giovedì 30 agosto 2018

PARTE PRIMA--- Sullo sfondo del Corno d’Africa normalizzato ----- ORRORI ERITREI O ORRORI COLONIALISTI ?----- Macron e “manifesto” uniti nella lotta




(Precedenti articoli sul blog “Il prezzo è lo Yemen?” e “Pacificazione nel Corno”)
Eritrei manifestano a Ginevra contro le calunnie al loro paese
Avviso ai naviganti: Facebook, dopo avermi sospeso e rimosso ripetutamente miei articoli, ora rimuove anche i semplici titoli che posto senza il pezzo, indicando che questo si può trovare sia sul mio blog, sia sul facebook alternativo VK, al quale invito tutti a iscriversi. Cioè rimuove senza neanche conoscere il contenuto, prova che sono stato segnalato come da eliminare tout court. Succede a me come a Byoblu e a tanti altri, qui e nel mondo, vittime di queste liste di proscrizioni compilate dai governi occidentali. Ricordate Niemoeller: “Prima sono venuti a prendere gli zingari….” Eppure non si muove foglia. I cari amici e compagni, lungi dal mobilitarsi, protestare, scrivere, firmare, come è successo negli Usa, stanno alla finestra. Attenti a non cadere.

C’erano tutti nell’abbordaggio politico-umanitario alla motovedetta della Guardia Costiera “Diciotti”, comandata dal signor Massimo Kothmeir (nomen omen) che alle sue virtù marinare e umanitarie aggiunge la rara perizia dell’arte marziale praticata dalle forze speciali di Israele e colà appresa. Ognuno ne tragga le conclusioni che vuole, alla luce del curiosissimo fatto che ha visto una quasi totalità di giovani maschi eritrei (otto donne) tra i 170 migranti raccolti da un barcone in perfetta efficienza in acque di spettanza maltese, trasportati verso Lampedusa e infine dirottati dal governo a Catania.

Tutti, vuol dire il fior fiore dei portatori dei migliori sentimenti umani, in Italia, Europa e sul pianeta, autentici o meno (ma questi ultimi i più accaniti e vociferanti): Ong umanitarie del giro Nato-Soros, giornale e televisione unici nazionali e internazionali, destri-sinistri (vale a dire: tutti destri), il papa, preti e suore, cooperative di Comunione e Liberazione (non importa se logorate da inchieste giudiziarie), renziani, franceschiniani, martiniani, bersaniani, fratoianniani, arancioni demagistriniani, spiaggiati rifondaroli, centri sociali affumicati, poterealpopulisti… Consacrati, tutti quanti, da una magistratura che, con un guizzo da centometrista, incrimina il ministro fellone per non aver scaricato subito quella fetta di dolente umanità. Una magistratura in cui, come suol dirsi, abbiamo tutti la massima fiducia, che si tratti di quelli che hanno inchiodato i Woodcock, i De Magistris, i Robledo, i De Matteo, le Raggi e hanno sorvolato sui Renzi del Consip, o di Banca Etruria.
 Dall’altra parte, reietti, solo i populisti, la maggioranza di chi vota in Italia. Convitato di pietra, ma una pietra su cui erigere l’enorme cattedrale della solidarietà, l’UE e il suo rifiuto di filarsi le richieste di ricollocazione del governo italiano, enorme assist a quelli sotto la nave col cartello “welcome”.

Reduci dall’inferno, ma tonici e in gran forma


Tutto un gigantesco can can buonista, con passerella di Boldrini e boldriniani sotto gli occhi compiaciuti di capitan Kothmeir, alla faccia degli odiatori di professione, dei rancorosi, invidiosi e, naturalmente xenofobi e razzisti, senza dimenticare il vizio capitale del sovranismo. Perché non far scendere quei disperati eritrei, dare subito l’asilo politico, consolare e premiare per essere sfuggiti a un’orrenda dittatura e a quei campi libici davanti alle cui atrocità lo stesso pontefice, poverino, ha dovuto inorridire, costituiva certamente un crimine contro l’umanità (per inciso, a qualcuno è parso di aver già visto quelle immagini di africani neri legati e appesi. Era subito dopo l’occupazione della Libia da parte delle milizie dei Fratelli Musulmani, quando i prodi liberatori di Misurata, quelli pro-Nato e curati dai MSF, si impegnarono a far fare quella fine ai cittadini di Tawergha, abitata da africani neri. 100mila tra assassinii mirati, case bruciate, quartieri rasi al suolo, sequestrati in campi della tortura (questa, sì, vera).

Di Misurata, nel mio documentario ”MALEDETTA PRIMAVERA, Arabi tra rivoluzioni, controrivoluzioni e guerre Nato”, ho potuto intervistare un miliziano pentito. Se ne ascoltate il racconto agghiacciante di uccisioni e stupri di neri e soldati e civili gheddafiani, avrete un idea di cosa i nostri media umanitari hanno favorito e poi cancellato. Poi mettetelo al confronto  con i latrati sulle infamie libiche e africane di oggi e traetene una valutazione su pesi e misure dei nostri media.
 
visionando@virgilio.it

Ma come, tutti eritrei? E dove li hanno trovati, tutta una brigata di giovanotti e giovinetti, tutti torturati, ma senza segni, tutti sfuggiti alla micidiale polizia segreta di Isaias Afewerki? Tutti integri, solo con un po’ di scabbia, dopo traversate di deserti e mari? Che mo’ in Libia si mettono a raggruppare sui barconi per nazionalità? O c’è stato una richiesta, una commissione, un appalto,  un ordine di servizio? Forse quel don Mussa Zerai, quel prete che si dice eritreo, ma che gli eritrei dicono etiope e che, col suo telefono satellitare e relativo numero diffuso in tutto il Corno, governa “la fuga” degli scampati alla dittatura, da lui insistentemente definita la più orribile del mondo e che l’immancabile “manifesto” onora ogni tanto di interi paginoni?

Non ci sono stati, ma conoscono crimini e criminali

 
Perché per questa sfida strategica agli ostacoli agli sbarchi decretata dal governo, visto che il resto dell’Europa se ne fotte e non ha neanche suddiviso per paesi, come promesso, quelli precedentemente sbarcati a Pozzallo? Per un semplice e inconfutabile motivo: degli eritrei nessuno può sfrucugliare l’accoglienza e a tutti va garantito l’asilo politico semplicemente in virtù del paese d’origine. Impedirne lo sbarco, l’accoglienza e l’occidentalizzazione (detta “integrazione”) sarebbe un crimine ancora più grave perché mai potrebbero essere definiti clandestini o illegali. Come mai questo privilegio garantito solo anche ai siriani perché fuggono dal loro paese massacrato anziché difenderlo e ricostruirlo? Per chiarire, dopo un assist fornito dal missionario comboniano Zanotelli relativo a un paese “orripilante”, ma di cui non ha mai visto neanche un’antilope,  l’Avvenire, giornale dei vescovi esprime, in sostanza, questo giudizio:
“L’Eritrea è governata da una delle dittature più spietate del mondo, che nega tutti i diritti pratica esecuzioni sommarie senza processo. Nel paese è in corso una tremenda carestia e vige il divieto assoluto di ottenere visti per lasciare il paese legalmente. I cittadini sono tenuti all’oscuro di quanto accade all’estero. Internet è pressochè inesistente e solo l’1% della popolazione ha accesso alla rete, i cui contenuti sono filtrati dal governo”. Analoga analisi, tanto diffamatoria quanto arbitraria e strumentale, è fatta da “Nigrizia”, organo dei missionari comboniani, quelli di padre Zanotelli.

Vaticano, foglio “comunista”, Cia: una sola voce
Questo lo dicono i vescovi e i missionari, da sempre rompighiaccio caritatevoli della penetrazione coloniale. E, se lo dicono i vescovi e i frati, in una monarchia assoluta come lo è la Chiesa cattolica, lo dice il papa. Ebbene, il papa mente. E non solo sui chierici omo e pedo. In positivo lo affermano i quasi diecimila eritrei della diaspora in Italia, i 40mila giunti da tutta Europa che hanno manifestato all’ONU di Ginevra contro le falsità diffuse dalle sue commissioni mai state in Eritrea, le migliaia in altre parti del mondo che tutti sono schierati con il loro governo e nel loro paese tornano regolarmente. In negativo lo dimostrano quei poveri eritrei della Diciotti che, ai “mediatori culturali” e agli interessatissimi dell’UNHCR, raccontano, bene istruiti, tutti esattamente la stessa storia, ridicolmente identica fin nei dettagli, dei soprusi e abusi subiti. Traversie e maltrattamenti per i quali qui avrebbero dovuto sbarcare relitti umani, non giovani dichiarati dai medici in carne e salute. Ho una bella intervista di uno di questi “mediatori culturali” che bene illustra le manipolazioni e i ricatti ai richiedenti asilo eritrei.

Eritrei a Ginevra

Naturalmente non poteva mancare “il manifesto”, sulla stessa linea dei preti, che poi è quella del governo Usa, ma anche più virulenta; che si fa per guadagnarsi una nicchia nel salotto buono! Del resto perché stupirsi con un giornale che imbratta la sua testatina schierandosi con la Cia in Nicaragua, con i latifondisti bianchi espropriati in Zimbabwe, con tutti i russofobi del regime-ombra Usa, con il PD, Juncker, McCain “destra perbene”, Fratelli Musulmani, Soros, Hillary, Amnesty. Sapete cosa è stato capace di scrivere nei titoli, a proposito dello scontro tra Roma e Parigi, su un presidente ex-bancario, uomo di tutte le  lobby, combattuto da uno schieramento sociale come non  lo si vedeva dai tempi del ’68, al 32% dei consensi, sepolto dagli scandali, tra cui quello di stretti collaboratori che pestano manifestanti, dal forfait dei suoi migliori ministri, che a Calais e Ventimiglia tratta i migranti come appestati? Ecco: “Macron sfida i sovranisti e prova  a formare il fronte progressista”. Progressista!  Macron!



mercoledì 29 agosto 2018

Mentre “il manifesto” onora migranti, guerre e McCain ----- SIRIA, ALLARME ROSSO



Sotto il titolo “Provocazioni in vista  SIRIA, ARMI CHIMICHE: GLI USA CI RIPROVANO A IDLIB” ho già pubblicato un pezzo in cui riproducevo le notizie che arrivavano da tutti i pizzi di un imminente attacco alle forze governative siriane e ai loro alleati russi, iraniani e Hezbollah in procinto di liberare il penultimo territorio siriano occupato da jihadisti protetti dall’esercito turco (l’ultimo essendo il terzo di territorio nazionale invaso e occupato dai curdi grazie all’intervento di truppe statunitensi). Attacco che avrebbe fatto ricorso all’ennesimo  pretesto di una strage di civili da armi chimiche di Assad. Ora la situazione è diventata incandescente e la provocazione, con le tremende conseguenze minacciate dagli aggressori, potrebbe verificarsi fra giorni o or. E’ evidente l’intento di rovesciare nel suo contrario l’esito vittorioso conseguito dalla resistenza nazionale siriana nel Sud e nell’Ovest del paese durante gli ultimi mesi.

Prima sono arrivate le minacce di Washington, Londra e Parigi di una durissima rappresaglia, da mettere in ombra quanto inflitto con i bombardamenti Usa conseguenti alla provocazione finto-chimica di Ghouta Est, nel caso che “Assad ricorresse di nuovo ad armi chimiche nell’assalto a Idlib”. Idlib è la regione del Nordest siriano in cui si sono concentrate le formazioni terroriste di Al Qaida (Al Nusra, Ahrar al-Sham, secondo i vari pseudonimi) e Isis, evacuate dalle varie zone liberate e garantite dalla presenza militare di Ankara che intende mantenere il controllo di una larga striscia di confine che vada da Afrin a Idlib, alle spalle di Aleppo e Latakia.


Prevedendo e prevenendo l’ennesima provocazione, che come le precedenti risulterà poi opera dei terroristi riforniti da Turchia e Saudiarabia, l’intelligence russa ha ben lavorato. Sulla base dei risultati acquisiti, il Ministero della Difesa russo ha potuto rivelare che i famigerati Elmetti Bianchi (quelli sopravvissuti alla fuga in Israele) hanno rifornito ai jihadisti di Idlib vaste quantità di sostanze chimiche allo scopo di realizzare un attentato stragista da poi attribuire a Damasco. Fonti locali hanno fornito notizie e video all’intelligence di Mosca secondo cui “agenti tossici sono arrivati in zona su due camion in provenienza dalla città di Saraqib, accompagnati da otto membri degli Elmetti Bianchi e sono stati consegnati a un deposito di armi. Più tardi, parte del carico è stato trasferito in contenitori di plastica e trasportato in un’altra base nella parte meridionale di Idlib, dove si stanno affacciando le avanguardie dell’offensiva siriana. Si vorranno utilizzare questi agenti chimici contro i civili, per poi addossarne la colpa alle forze governative.”

Si muovono le flotte, arrivano tra i curdi i missili antiaerei


La gravità della situazione è acutizzata dall’arrivo nelle acque davanti alla Siria della nave da guerra USS Ross con a bordo 28 missili di crociera Tomahawk, alla quale ha risposto il movimento dal Mar Nero verso il Mediterraneo di una flotta russa con sette unità. Contemporaneamente gli Usa hanno iniziato ad installare nelle loro basi della zona occupata insieme ai curdi (Kobane, Raqqa, Hasakah) sistemi avanzati di difesa aerea e radar elettronici (ricordiamo che finora i russi hanno negato ai siriani l’efficacissimo sistema anti-aereo S-400, venduto invece a turchi e indiani). Pare che sia in preparazione la proclamazione di una no-fly zone, area di non sorvolo, che vada da Manbij (terza grande base Usa: altro che ritiro ventilato da Trump!) ai limiti di Deir ez-Zor, città liberata dai siriani. Nei social circola un video che mostra militari Usa impegnati a installare difese antiaeree e radar arrivati su aerei da trasporto militari.

Sarà interessante vedere la reazione a tutto questo dei turchi. Presi tra due interessi e due alleanze in conflitto tra loro: contro i russi alleati dei siriani e in difesa dei jihadisti nemici di Damasco a Idlib, contro i curdi alleati degli Usa e in implicita difesa della Siria in Rojava. Una prova difficile anche per un campione nei barcamenamenti come Erdogan.

Per i migranti, per le guerre e per McCain


Ugualmente interessante e ancora una volta comprovante a quale schieramento vada attribuito il “manifesto” e il suo seguito di sinistri sinistri, è il totale silenzio sugli eventi in Siria e in Medioriente del giornale impegnato a sostenere o, nell’imbarazzo rispetto a lettori utili idioti, a tacere, le campagne dell’imperialismo-colonialismo. Lo stesso silenzio su guerre e genocidi occidentali ormai storicamente osservato anche  dalle migliaia di convenuti ieri a Milano per proclamare lo sradicamento di popolazioni africane e asiatiche senza se e senza ma e protestare contro l’incontro tra Salvini e il premier “nazista” ungherese Orban. Orban può piacere o non piacere, l’incontro può essere condivisibile o meno, ma quello che davvero irrita i mandanti della demonizzazione di questo politico è la sua cacciata dal paese del guarrafondaio e golpista George Soros e delle sue Ong di destabilizzazione, i suoi buoni rapporti con Mosca, il suo filo spinato antimigranti (pari ai muri, seppure magari non spinati, di tutti gli altri paesi europei). E, forse, anche il fatto che, prima del blocco adottato oggi, l’Ungheria era il paese UE che aveva accolto il più alto numero di immigrati rispetto alla popolazione autoctona. E, in più, questo mascalzone xenofobo registra uno dei più alti indici di crescita e uno dei più bassi numeri di disoccupati di tutta l’UE.

L’altro giorno abbiamo riferito dei necrologi tributati all’ “eroe americano” John McCain dai maggiori media italiani. Era lunedì e non era uscito “il manifesto”. Il “quotidiano comunista” ha ricuperato il giorno dopo con un corsivo di Guido Moltedo, grande elettore di Hillary Clinton, intitolato, leggete bene: “John McCain, la destra per bene”. Si parte con la bella figura fatta dal senatore repubblicano quando difese Obama dall’attacco di un suo sostenitore che ne contestava la nascita a Honolulu:”irrinunciabile signorilità verso gli avversari politici”. Si prosegue con la vibrante rievocazione del “commosso omaggio reso da McCain, anticomunista viscerale, a un volontario comunista delle guerra di Spagna”. E si chiude con l’ammirevole voto di McCain contro la cancellazione, voluta da Trump, della riforma sanitaria, Obamacare, voluta dal presidente nero. Incidentalmente, una riforma che consegnava la povera gente mani e piedi legati dalle infermità alle compagnie di assicurazioni e all’obbligo di curarsi esclusivamente con i costosi farmaci di marca, mai con i generici.


Della “irrinunciabile signorilità”, del fautore e attore di tutte le guerre americane, verso i terroristi jihadisti, nominalmente nemici che gli Usa combattevano, ma che hanno dato agli Usa, alla Nato e ai nababbi del Golfo una buona mano per distruggere e uccidere Iraq, Libia, Siria e paesi nordafricani (ora anche Afghanistan) e verso i nazisti del putsch ucraino, l’ottimi Guido Moltedo de “il manifesto”, non ha detto una parola. E, che cazzo, non andava esaltato il “destro perbene” pure per quella signorilità? Una dimenticanza.



lunedì 27 agosto 2018

John McCain ---- MORTO UN EROE DELLA CIVILTA’ NEI CUI VALORI INTEGRARE I MIGRANTI



John McCain con lo sponsor George Soros                                                                                                                                                                
Per  un tumore al cervello, è morto il 26 agosto 2018 John McCain, senatore degli Stati Uniti, sodale di George Soros, già prigioniero di guerra dei vietnamiti dai quali affermava di essere stato torturato. Altri raccontano che i nordvietnamit lo chiamavano “John  il canterino”  per la sua collaborazione “cantante”, onde ottenere un trattamento migliore. Aveva 81 anni. Battuto da Bush e da Obama in due corse per la presidenza, si incise nella storia delle campagne presidenziali soprattutto per aver scelto come suo vice un fenomeno da baraccone come Sarah Palin, quella del Tea Party e degli Stati Uniti in armi contro tutti, poveri in prima linea. Un suo affetto duraturo fu anche George Soros, di cui condivideva tutte le battaglie, dalle rivoluzioni colorate, agli spostamenti di popoli chiamati migrazioni, ai movimenti tipo Metoo e che lo ricambiava finanziandone la Fondazione famigliare con la sua Open Society Foundation.

 I media e politici della destrasinistra e sinistra destra, che si riconoscono nella guida degli Usa e nei valori dell’Occidente, lo descrivono come esemplificato dai due dei principali quotidiani italiani  che hanno affidato il necrologio alle proprie penne di maggior prestigio. Sono questi media e i loro editori di riferimento in politica ed economia ad alternare alle loro accuse di populismo, razzismo, xenofobia, incitazione alla violenza, fascismo, rivolte a critici e antagonisti, l’esaltazione di un personaggio che per tutta la sua vita matura ha fatto delle guerre imperiali, del terrorismo al servizio delle guerre imperiali, degli sterminii di interi popoli il valore suo e quello della “democrazia” da lui abitata. Il corto circuito di questi campioni delle fake news è quello per cui individuano razzismo, xenofobia, fascismo in chi si oppone alle deportazioni riconosciute come nuovo colonialismo, nuova tratta degli schiavi, nuovo strumento di dumping sociale, quando la forma estrema e più letale di razzismo, xenofobia e fascismo sta in quanto perseguito dall’eroe americano da loro rimpianto e additato a modello.

Seguono, in fondo, alcune note biografiche  da me compilate.



Federico Rampini, La Repubblica
I vecchi soldati non muoiono mai…McCain, a differenza di Trump, è stato un vero patriota… Veniva da una tradizione gloriosa, in cui anche l’élite bianca andava al fronte, rischiava la vita…A un uomo di quella tempra Trump fece l’oltraggio più ignobile…La requisitoria implacabile di McCain: viviamo in un paese fatto di ideali, non di terra e di sangue… McCain incarna la tradizione repubblicana più nobile e onesta, quella che diede all’America Abraham Lincoln… fu tra i primi a ostacolare l’idillio con Trump e varò le sanzioni contro la Russia al Congresso…”

Vittorio Zucconi, La Repubblica
McCain era l’ultimo leone del mondo pre-Twitter… pre-populismo, un mondo senatoriale e togato, spazzato via dalla furia distruttiva del trumpismo e dei suoi piccoli emuli di provincia…l’eroismo di McCain… In McCain l’idea dell’America era nel principio fondamentale di un governo di leggi, non di persone…era la cesura tra la concezione dispotica portata da Trump a Washington e la cultura del compromesso fra campi opposti per ottenere il meglio possibile…… la rappresentazione esemplare del cambio storico tra democrazia mediata, faticosa, di do ut des per costruire maggioranze bipartisan che tenessero conto anche degli sconfitti, e il nuovo tempo delle forzature e delle intimidazioni… era l’ultimo senatore repubblicano che ancora credeva nella Costituzione”.
Stefano Pistolini, Il Fatto Quotidiano
Addio al campione dell’altra America… McCain ha incarnato l’americano ideale, il modello dell’uomo da sposare, del padre da avere, dell’interprete dello spirito di altruismo ed empatia, sentimento fondante della nazione, il valore originale coltivando il quale si è arrivati fin qui” (come sanno bene i pellerossa, coreani, vietnamiti, latinoamericani, haitiani, yemeniti,  iracheni, libici, siriani, afghani, somali…n.d.r.)… “a cominciare dall’inestinguibile slancio a battersi per le buone causeprototipo inossidabile dell’immaginario americano, conservatore indipendente e romantico, colto e spiritoso… ispirato a un culto del buonsenso e ai principi del buon vicinato, del mutuo soccorso… il testimone dei valori nazionali… era quello dell’onore prima di tutto e de ‘il mondo è un bel posto’ per cui vale la pena di battersi… un monumento stabile a qualcosa che non c’è più e di cui sentire una grandissima mancanza”.
Bernie Sanders, Partito Democratico
Il portabandiera della sinistra Statunitense, quello fatto fuori da un colpo di mano del Comitato Nazionale Democratico a favore di Hillary Clinton, quello che per la sinistra sinistra italiana (“manifesto” e affini) rappresenta lo standard aureo della politica statunitense, così si esprime su John McCain: “John McCain era un eroe americano, un uomo di decenza e onore e un mio amico. Non ci mancherà solo nel Senato Usa, ma a tutti gli americani che rispettano integrità e indipendenza.”


Le opere e i giorni di John McCain




Il critico più feroce del presidente Trump per i suoi tentativi, più o meno riusciti, ma probabilmente sinceri nella misura in cui riusciva a sfuggire alla tenaglia dello Stato Profondo Usa, di arrivare a un’intesa con Russia e Nord Corea e a un mondo con meno guerre, McCain ha un curriculum da vero eroe americano, come lo definiscono gli agiografi qui citati, contrassegnato da una serie lunga e ininterrotta di atti che, dalle parti che li subirono, furono definiti crimini di guerra e contro l’umanità. I suoi suggerimenti per risolvere problemi geopolitici erano fermi e costanti: fare guerra a Libia, Siria, Iraq, Afghanistan, Sudan, Cina, Russia, Ossezia del Sud, Ucraina, Eritrea e altre sentine del vizio di non obbedire a Washington e Israele. Ovunque, in intima intesa e collaborazione con il terrorismo del luogo, salafita o nazista che fosse. Echeggia ancora in Senato la sua invocazione: “Bomb, bomb, bomb… bomb, bomb Iran”.
A dispetto del suo estremismo guerrafondaio, a McCain fu consentito da Obama di gestire all’interno del Comitato per i Servizi Militari del Senato un illegale dipartimento di politica estera, grazie al quale potè assumere il ruolo di inviato speciale del Congresso e della Presidenza in situazioni di conflitto.
Afghanistan e Iraq. Il 12/9 2001, un giorno dopo l’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, McCain elencò in tv i paesi che avrebbero ospitato Al Qaida e che avrebbero dovuto essere ripuliti. In testa, Afghanistan e Iraq. 
Siria e Libia. Nella lista del 2001 era inclusa la Siria sotto lo slogan “Assad va eliminato”, gridato fino all’ultimo dei suoi giorni. Fu il primo a esigere massicci armamenti per le bande jihadiste e bombardamenti sui centri abitati. Sulla Libia invocò dal primo giorno della “rivoluzione colorata” una no-fly zone e bombardamenti a tappeto. Se la Libia fu ridotta allo stato della pietra e a piattaforma di partenza della tratta degli schiavi, è anche merito suo. Sia in Siria che in Libia, McCain si incontrò e concordò piani d’azione terroristica con i massimi dirigenti sia di Al Qaida che dell’Isis, compreso l’agente Mossad Al Baghdadi. Ne esiste un’ampia documentazione fotografica e video. Dal momento che ufficialmente gli Usa erano impegnati nella guerra a queste formazioni terroriste, i rapporti di McCain con esse si configurano come alto tradimento e collaborazione col nemico. MCain perorò anche interventi militari e di Forze Speciali in Mali, Nigeria e Sudan. Nessun Obama mai  lo ostacolò. Anzi.

McCain e leader di Al Qaida-Isis 
McCain con Al Baghdadi

Iran. Il bersaglio di più lunga durata nell’elenco delle nazioni che, per McCain, avrebbero dovuto essere obliterate, è stato l’Iran. In perfetta sintonia con il premiere israeliano Netaniahu, ha incessantemente accusato Tehran di insistere segretamente nella costruzione di armi nucleari e di volere estendere il proprio dominio, comportante la distruzione di Israele, su tutto il Medioriente.

Bosnia e Kosovo. Sostenitore accanito delle guerre di Clinton-Woytila contro la Jugoslavia, ha favorito e coperto il trasferimento di jihadisti, con tanto di vessilli di AlQaida, in Kosovo e Bosnia negli anni ’90. Ha chiesto e ottenuto che gli Usa rifornissero di armi e sostenessero nei media la formazione terrorista UCK, impegnata nel traffico di stupefacenti e organi, diretto da Hashim Thaci, poi presidente del Kosovo proclamatosi indipendente.
Ucraina. A Kiev McCain è apparso per collegarsi alle formazioni politiche e militari naziste come Svoboda e il battaglione Azov, impegnate, tra l’altro, nella guerra terrorista ai resistenti delle repubbliche libere del Donbass che, secondo McCain, non sarebbero altro che mercenari russi inviati da Putin.

Russia. L’odio di McCain per la Russia e il suo costante incitamento  a provocarla, assediarla e attaccarla, risale alla guerra fredda. Un odio per il comunismo che poi si è evoluto in Russofobia, come condivisa dalle nostra sinistre sinistre. In  occasione dell’attacco lanciato dalla Georgia alla Russia nell’Ossezia del Sud, McCain fu il più virulento portavoce del partito della guerra alla Russia, invocando l’intervento del Consiglio del Nord Atlantico per un immediato attacco della Nato in “difesa della sicurezza della Georgia”. McCain approfittò anche dell’accusa, mossa dall’intelligence Usa e dai media liberal alla Russia, di aver interferito nelle elezioni americane, per esigere che questa ingerenza fosse definita un “atto di guerra”, con tutte le conseguenze del caso.
Corea del Nord. Anche questo paese era stato incluso da McCain nella famigerata lista del 12 settembre 2001. Profondamente irritato per le aperture di Trump verso Pyongyang e per il riavvicinamento tra le due Coree divise dagli Usa nel 1950, McCain attaccò duramente il presidente e non cessò di sostenere la necessità di un attacco anche nucleare.

Il bottino di un eroe americano

 

Questo è il curriculum di un eroe americano che, secondo i nostri media, ha difeso i valori di un’America come non ce l’abbiamo più e verso la quale proveremo una grande nostalgia. Possiamo consolare lo spirito inquieto del senatore amico di tutti i terroristi e fautore di tutte le guerre: quell’America, l’America emersa dall’oceano di sangue dei suoi popoli nativi, confermatasi negli assalti all’America Latina e negli orrori delle dittature da essa installate, rinnovatasi nel soggiogamento dell’Europa attuato nel segno della lotta al nazifascismo, lanciatasi nel futuro di un Nuovo Ordine Mondiale globalizzato mediante ininterrotte guerre e colpi di Stato ai danni di Stati liberi e non sottomessi. Il tutto al costo di appena 50 milioni di morti ammazzati dal 1945, di cui, a me noti e famigliari, 3 milioni di iracheni e, forse (hanno smesso di contarli), mezzo milioni di siriani, altri milioni di afghani, libici, somali, yemeniti, latinoamericani. Un bel bottino per l’eroe americano.

Del suo odio per Donald Trump gli resta un merito, o demerito, a seconda dei punti di vista: quello di averlo reso un punto d’onore per Trump. Gli resta un altro merito, quello di aver sostenuto l’immigrazione e conseguente integrazione. Visti i valori ai quali coloro che fuggono dai disvalori di Africa, Asia, Medioriente, Latinoamerica dovranno essere assimilati, abbiamo potuto capire meglio  con chi stiano e cosa vogliano i nostri, di fautori di migrazioni, accoglienze e integrazioni.

venerdì 24 agosto 2018

“Svegliatevi, per favore” ----- MIGRANTI: SCAMBIO TRA UN BUONO E UN CATTIVO




 From: Marco Palombo
Sent: Friday, August 24, 2018 9:20 AM
To: comitatononato ; semprecontrolaguerra ; nowaroma ; Cicabum
Subject: (ListaNoNato) Catania, piccoli scontri ma censurati dai media al 100%
 Svegliatevi, per favore

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Ho ricevuto questo messaggio, anzi, questa sveglia da un amico e membro della mia stessa lista, che è quella No Nato. E ho risposto, in lista, con quanto scritto qua sotto. Ora amplio un po’ quella risposta e la inoltro a tutti i miei contatti, dato che il tema appare centrale nell’attuale dibattito di distrazione di massa dalle guerre imperiali, dai nostri 18 milioni di poveri e quasi, dalle cose buone che va facendo la componente 5 Stelle del governo. Mi indigna profondamente  che questa ondata di solidarietà amorosa e pietosa non si sia manifestata e mai si manifesti  per il genocidio nello, anzi, dello, Yemen e per quelli tentati un po’ ovunque dalle democrazie occidentali impegnate per i diritti umani. Mi hanno sollecitato a proposito anche le sagge e competenti osservazioni di un’amica giornalista che, come me e a differenza di altri, i paesi delle emigrazioni li conosce e sa valutare quello che succede al di là della cecità imposta dalla convinzione della propria moralissima bontà.

Ovviamente non troverete queste righe su Facebook, da cui sono bannato  da tre giorni e fino a mezzanotte, in vista della rimozione definitiva alla prossima volta che dico cose invise a chi mi ha segnalato a San Mark Zuckereberg e ai suoi monaci locali.

La sveglia a chi?
Il Ven 24 Ago 2018 12:48 Fulvio <fulvio.grimaldi@gmail.com> ha scritto:
Ma vedi un po’ di andare a svegliare i 26 paesi europei che se ne fottono e scaricano su Grecia e Italia, paesi da punire e disintegrare, un flusso “naturale” e “inarrestabile” (così lo chiamano i suoi promotori e credono i loro chierichietti) di emigranti determinato dalla strategia di svuotamento dell’Africa a vantaggio di multinazionali e mafie e Ong che campano sulla disperazione da loro causata. La Francia per esempio, dalle cui colonie arriva la maggioranza dei migranti, ha bisogno di continuare a infestare di jihadisti, militarizzare, depredare per le enormi ricchezze di quella regione (uranio, oro, diamanti, coltan, petrolio. ecc.), una ventina di paesi ex-colonie e ora ricolonizzati grazie alla condiscendenza degli accoglitori senza se e senza ma,  e poi di scaricare sui paesi europei alla deriva (soprattutto se governati da “populisti”) masse di giovani generazioni che potrebbero pretendere di realizzare da soli lo sviluppo dei loro paesi.

E visto che ci sei, vedi un po’ se riesci a svegliare anche i media e i tuoi compagnucci di PaP, che utilizzano le fandonie sulla “dittatura” eritrea e sul servizio militare a vita dei giovani di quel paese per impietosirci e farci fottere dal resto d’Europa. Parla un po’ con il collaboratore culturale eritreo, da me intervistato, presente agli interrogatori sulla concessione dell’asilo politico, che racconta che tale diritto viene concesso dagli esaminatori solo se il giovane dice di essere eritreo e di aver subito oppressione, torture e schiavitù militare perpetua. Oltre tutto, questi media e i loro utili idioti insistono su una propaganda diffamatoria obsoleta, impiegata da Obama in giù quando l’Eritrea era considerata un paese ostile all’Occidente, all’FMI e agli Usa. Ora che tutto si è aggiustato tra Usa, Etiopia, Eritrea e Somalia, quel discorso, oltrechè falso, è anche obsoleto per gli atlanto-sionisti e la loro sinistra (non nel senso di mancina) sinistra imperiale, alla “manifesto” e monadi “radicali” sparse, ma, inguacchiati come sono sulla fissa dell’accoglienza e sulla populistofobia. In ogni caso, perché i tormentati dalle presunte atrocità  del regime sulla propria gente non si chiedono perché la diaspora di quella gente continua a tornare in Eritrea, o per le vacanze, o per rimanerci, senza che gli venga torto un capello?



Eritrea? Quale Eritrea?
Allora glielo ricordo io, prima di estendere il discorso sul mio blog fra qualche giorno. Del resto una anticipo sulla svolta a destra dell’Eritrea l’ho già pubblicata in due puntate. Manca quella sull’inevitabile alleanza, oltreché con gli etiopi tornati nell’ovile Usa dopo il flirt con i cinesi, con la marmaglia di venduti somali messi dagli statunitensi e clienti africani a capo di un albergo detto “governo”, padroni di qualche quartiere di Mogadiscio, mentre il resto viene razziato dalle truppe africane dell’Unisom (ONU) e bombardato dagli Usa e dalla Francia, con il pretesto di combattere gli Shabaab, resistenza islamica somala chiamata, ovviamente, “terrorista”.

Quello che con ogni evidenza è successo, nella connivenza o dabbenaggine del comandante della “Diciotti”, è un rastrellamento pianificato di giovanotti del Corno d’Africa, con l’indispensabile corredo strappacuore di qualche donna, magari incinta e di alcuni ragazzetti abbandonati, tutti definiti eritrei (e non lo sono che in parte), onde poter tappare la bocca a chi, come Salvini, li scopre tutti giovani, come ormai da tempo arrivano da Africa e Medioriente, tra i 15 e i 35 anni, nella migliore età produttiva e riproduttiva e in buone condizioni di salute. Condizioni rimosse dal rosario di orrori attribuiti ad alcuni paesi d’origine (Eritrea essenzialmente) e di transito (Libia sostanzialmente). Orrori che, sebbene tali da ridurre all’inedia, infliggere cicatrici, provocare disadattamenti psicologici pesanti, questi effetti non sembrano li abbiano lasciati né sul fisico, né sulla psiche dei nuovi arrivati. Andate a vedere. E poi andate anche a vedere cosa abbiano inflitto a fisico e spirito dei raccoglitori di pomodori, prostitute nigeriane, spacciatori marocchini,  le condizioni riservate ai migranti nel paese dell’accoglienza e “integrazione”. Facendo magari un confronto con il prima della migrazione.


Atrocità? Chi lo dice? Gli atroci
Mi daranno del cinico per dire queste cose. Io mi direi piuttosto diffidente rispetto all’informazione data da media e pezzi di politica che manifestamente (il termine non è scelto a caso) collaborano con i grandi gestori della ricolonizzazione tramite guerre, jihadismo terrorista, neoliberismo feroce, occupazione militare e strangolamento socio-economico. La mia amica mi ricorda i 2 milioni di africani accolti nella Libia di Gheddafi, dotati di tutti i diritti di cittadinanza, felici e prosperi. Ne sono stato testimone. Come sono stato testimone di quella “democrazia diretta” che oggi viene tanto derisa e vituperata dai soloni di una democrazia parlamentare che ci ha gratificato di lobby, mafie, malgoverno settantennale. 

Con l’uccisione di quella Libia e il linciaggio del suo capo per mano o per mandato di Hillary Clinton, la candidata a suo tempo sostenuta con passione dagli stessi ambienti dell’accoglienza senza se e senza ma, questi immigrati furono consegnati alla bestialità del jihadismo indigeno (Misurata) e importato. Quelli non trucidati costituiscono la maggioranza di coloro che  dal 2013 vengono imbarcati dai trafficanti e affidati alle Ong perché li scarichino da noi, o in Grecia. I racconti delle atrocità subite nei campi libici (a proposito perché l’ONU non spedisce ispezioni dappertutto, come in Siria, e magari Caschi Blu?), che sicuramente non sono villaggi vacanze, o durante i percorsi nel deserto, sono indispensabili perché la macchina del trasferimento, indotto e dunque coatto, di popolazioni continui a girare nel consenso di almeno la parte più ingenua o disonesta della società. Poi ovviamente ci sono i nuovi arrivi, sradicati dai paesi su cui si esercitano le devastazioni, militari, sociali ed economiche dell’Occidente.

Chiedersi cosa sia successo prima del barcone
Chiudo con un’osservazione. A parte la Boldrini, tra coloro che stanno sgomitando, con radicali e sinistri vari, per arrivare davanti alle telecamere installate sulla “Diciotti” e che ha fatto la sua parte di dama  di S. Vincenzo da quelle parti, vorrei sapere quanti dei misericordiosi e solidali abbiano la benché minima conoscenza dei paesi africani e arabi dai quali provengono i “fuggitivi”. E perché vengano via da terra, casa, famiglia, habitat, comunità. L’Eritrea, per esempio, nella quale ho girato un documentario due anni fa che hanno visto coloro i quali oggi sanno cosa rispondere a chi abbaia contro la “dittatura”.
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Oggi quel paese sta cambiando pelle geopolitica e dunque sociale, ma resta un’infame calunnia l’accusa di Washington e del maggiordomo Onu di violazione di diritti umani, di servizio militare perenne. La leva durava al massimo 18 mesi, ma  si poteva essere richiamati dato che l’Etiopia minacciava e attuava continue aggressioni. In Israele il servizio dura tre anni e fino ai 50 anni, per i  continui richiami, ma ovviamente nulla da obiettare, anche se quel servizio da 70 anni infligge morte e distruzione a innocenti, anzi, a giusti. In ogni caso, qualsiasi regime africano poteva essere ritenuto responsabile di violazioni ben maggiori di quelle attribuite all’Eritrea, unico paese che rifiutava presenze militari straniere. Cosa tragicamente superata oggi, data la sua collaborazione allo sterminio degli yemeniti. Ne parlerò più in là.

Noi che quelle genti le abbiamo viste e vissute a casa loro, ci stracciamo le vesti, non perché Salvini li trattiene sulla nave, per ricatto non suo, ma sotto ricatto degli operatori globalisti dei trasferimenti e a sfregio di un’Europa cinica e delinquenziale, ma all’idea che una diga italiana secchi un fiume che ha nutrito per millenni una comunità di sessantamila persone in Etiopia e che le genti così da noi colpite finiscano al 90% nella nuova tratta degli schiavi. Già, perché fatevi fare il calcolo, non da qualche Ong, su quanti, tra i migranti giunti da noi si elevano al di sopra dello stato di schiavi. Con loro teniamo sotto anche i nostri: si chiama esercito industriale di riserva.

Amare gli africani  o chi li fa emigrare?
Noi quei paesi, quelle popolazioni, la loro cultura, l’attaccamento alle loro radici, la loro lotta di liberazione dal morso necrofago coloniale, condizione per costruire, su quelle radici ricuperate, il loro futuro, i loro progetti, la loro civiltà, li abbiamo conosciuti e anche amati. E per questo amore che, sacrosantamente diventa “hate speech”, discorso dell’odio, nei confronti di chi ne abusa, li sfrutta, ci campa sopra, ci costruisce la propria miserabile autocertificazione morale e politica, che scrivo, filmo e continuerò a scrivere e filmare. E all’autore del messaggino che ha innescato tutto questo suggerisco:
Svegliati per favore tu, Marco e, con il tuo cuore generoso, cerca di difendere l’Africa, i suoi abitanti, la sua cultura, la sua liberazione dal colonialismo ora di ritorno e dalla nuova tratta degli schiavi. Ché questo e null’altro è, mio caro solidale misericordioso.

Fulvio  

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