http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o2884
Qui sopra un libello contro il sottoscritto e ciò che costoro chiamano “grimaldismo”, rendendomi un onore che non merito. C’è poco da aggiungere agli amari sghignazzi che vi verranno spontanei nel leggere i deliri razzisti, settari e, soprattutto, eurocentrici, di questi arroganti custodi dell’ortodossia comunista che, dalla loro piccolezza e irrilevanza, infliggono sentenze di non comunismo all’universo mondo. Sono quei quattro saprofiti rampicanti che allignavano sul tronco del PRC e poi, come favi di Tiglio, alla prima brezza, sono svolazzati di qua e di là, si sono frantumati, come ovunque nel mondo succede a queste mummie del pensiero unico a rovescio, in gruppetti rancorosi che azzannano chiunque muova passi verso benessere e giustizia sociale, sovranità.
Accusano le mie critiche al loro impotente onanismo (radicamento sociale zero, troppo impegnati a farsi le scarpe fra di loro) di “stalinismo”. Quello scritto è il migliore esempio di “stalinismo”, come raffigurato dal capitalismo, a dispetto del fatto che Stalin abbia fatto ammazzare quel Trotzky, che loro sconvolgono, e abbia annichilito Lenin, di cui, come di Trotzky, preferiscono non ricordare la definitiva e non perfettibile valutazione sul con chi stare quando si tratta di un conflitto tra imperialisti e piccoli e deboli, di qualunque classe o ideologia essi siano. Loro invece vanno a far chiassate all’ambasciata di Gheddafi, mica a quella di Obama, o a Palazzo Chigi!
Per la loro irrilevanza, questa aggressione ideologico-personale non meriterebbe risposta, anche per la caterva di ingiurie che spurgano (“la più aurea malafede”, io non c’ero arrivato) non fosse per quei quattro ingenui che da loro potrebbero essere trascinati tra le salmerie delle armate imperialiste e reazionarie. C’è in quel delirio solipsista un micidiale disprezzo, oltrechè per i rapporti di forza esistenti e cogenti, per le condizioni materiali della povera gente, dei proletari, degli aggrediti. Vedi come trattano Chavez, Fidel, gli altri che, in condizioni obiettive tremendamente difficili e rischiose, hanno portato avanti un progetto di liberazione e giustizia sociale. E questa depravazione del pensiero di Marx, Lenin, Trotzky, che li rende utili idioti dell’imperialismo, nei cui sottoscala spesso finiscono.
Quanto a me, ho capito cos’è il krusciovismo, il brezhnevismo, il gorbaciovismo, il togliattismo. Ma, tra collettivizzazioni forzate e forse necessarie, l’indispensabile ma ecologicamente catastrofico sviluppo industriale, la spartizione di Yalta a rovina di tutte le forze nazionali rivoluzionarie, la gestione controrivoluzionaria e collaborazionista dei partiti comunisti all’estero, gli efferati processi alla generazione rivoluzionaria, il patto con Ribbentrop, ma anche la costruzione dell’Armata Rossa e la vittoria sul nazifascismo, lo “stalinismo” non mi è mai stato chiaro, ondeggiante come è stato tra sciovinismo, realpolitik, e contenimento del mostro imperialista.
Quando la Siria sarà stata ridotta come Libia o Iraq, dove si è visto come non si sia visto neanche il fantasma, da loro vaneggiato, di una sollevazione di classe contro cosiddette dittature, a un popolo che difendeva la sua sovranità, dignità, benessere, quello possibile sotto ricatti della ”comunità internazionale” globalizzante, tutti noi avremo finalmente modo di denunciare questi guru della teoria unica e indefettibile, questi monoteisti di matrice giudaicocristiana, depositari di un verbo mai compreso e che, così, ha l’attualità delle “buone cose di pessimo gusto” di Nonna Speranza (Guido Gozzano), come i vermiciattoli che si sono sapientemente sacrificati lubrificando i cingoli del tank euro-Golfo-americani.
Ancora un pensierino per il “manifesto”, dato che qualcuno lo legge e potrebbe essere abbagliato dalla testata “quotidiano comunista”. In pieno marasma istituzionale e costituzionale in cui il capo dello Stato ha gettato il paese, tra golpe con Monti e assalto agli eredi di Falcone e Borsellino, con lo stesso glorificato padre della patria invischiato in torbidi scambi con un indagato per le stragi del 1992-93 e che, in strepitoso conflitto d’interessi, ricorre alla Corte Costituzionale dei suoi nominati, chi editorialeggia in prima pagina in difesa dell’intoccabile, dichiarandosi Corazziere del Presidente? Il troppo anziano Valentino Parlato che, peraltro, fin dall’adolescenza giornalistica, ha insospettito i più per smosciamenti vari e, in particolare, per le sue simpatie per Banca d’Italia e affiliati. Non sono passate 24 ore, che - a rimediare? a rafforzare? – se ne esce la direttora, Norma Rangeri, che, elencate le virtù celestiali attribuite a Napolitano, conclude col classico radikalchic né-né. Chissà cosa avrebbero detto di questo foglio normalizzato Luigi Pintor, o Stefano Chiarini. Noi, per quanto ci costi pensando all’orrenda pagina esteri Nato del giornale, preferiamo un giornale che mena, “IL Fatto”.
Ciao a tutti.
Qui sopra un libello contro il sottoscritto e ciò che costoro chiamano “grimaldismo”, rendendomi un onore che non merito. C’è poco da aggiungere agli amari sghignazzi che vi verranno spontanei nel leggere i deliri razzisti, settari e, soprattutto, eurocentrici, di questi arroganti custodi dell’ortodossia comunista che, dalla loro piccolezza e irrilevanza, infliggono sentenze di non comunismo all’universo mondo. Sono quei quattro saprofiti rampicanti che allignavano sul tronco del PRC e poi, come favi di Tiglio, alla prima brezza, sono svolazzati di qua e di là, si sono frantumati, come ovunque nel mondo succede a queste mummie del pensiero unico a rovescio, in gruppetti rancorosi che azzannano chiunque muova passi verso benessere e giustizia sociale, sovranità.
Accusano le mie critiche al loro impotente onanismo (radicamento sociale zero, troppo impegnati a farsi le scarpe fra di loro) di “stalinismo”. Quello scritto è il migliore esempio di “stalinismo”, come raffigurato dal capitalismo, a dispetto del fatto che Stalin abbia fatto ammazzare quel Trotzky, che loro sconvolgono, e abbia annichilito Lenin, di cui, come di Trotzky, preferiscono non ricordare la definitiva e non perfettibile valutazione sul con chi stare quando si tratta di un conflitto tra imperialisti e piccoli e deboli, di qualunque classe o ideologia essi siano. Loro invece vanno a far chiassate all’ambasciata di Gheddafi, mica a quella di Obama, o a Palazzo Chigi!
Per la loro irrilevanza, questa aggressione ideologico-personale non meriterebbe risposta, anche per la caterva di ingiurie che spurgano (“la più aurea malafede”, io non c’ero arrivato) non fosse per quei quattro ingenui che da loro potrebbero essere trascinati tra le salmerie delle armate imperialiste e reazionarie. C’è in quel delirio solipsista un micidiale disprezzo, oltrechè per i rapporti di forza esistenti e cogenti, per le condizioni materiali della povera gente, dei proletari, degli aggrediti. Vedi come trattano Chavez, Fidel, gli altri che, in condizioni obiettive tremendamente difficili e rischiose, hanno portato avanti un progetto di liberazione e giustizia sociale. E questa depravazione del pensiero di Marx, Lenin, Trotzky, che li rende utili idioti dell’imperialismo, nei cui sottoscala spesso finiscono.
Quanto a me, ho capito cos’è il krusciovismo, il brezhnevismo, il gorbaciovismo, il togliattismo. Ma, tra collettivizzazioni forzate e forse necessarie, l’indispensabile ma ecologicamente catastrofico sviluppo industriale, la spartizione di Yalta a rovina di tutte le forze nazionali rivoluzionarie, la gestione controrivoluzionaria e collaborazionista dei partiti comunisti all’estero, gli efferati processi alla generazione rivoluzionaria, il patto con Ribbentrop, ma anche la costruzione dell’Armata Rossa e la vittoria sul nazifascismo, lo “stalinismo” non mi è mai stato chiaro, ondeggiante come è stato tra sciovinismo, realpolitik, e contenimento del mostro imperialista.
Quando la Siria sarà stata ridotta come Libia o Iraq, dove si è visto come non si sia visto neanche il fantasma, da loro vaneggiato, di una sollevazione di classe contro cosiddette dittature, a un popolo che difendeva la sua sovranità, dignità, benessere, quello possibile sotto ricatti della ”comunità internazionale” globalizzante, tutti noi avremo finalmente modo di denunciare questi guru della teoria unica e indefettibile, questi monoteisti di matrice giudaicocristiana, depositari di un verbo mai compreso e che, così, ha l’attualità delle “buone cose di pessimo gusto” di Nonna Speranza (Guido Gozzano), come i vermiciattoli che si sono sapientemente sacrificati lubrificando i cingoli del tank euro-Golfo-americani.
Ancora un pensierino per il “manifesto”, dato che qualcuno lo legge e potrebbe essere abbagliato dalla testata “quotidiano comunista”. In pieno marasma istituzionale e costituzionale in cui il capo dello Stato ha gettato il paese, tra golpe con Monti e assalto agli eredi di Falcone e Borsellino, con lo stesso glorificato padre della patria invischiato in torbidi scambi con un indagato per le stragi del 1992-93 e che, in strepitoso conflitto d’interessi, ricorre alla Corte Costituzionale dei suoi nominati, chi editorialeggia in prima pagina in difesa dell’intoccabile, dichiarandosi Corazziere del Presidente? Il troppo anziano Valentino Parlato che, peraltro, fin dall’adolescenza giornalistica, ha insospettito i più per smosciamenti vari e, in particolare, per le sue simpatie per Banca d’Italia e affiliati. Non sono passate 24 ore, che - a rimediare? a rafforzare? – se ne esce la direttora, Norma Rangeri, che, elencate le virtù celestiali attribuite a Napolitano, conclude col classico radikalchic né-né. Chissà cosa avrebbero detto di questo foglio normalizzato Luigi Pintor, o Stefano Chiarini. Noi, per quanto ci costi pensando all’orrenda pagina esteri Nato del giornale, preferiamo un giornale che mena, “IL Fatto”.
Ciao a tutti.