I
Clinton con la coppia Rothschild
Dal
“manifesto”:
“In nome delle aspirazioni… vale la
pena di lottare, continuare a marciare in strada e poi andare a votare e dare
una chance a Hillary Clinton” .
(Giulia D’Agnolo Vallan)
“Proposte costruttive contro fantasie, una
politica estera tradizionale contro il ritorno a un’improbabile fortezza
Amercia… la seria, credibile, eleggibile Hillary Clinton, contro quella
dell’inaffidabile, razzista, xenofobo Donald Trump”. (Fabrizio Tonello)
“Contro Hillary una nuvola tossica mediatica,
è vittima di pseudo-fatti diffamatori”. (D’Agnolo Vallan)
“La demonizzazione della Clinton ha
rassicurato la base del miliardario, quello zoccolo duro che coltiva un odio,
questo sì pastoso e violento, verso Hillary. Il sentimento in cui la misogenia
si mescola all’antintellettualismo e al bullismo” (Luca Celada)
“La campagna spietata di Trump finisce col
produrre un moto di solidarietà e simpatia per Hillary… Lo scenario peggiore?
Una Hillary effettivamente non più in grado di correre”. (Guido Moltedo)
“L’isolazionista Trump, sessista e razzista,
il peggio dell’America”. (Tommaso Di Francesco)
“E’ un referendum tra un’America che
valorizzi le ragioni dello stare insieme e che, sulla scia di Obama, investa
nella sua ‘diversity’ e, al contrario, un’America di tutti contro tutti…”.
(Guido Moltedo)
“La scommessa del realista Obama è che solo
un’America inclusiva, aperta, davvero ‘multi’ può essere la superpotenza solida
al suo interno, che ha i titoli per dare la linea per contribuire alla pace nel
mondo” (Guido Moltedo)
“Una Clinton preparata e sorridente ha avuto
la meglio sull’uomo che aizza le folle contro Hillary…” (D’Agnolo Vallan)
“Hillary consolida la reputazione
ampiamente conosciuta e riconosciuta di aspirante alla massima carica americana,
preparata, tenace e pugnace”.
(Guido Moltedo)
Così corrispondenti dagli Usa e analisti del
“manifesto”, da qualche mese a questa parte pancia a terra nella campagna per
la glorificazione di Hillary e la satanizzazione di Donald Trump. Perché quando
le laudi alla candidata della democrazia, del sorriso, della preparazione,
dell’inclusione non bastano, o quando ci fosse chi avesse qualche scrupolo a turibolarla
in termini così osceni e accennasse a qualche sua manchevolezza, l’equilibrio,
anzi lo squilibrio, è ristabilito con le secchiate di guano su The Donald. Sessista,
misogeno, populista, antipolitico, razzista, xenofobo, ignorante, bifolco.
Insomma, il repertorio tratto da quel vocabolario che di solito si utilizza contro
tutti i disturbatori del manovratore, che siano quelli del Brexit, il premier
ungherese, Grillo e i suoi, tutta la sciagurata categoria del politicamente
scorretto, quella che in comune di solito ha l’avversione a Washington,
Bruxelles, la Nato.