedges)
“I proprietari di questo paese conoscono la verità. Si chiama sogno liberale poiché tocca essere addormentati per crederci”. (George Carlin)

Sulla strepitosa manifestazione romana, militante, radicale, antagonista, del 19 ottobre 2013, s’è scritto e riscritto, dal pessimo all’ottimo. Ho poco da aggiungere alle cronache e valutazioni fatte, soprattutto dalla lista di movimento No Tav. Sì, perché per me gli attori protagonisti di questo indubbio successo, che ha ridicolizzato e umiliato in tutta la sua sterile ripetitività la sfilata soft dei gentiluomini e gentildonne del precedente 12 ottobre a Piazza del Popolo, guidata dai buonisti compatibili Rodotà e Ciotti (entrambi da fulminare per le collateraliste stronzate caselliane espresse sul movimento No Tav: “isolare i violenti”), sono le tre generazioni No Tav della Val di Susa, protagonisti della più intelligente e includente lotta dell’ultimo quarto di secolo.

mercoledì 16 ottobre 2013

FUORI DAL VASO - AL CENTRO DEL VASO (Priebke e gli altri)

"La disobbedienza è, agli occhi di chiunque abbia letto la storia, la virtù primaria dell'umanità. E' attraverso la disobbedienza che si è fatto progresso, attraverso la disobbedienza e la ribellione. (Oscar Wilde)

Vado alla rinfusa, senza alcun criterio di priorità, ‘ndo cojo cojo, su chi la fa dentro, su chi la fa fuori per imperizia, incompetenza o perché strabico, su chi la fa fuori apposta per allagarci e affondarci e su chi ha la stipsi e non la fa per niente.

Pur nuova legge impone oggi i sepolcri / fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti / contende…. Dal dí che nozze e tribunali ed are / diero alle umane belve esser pietose / di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi / all'etere maligno ed alle fere / i miserandi avanzi che Natura / con veci eterne a sensi altri destina. (Ugo Foscolo “Dei Sepolcri”)

Sharon, Begin, Shamir, Golda Meir, Ben Gurion, Netaniahu, Obama… altro che Priebke. Fa irruzione per primo, nella mia rassegna di evacuazioni fatte fuori dal vaso, di quelle che intendono allagarci, l’uragano di clamori attorno alla dipartita di un ufficiale tedesco che, sesto nella trafila di comando dopo Hitler, il generale Malzer, il generale Von Mackensen, il colonello Kappler e il capitano Hass, partecipò alle esecuzione di 335 cittadini italiani alle Fosse Ardeatine. Crimine di guerra e contro l’umanità, certo, basato sullo scellerato principio dell’esecuzione di 10 prigionieri civili per ogni soldato tedesco ucciso. Regola, peraltro, applicata nella seconda Guerra Mondiale da quasi tutti i contendenti. Come resta in vigore in ogni parte militare del mondo l'obbligo dell'obbedienza  Crimine di guerra e contro l’umanità, quello di Priebke, da valutare in rapporto al progresso della civiltà e dei diritti umani nell’era democratica post-nazista, che ha visto i presidenti della “più grande democrazia del mondo”, Bush e Obama, ammazzare, a occhio e croce, 1000 civili per ogni cittadino Usa polverizzato nell’operazione attribuita a nemici islamici dell’11 settembre 2001. Clamori portati al diapason dal solista del coro, Pacifici, presidente della comunità ebraica, che, con logica coerente, serba il più stretto riserbo sui 3000 e passa palestinesi, donne, bambini, anziani, fatti massacrare a Sabra e Shatila dal comandante Ariel Sharon. E poco gli interessa il rapporto tra 1.450 palestinesi uccisi a Gaza da Piombo Fuso, in parte bruciati vivi dal fosforo bianco, e i 15 israeliani colpiti dai razzi della Resistenza, occasione nella quale si è passati dall’orrenda decimazione nazista, all’equilibrata centimazione dell’ ”unica democrazia del Medio Oriente”.  Cosa ne vogliamo fare delle salme di tutti i primi ministri e tutti i generali israeliani che da sessant’anni stanno non decimando, ma centimando, il popolo titolare di quella terra? Cosa ne pensa Pacifici di affidarle alle cure di quei bravi cittadini di Albano che hanno tentato di linciare il cadavere di Priebke, nientemeno? Non è scritto nelle tavole sacre che davanti alla giustizia i morti sono tutti uguali?

domenica 6 ottobre 2013

“VERGOGNA!” A CHI?

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Me ne andavo al mattino a spigolare,
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore…
Sceser senz’armi, e a noi non fecer guerra,
ma s'inchinaron per baciar la terra,
ad uno ad uno li guardai nel viso;
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
«Siam venuti a morir pel nostro lido».
(Da Luigi Mercantini, “La spigolatrice di Sapri”, leggermente aggiornata)

Prima di passare al tema centrale di questo pezzo, i morti di Lampedusa e chi li ha ammazzati, consentitemi l’ennesima rilevazione del livello di degrado giornalistico-politico cui è giunto “il manifesto”. Il 4 ottobre, nella pagina 15, solitamente riservata a contributi esterni, non sempre condivisibili ma di una qualche dignità, sono apparse due articolesse (così Giorgio Saviane bollava scritti indegni di essere definiti articoli), rispettivamente di tale Nicola Corritore e del fotografo Mario Boccia, ricomparso dall’oscurità in cui lo avevano relegato i suoi bassi servizi agli squartatori dei Balcani. Qui si è toccato il fondo. L’intero paginone riesuma le balle fatte passare per le “glorie e gli eroismi” dei pellegrini pacifinti precipitatisi nei primi anni ’90 a Sarajevo per coprire con le mistificazioni Cia sul “dittatore Milosevic”, il suo” ultranazionalismo” e “l’assedio serbo alla città multietnica”, la realtà di un’aggressione imperialista mirata a ridurre la Jugoslavia in un mosaico di non-Stati, da impiegare per ogni genere di traffico criminale. Tra utili idioti, esibizionisti, fetidi amici del giaguaro, assieme ai famigerati “Beati Costruttori di Pace” (con la loro milizia “Berretti Bianchi”) e ai rivoltanti  Adriano Sofri (incaricato di volgere in serbi gli obici bosgnacchi del nazista Izetbegovic che facevano strage al mercato) e Alex Langer (a sua volta impegnato a invocare sui serbi i pacifici missili all’uranio Nato), a Sarajevo si era radunato il peggio del peggio dei collateralisti diritto-umanisti.

venerdì 4 ottobre 2013

CRIMINAL TANGO



Il forte si mesce col vinto nemico;
Col novo signore rimane l’antico;
L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.

Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D’un volgo disperso che nome non ha. (Alessando Manzoni, Coro dell’Adelchi)

Vi segnalo subito, in fondo al post, l’intervento della pentastellata Paola Taverna nel dibattito sulla fiducia al Letta-Lecca cum Berlusconi. Tra tutte le miserie, fanfaluche, menzogne, baggianate, perfidie, vomitate dalle larghe intese tra congiurati, cialtroni, ciarlatani, cialdini, ciampiconi, cianciconi, ciangottanti, ciarloni, ciarpami, tutti tentacolini della Seppia Gigante sul Colle, amministratrice delle larghe intese mafio-massonico-atlantiche, il discorso della giovane e intrepida Paola emerge come un diamante nella cloaca maxima.;
Nell’aria inquinata di uranio impoverito esalata dal consesso dell’inciucio strategico su quella che per la graziata da SEL-PD, Laura Boldrini, è una sacra istituzione ingiuriata dai grillini, la voce della senatrice a cinque stelle ha fatto riflettere sulle occasioni perse, quando poteva e doveva e non faceva, da quello che chiamavano (e qualche inconsulto ancora rievoca come tale) “il Grande PCI”. Per un attimo abbiamo percepito cosa  questa assemblea di nominati, pregiudicati, corrotti, ladri, falsari, avrebbe potuto essere se fosse popolata da persone come Paola. Avremmo anche potuto, in quel caso, soprassedere sulla storicamente, politicamente e moralmente necessaria liquidazione della democrazia rappresentativa.