“Sequitur clades, forte an dolo principis incertum” “Si
verificò poi un disastro, non si sa
se accidentale o per dolo del principe”. (Tacito, Annales,
Libro XV)
“E tu, onore di pianti, Ettore, avrai, / Ove fia santo e lagrimato il sangue /Per la patria versato, e finchè il Sole / Risplenderà su le sciagure umane”. (Ugo Foscolo, I Sepolcri)
Ho fatto un sogno.
Non è quello di Martin Luther King,
che non mi ha mai ispirato, come nemmeno quello di Nelson Mandela, o di Mahatma
Ghandi, tre personaggi che sono riusciti, grazie al loro consociativismo con
l’esistente, a combinare in sé, per le sedicenti sinistre, un martirio da
nonviolenti per la libertà e, per l’élite, la conservazione nell’ordine delle
cose garantito dal divide et impera
sociale del capitale. Preferivo i sogni di Malcolm X, Lumumba e della
guerriglia comunista antibritannica in India.
Comunque ho fatto un sogno. Poi
diventato un incubo. E dato che il vissuto capita che si riversi nel sognato,
ecco che in braccio a un Morfeo malevolo s’è ripetuto l’incubo a occhi aperti
della standing ovation tributato al premier bis, in parallelo ,dalle volpi PD e
dai gattini tafazzisti 5 Stelle, fino a ieri decisi a escludersi
vicendevolmente dal globo terracqueo. Da fuori penetrano i cimbali, le fanfare,
i tamburi della festa di Borse, rendimenti Btp, spread, tassi d’interesse,
mercati tutti, l’intero establishment mondiale, addirittura Satana nelle vesti di
Bill Gates.
Il mondo (di sopra e anche di mezzo) sorride a Conte
“Questo inciucio con il PD, che è sempre quello dei regali alle banche, di Mafia Capitale e di Bibbiano, mi fa schifo…. No grazie, meglio le urne”. (Davide Barillari, consigliere regionale del M5S)
Viva viva il presidente del
Consiglio! Un premier sfornato dai grandi studi legali al servizio delle élites finanziarie e, dunque, vindice e
chierico di UE, Usa, Trump, Nato, von der Leyden, TAV, Guaidò (e perciò Cia),
Bergoglio e Padre Pio (lo stimmatizzato squadrista mena-socialisti del 1922). L’avevamo
preso per sprovveduto, invece grande il colpaccio, il 1. marzo 2018, fatto dall’astuto
Di Maio.Tutti in grande euforia dietro al pifferaio di Volturara Appula, verso il costone sotto al quale si
intravvede il vasto e variopinto paesaggio di una gran bella colonia tricolore,
animata da mafie, guerre, migranti, cemento, alte e altissime velocità per
affari, uomini e merci e uomini-merce. E’ la famosa democrazia diretta? Come
no? Non c’è forse il mitico Rousseau e il relativo gioco dei ruoli “uno vale
uno”, a sacralizzare le decisioni dell’uno vale tutti? Dal governo “dei sì”
salviniano contro il governo “dei no”, eccoci riscattati dal Conte pinto
(diffidare da quelli che si tingono i capelli, ricordare Lama) con il governo
“del per”, contro i governi “del contro”. Rivoluzionario paradigma. Pare
ispirato da Milton Friedman, quello dei Chicago Boys. Guai ai “contro”,
sarebbero quelli che spargono “odio,
rancore, paura”. Insomma, i dominati.
I dubbi della Cupola
Resta un’anomalia. Lucia Annunziata,
che ha casa virtuale a Tel Aviv come a Washington, sul bollettino dello Stato
Profondo “Huffington Post”, non
gradisce Conte, inaffidabile avvocato prima degli uni, poi degli altri italiani. Lo
liquida come “figura debole”. Troppo UEista? In perfetta sintonia, la locale
versione fumettistico-enigmistica dell’ordine del giorno dello Stato Profondo
(strumento principe della Cupola), “il manifesto”, fa l’antipatizzante con “l’ambiguo” Conte che ha addirittura “glissato sul tema immigrazione”,
ovviamente una priorità assoluta per questo bollettino dei naviganti Ong. Se ne
fa vessillifera la nota corifea del
Giuda greco, Tsipras, l’augusta Luciana Castellina. Non le fa specie, anzi, il cinismo che lascia
senza fiato, col rastrellamento di minori, bambini e donne regolarmente tutte
incinte, con cui le Ong
sorosian-merkeliane si lanciano contro resistenze al nuovo colonialismo
sfasciapopoli. Gretista quanto il più fanatico apostolo del capitalismo
rinnovato dalla Green New Economy, “il manifesto” arriva poi a bombardare Sergio
Costa, il ministro dell’ambiente migliore che si sia visto in tutta Europa, per
essersi permesso, prima di venire segato
dai grandoperisti, di nominare una nuova Commissione VIA-VAS, finalmente
composta da esperti rigorosi e di alto livello.
In somniu veritas
Ho fatto questo sogno. Eravamo al ristorante, un Giuseppe
Conte molto cordiale e amichevole e io. Stacco. Apro la porta di casa mia è mi
trovo davanti uno, carico di valigie e fagotti, che dice di essere stato
mandato da Conte e di doversi installare a casa mia. Allibito, oppongo che non
c’è posto, ma alle spalle del tizio appare un Conte, ora truce e minaccioso,
che intima al suo socio di entrare: “Basta
che metti un piede in casa e la casa è tua!”. Stacco. Mi ritrovo in camera
da letto, dove Conte sta soffocando con un cuscino mia moglie. Mi butto
sll’ex-commensale, provo a fermarlo, ma perdo le forze, forse nel sonno vado in
apnea, la scena si disintegra, restiamo a terra la mia compagna quasi esanime e
io, tramortito. Sento che stiamo per soccombere, annaspo, mi sveglio.La sveglia
segna le due e mezza. Corro a prendere appunti.
Non ci vuole certo l’Interpretazione dei sogni del vecchio
Sigmund per spiegarvi la connessione qui tra reale e onirico. Ci riuscirebbe il
bassotto Ernesto, tanto è elementare il sequitur.
Verbo che, nel contesto, ci riporta al
Tacito degli Annales: “Sequitur
clades, forte an dolo principis incertum” (“Si
verificò
poi un disastro, non si sa se accidentale o per dolo del principe”).
Odiatori, rancorosi, paurosi: antisovranisti
L’uomo di Stato che tutti ci
invidiano per la grandezza della sua visione e le formidabili risorse umane che
le articolano sul piano dei programmi concreti, Nicola Zingaretti, ha trionfalmente
annunciato la fine della “stagione dell’odio, del rancore, della paura”.
Che è poi il meme di tutti, da Berlusconi al “manifesto”, dalle Ong della
tratta ai sociologhi di corte. Un capovolgimento logico con il quale provano a
spaventarci e a ridurci all’ordine coloro che ontologicamente praticano l’odio,
il rancore e diffondono la paura nei confronti di chi ne contesta il dominio,
di solito i subalterni, deboli, poveri, lavoratori, offesi e sfruttati,
colonizzati. Vecchio trucco: il carnefice che si pretende vittima. Scolpita
nella Storia resta l’esempio di una persecuzione che i cristiani dicevano
subita, mentre culminò con lo sterminio del mondo pagano. Nella congiuntura, è
lo stratagemma di tutti quelli che si sono levati contro la rapina della
sovranità, di popolo, Stato, comunità, individuo, implicito nel processo di
globalizzazione condotto da organismi
sovranazionali del tutto privi di legittimazione democratica.
Sovranità e sovranismo: li dileggia chi li ruba
Già, la sovranità. Non è stata la
sovranità un concetto forte, cruciale, strategico, del MoVimento, fin dalla
nascita, per poi morire infilato dagli stessi sovranisti sotto ai tacchi 15 di
Frau von der Leyen? Sovranità negata dalla Nato, dall’UE, dalla BCE, dal FMI,
dal TTIP, dagli stupratori della Val di Susa, dai trivellatori in terra e in
mare, da coloro che ci costringono al mercenariato in Afghanistan, dai taxi del
mare che fomentano la distruzione della sovranità degli africani, arabi,
asiatici, latinoamericani e via desovranizzando.
.
Non v’è il minimo dubbio che è
questione fortemente sentita in tanta parte del mondo che non si è fatto
abbindolare dalle sirene del mondialismo. In particolare da coloro che se ne
sono serviti per troncare le catene del colonialismo. In Italia è stato fattore
importante nell’avanzata dei 5 Stelle fino al 33% e anche nella crescita
vertiginosa della Lega quando, con l’abbaglio Salvini, dava l’illusione di
ergersene a paladino. Storicamente e con evidenza scientifica sono gli Stati
nazionali che hanno unificato nel segno della sovranità e sono gli imperi, gli
imperialismi, ad averne perseguito la frantumazione. Nulla è cambiato. E
siccome libertà e sovranità sono come Eurialo e Niso (Eneide), o Castore e
Polluce (Iliade), amici o fratelli inscindibili, non sono nemmeno sradicabili
dall’immaginario e dalla volontà.
Perdita della sovranità = Apocalypse now
Ed ecco che in Italia, a dispetto
del martellamento di tutti gli interessati allo status quo, l’idea della
riconquista della sovranità nazionale e popolare, del resto sancita, prima
ancora che dalla Costituzione, da una realtà territoriale, culturale,
linguistica, progettuale di un paio di millenni. Che ci è costata sangue e
sofferenze inaudite e che ha prodotto una civiltà che oggi le oligarchie degli incivili
e i loro utili idioti del cosmopolitismo indifferenziato vogliono minare e
contaminare fino a dissolverla e costruire sulle sue macerie una realtà senza
volto e senza nome, principi costitutivi l’algoritmo e il denaro. E’ l’orrore
di Apocalypse Now.
Essendo convinto di tutto questo,
anch’io, come tanti, mi sono guardato attorno, superando le sabbie mobili dei
trasformisti a 5 Stelle, alla ricerca di idee e forze che volessero impegnarsi
contro questo gigantesco furto con scasso delle élites occidentali. Qualcosa si
muove, serpeggia, si manifesta. Inevitabilmente lo spazio abbandonato da chi
evidentemente non possedeva gli strumenti culturali per portare a fondo
l’istanza della liberazione da un quasi secolare inquinamento coloniale,
inflitto e subito, tornerà ad essere occupato, “ove fia santo e lagrimato il sangue / Per la patria versato, e finchè il Sole / Risplenderà su le sciagure umane”.
Tra i
siti che esprimono quanto sopra e che si propongono con appelli, iniziative
pubbliche, convegni, associazioni, movimenti e ai quali tutti dovrà essere
fatta l’analisi del sangue prima di parteciparvi, data la lunga pratica delle
infiltrazioni, manipolazioni, diversioni che il sistema vanta, ne ho scoperto
uno al cui appello ho prestato la firma. Vi ho trovato pure Diego Fusaro, non
che sia proprio una garanzia, visto le sue frequentazioni anche con Casa Pound.
Al sito “Liberiamo l’Italia” si affianca una web tv e una pubblicazione, non so
quanto omogenea, intitolata “Sovranità Popolare” contenente alcune pregevoli
analisi economiche, ma anche aberranti elucubrazioni evangelico-papiste sullo
sciocchezzaio collateralista che è la dottrina sociale della Chiesa, e sulla
mirabolanti genericità, pure quelle sottilmente di sistema, di un papa che
prosegue nei confronti dei poteri lo stesso collateralismo praticato con i
generali argentini dei desaparecidos.
Sovranisti a Testaccio
Sovranisti a Testaccio
In netto contrasto con quanto sostiene la rivista
fin dal titolo, vi appaiono scritti inqualificabili sia per il contenuto, sia
per chi ne è l’autore. C’è per esempio una Lidia Menapace, celebrata dal
complesso militarindustriale per aver votato a favore della guerra in
Afghanistan, che propone un pastrocchio di Europa Federale dei Popoli - “libere regioni sovrane federate” (sic)
- basata nientemeno che sul pensiero di Altiero Spinelli, colui a cui gli Usa
raccomandarono di far fuori gli Stati antifascisti europei e fomentare
un’Europa a-democratica, sovranazionale, burocratica. C’è anche un inno
all’interetnicità e interconfessionalità del tirolese Alex Langer, convertito
dall’ebraismo a un cattolicesimo integralista, che ha speso la sua vita, fino
al suicidio nel 1995, a combattere le istanze di liberazione della colonia Sud
Tirolo-Alto Adige sottratta al mondo germanico, oltreché a condurre processi
bigotti a chi, come me, in Lotta Continua non risultava del tutto ligio ai
voleri del capo. Furono pacifisti fondamentalisti come lui a invocare, insieme
a Sofri, i bombardamenti Nato sulla Serbia con il falso pretesto dei
bombardamenti sul mercato di Sarajevo, dimostrati invece una provocazione sulla
propria gente del despota bosniaco Izetbegovic. Una macchia nera su chiunque ne
esalti la figura.
Si parte dalla segheria
Si parte dalla segheria
Vabbè.
Vista la locandina, constatato che la
cosa sta sotto gli auspici rispettabilissimi di Paolo Maddalena, presidente
emerito della Consulta, sono andato a vedere. 23 agosto, Roma Testaccio,
riunione preparatoria per la manifestazione nazionale del 12 ottobre a Roma,
guarda caso in coincidenza con l’evento nazionale dei 5 Stelle a Napoli, dove
qualcuno si augura ancora che saltino fuori voci avverse all’autodafè di Di
Maio e company. Un seminterrato minuscolo occupato da una segheria, una ventina
di persone, salvo un’eccezione, dalla mezza età in su. Il tavolo della
presidenza, per intero occupato da Luca Climati, mia vecchia conoscenza in
quanto protagonista di alcune iniziative politico-sociali vernacolari in
Tuscia, alto Lazio, aveva, ai margini, un signore che in 120 secondi ci ha
illustrato il programma economico. Applausi. Climati parla della manifestazione
del 12 ottobre come dell’evento catartico da quale deve partire la liberazione.
Illustra la piattaforma che è quella che leggete sul volantino. Nulla da
obiettare. Applausi.
Partono
gli interventi. Uno sgrullone di parole, invettive, invocazioni, vaticini,
recriminazioni, da sfidare concentrazione e memoria. C’è la matura dissidente 5
Stelle, in tempi remoti candidata a Rieti, che rimpiange i valori perduti e dei
10 anni di stelle non rimane neanche uno sbrilluccichio. Come Pizzarotti,
confluito in Bonino, o i grillini fichiani, mi conferma che peggio dei 5 Stelle
ci sono di gran lunga i dissidenti 5
Stelle. Un piccoletto dagli occhi che ti trafiggono come punte di carbone si
fionda al centro e, agitando le braccia intorno a se stesso come un mulino a
vento, intima a manetta: “Andare nel popolo, siamo col popolo, per
il popolo, dal popolo, si sollevi il popolo! E giù applausi. Qualche intervento un tantino meno irruente e semplicistico.
il popolo, dal popolo, si sollevi il popolo! E giù applausi. Qualche intervento un tantino meno irruente e semplicistico.
Freme
alle mie spalle una bellina riccioluta, la mascotte, chiede di saltare la lista
degli iscritti e prorompe in un peana all’amore infiorettato da citazioni da
Pound, Hoelderlin, Majakovsky, con alle spalle papà che plaude, suggerisce,
conferma. Freme di passione incontenibile con tutta la persona. Inneggia a
Ghandi, ignara dei suoi omaggi epistolari e diretti a simboli dell’amore come
Mussolini e Hitler. Corona questa volo new
age invocando un’Europa basata sull’amore, le arti le scienze, e, come no,
la poesia. Si siede totalmente soddisfatta di sé, col babbo che freme di
orgoglio. Lo sgomento non nasce da questo vaniloquio di chi si presume dovrebbe
contrastare la deriva orwelliana della società. Nasce dal compunto silenzio e
dall’ammirata attenzione con cui viene accolta questo predicozzo, assolutamente
fuori tema, di adolescente che rifà il mondo. E dall’evidente riprovazione che
le espressioni riservano al mio ghigno e ai miei scotimenti di capo
.
.
https://www.youtube.com/watch?v=HbzfXfbrGGU https://unitedbloggersnetwork.wordpress.com/2019/07/23/bibbiano-gli-orchi-esistono-attacco-all-homo-sapiens-di-luca-massimo-climati/
I
link che vedete ci mostrano Luca Clivati, attivista di punta della neonata “Liberiamo
l’Italia”, in tutta la sua espansione carismatica, del resto collaudata e
comprovata in innumerevoli mobilitazione sociali nell’Alto Lazio. Dal rosso PRC
del proletariato che non ha nazione, al tricolore della nazione, libera e
sovrana. Se ne sono succedute, a ritmo implacabile, le imprese, spesso proposte
su Radio Radicale, via via dimensionate su scala geografica sempre più vasta:
dai vernacolari “Cerveteri Libera!”, “Comitati Uniti di Cerveteri in lotta
contro la discarica e per la Cantina Sociale”, “Incamminiamoci per la riscossa
etrusca”, alla dimensione nazionale con “PRC-Eurostop”, “Italia ribelle e sovrana”,
“Movimento Popolare di Liberazione”, fino all’infelice listarella elettorale
del duo di fantasisti Giulietto Chiesa-Antonio Ingroia “Lista del Popolo per la
Costituzione”. In questa, finita allo 0,02% Climati, dopo aver rassicurato il bacino
elettorale di Lazio 2 con la promessa del “voto Arcobaleno” (LBGTQ) e dopo
decenni di infaticabile impegno sociale, si è visto prescelto da 25 elettori. Per
cavarsela meglio contro l’Europa, si dovrà fare attenzione a chi si iscrive in
questa militanza.
Hanno
detto tante cose condivisibili, semplici, un po' alla rinfusa, lì, nella segheria. Ma mancava qualcosa, m’era parso. Forse
l’imperialismo Usa, forse la Nato? Quelle travi dell’architettura globalista sulle
quali, per garantirle una cornice politica “democratica”, hanno messo il tetto UE?
Quello copiato dai piombi di Venezia? Beh, quando ne ho accennato io, dopo aver indicato negli Usa la levatrice, fin da
Ventotene, di una comunità
sovranazionale antidemocratica e subimperialista, mi sono sentito guardato in
cagnesco. Mi sbaglierò, gli farò torto, farò torto anche a Fusaro e Paolo Maddalena,
ma, a parte la segheria, quello 0,02 che ha premiato l’exploit di
Chiesa-Ingroia-Climati, mi lascia un po’ perplesso. Forse la questione della
sovranità richiede qualcosina in più.