Paolo
Arigotti intervista Fulvio Grimaldi per “Spunti di riflessione”
Il ringhio del bassotto: Belgrado, 25 anni dopo
(con Fulvio Grimaldi)
https://www.youtube.com/watch?v=KkCLVOAsvJk
A Belgrado, quando l’Europa ha mutilato se stessa per la
voglia USA di sfondare la porta jugoslava, e poi serba, verso l’Eurasia.
All’ONU un voto che sembra per una tregua Gaza, ma è per
salvare la pelle al mostro bellicista nelle elezioni che devono sancire la
guerra degli isolani anglosassoni ai continenti-mondo.
A Londra, magistrati di una corte che definiscono alta (High
Court), ma che si sa popolata da cortigiani al servizio del sovrano, hanno
ripetuto il rito col quale se l’erano cavata tempo fa: richiesta agli USA di
fornire garanzie su alcuni punti sollevati dalla difesa di Julian Assange con
riferimento al trattamento praticato dagli USA sui propri carcerati (vedi
Guantanamo, Abu Ghraib, Alcatraz….). Assicurazioni già richieste e a suo tempo
ottenute.
Ora il giochino s’è ripetuto. Ma qualche soddisfazione ne
potremmo ricavare. La mobilitazione mondiale degli esseri umani non ancora
metamorfizzati in mostri, o sagomati, hanno costretto i superpoteri a
imbrigliare il loto fantoccio senile in qualche borborigmo di critica al Jack
lo Squartatore della Knesset, lo si deve a una sollevazione popolare più forte,
longeva e diffusa di quella che nel 2003 per poco non bloccò l’assassinio
dell’Iraq. Con Assange è uguale. A dispetto degli ammorbidimenti che abbiamo
subito a forza di vaccini, terrorismi climatici, spaventi da militarizzazione
sociale e bellica, su Assange in tantissimi abbiamo capito e urlato che quella
martirizzazione era la negazione a tutti della possibilità di sapere chi siamo,
dove siamo, con chi siamo e cosa sta succedendo attorno a noi e su di noi.
A Mosca l’Occidente politico allestisce una strage che,
punendo di striscio i russi per essersi schierati con Putin, si aggiunge alle
operazioni guerra al terrorismo, guerra a tutti, pandemia, cambiamento
climatico, sradicamento e destabilizzazione di popoli, conflitto di genere, per
avanzare sulla strada della società totalitaria del Nuovo Ordine Mondiale.
I meno ottusi o boccaloni si sganasciano dalle risate per
voler far passare per martiri ISIS una squinternata banda di drogati che,
finito l’effetto insieme alla pallottole, arrivato il down mentre scappavano
col mezzo malloppo anticipatogli, stavano arrampicati sugli alberi da dove imploravano
pietà a chi li stava catturando. Proprio classici militanti dello Stato
islamico che si immolano per Allah. Sono grossolanità di un’operazione che
regge soltanto per l’affollarsi di stampelle fornite dai media di servizio. In
fondo, conta solo che la gente pensi: “Ah, terroristi islamici? Proprio come
Hamas…” Islamofobia a rinnovare Lepanto.
Tout se tient. E così chi mai, ora che a
completamento arrivano le misure della dittatura sanitaria, ambientale,
climatica, sociale, dell’OMS, al tempo stesso Fuehrer, Gestapo e Goebbels
globali, avrà l’intemperanza, l’improntitudine, l’incoscienza di mettere in
discussione quanto viene dettato per mettere in riga la società’?
Se l’autoterrorismo dell’11 settembre 2001 ha spianato la
strada al Nuovo Secolo Americano (PNAC) con la sua guerra militare ed economica
totale a chiunque, arabi, russi, cinesi, africani, latinoamericani e, su tutti,
ai già docilissimi europei; gli attentati a Parigi, Bruxelles, Londra, Berlino,
Monaco, Madrid, avevano sollecitato lo sbocciare ovunque di Stati di Polizia. E
se l’Italia ne è rimasta risparmiate, è solo perchè Stato, Gladio e mafia
avevano già provveduto, a forza di stragi, al disarmo psicofisico collettivo
che queste operazioni perseguono.
L’attacco alla Serbia socialista, neutrale, non allineata,
da noi condotto con sulla prua autoproclamati comunisti come D’Alema, Cossutta,
Marco Rizzo (costui oggi di alemanniana consorteria), accreditatisi in tal modo
presso i comandi atlantico-sionisti, è stato segnato da un fenomeno dei più
abietti e tragici nelle vicende dei popoli. L’infamia più distruttiva
addirittura di chi ti salta addosso con bombe all’uranio: la quinta colonna con
il pugnale affondato nelle spalle di chi guarda in faccia il nemico.
I palestinesi? Meglio se vittime. C’è tutto un mondo,
coltivato anche da certe soggettività palestinesi legate alla struttura ANP
isolata a Ramallah, a cui i palestinesi sono graditi nella misura che soffrono
e sopportano. Molto meno, anzi per niente, quando si alzano in piedi, combattono
con tutti gli strumenti e i metodi che la lotta di liberazione, come sancita
dal diritto internazionale, consente. Dalla loro costoro hanno quel settore,
assolutamente minoritario ormai, del popolo occupato che ha pensato di
risolvere le istanze di liberazione, statualizzazione, indipendenza,
affidandosi a ”negoziati”, addirittura alla buona volontà del massimo sponsor
del sionismo genocida, gli USA. Ed è stata la truffa di Oslo, ed è stata la
costellazione degli insediamenti colonici, ed è stata la riduzione dello spazio
dell’illusorio micro-pseudo-stato palestinese a isolotti separati e inermi sul
12% della Palestina.
In ogni situazione di conflitto, emergono forze
conciliatrici che si affidano alla buona volontà del nemico, quando non si
tratta di vere e proprie quinte colonne, come quelle succedutesi in tutte le
destabilizzazioni da regime change attuate dall’Occidente politico dall’11
settembre in poi. Con, per iniziatori e protagonisti anche altrove, gli
antesignani di OTPOR a Belgrado, la mobilitazione teppista, addestrata da
esponenti della CIA e del Pentagono a Budapest, che rovesciò il governo di
Milosevic in una Serbia distrutta e sbrindellata da 78 giorni di guerra.
Noi stiamo con chi combatte e oggi siamo grati alla
Resistenza Palestinese, con ogni evidenza sostenuta dalla stragrande
maggioranza della popolazione, per essere riuscita, con sacrificio,
intelligenza, eroismo, a rimettere la Palestina al centro dell’agenda mondiale
e delle passioni degli uomini. La Palestina avanguardia della lotta alla
guerra, all’imperialismo, al totalitarismo.