Io
lo conoscevo bene. Ne parlo al passato perché, a dispetto del corpaccio da
pugile suonato, ma non rassegnato, che esibisce, in canotta e sollevando
mostruosi pesi, Marco Rizzo è praticissimo di morti politiche. Un re Mida a
rovescio: qualunque entità politica tocchi defunge quasi istantaneamente: vi
ricordate i Comunisti Uniti? Il Partito Comunista punto? Ancora Italia Sovrana
e Popolare? Italia Sovrana e Popolare? Democrazia Sovrana e Popolare? Ora
occhio, sta per toccare a “Umbria Sovrana nel Cuore”. Cuore nero, con tanto di
fascisti e fascistoni nel carné
Ma
partiamo dall’inizio. C’era Vox, una robetta che faceva il verso ai
neofalangisti spagnoli. Colui che l’aveva inventata capì presto che quello
spazio lì era monopolizzato dai neo nostrani, quelli con Giorgia, donna, madre,
e i suoi camerati in cantina a bisbocciare tra Faccette Nere e manganelli da
lucidare. Su una base teorica da fritto misto, con dentro di tutto, dai
vermicelli andreottiani, ai polipi craxiani, ai totani lessi berlusconiani, il
fondatore e leader, Francesco Toscano, inalberava però uno spiccato fiuto per
l’aria che tira e un ottimo uso delle posate giornalistiche. Così da Vox,
vedendo sventolare tricolori anti-UE, passò ad Ancora Italia. Poi, oltre,
percepita una certa fronda anticolonialista, ad Ancora Italia Sovrana e
Popolare, a Italia Sovrana e Popolare, togliendo di mezzo il vagamente
piagnucoloso “ancora”, fino al, per ora, conclusivo “Democrazia (c’era da
sbianchettare il nero della reminiscenza Vox) Sovrana e Popolare”.
Il
percorso, parecchio sincopato, aveva tuttavia suscitato l’interesse di brave
persone, tra le quali va annoverato anche il compilatore di queste righe.
Doroteismo, andreottismo, garantismo piduista, bigottismo viganoiano, restavano
sullo sfondo, mai domi, ma oscurati dall’incombenza delle guerre atlantiste e
sioniste, delle manipolazioni pandemiche, dall’imbroglio climatico, dalla
letale fluidificazione gender, dall’ovvia oscenità di tale Zelensky.
Così
DSP ebbe buon gioco a raccogliere intorno a sé un buon numero di teste libere e
pensanti e di gambe su cui farle camminare. Tutto questo fino a quando sul
proscenio, il tre volte defunto e tre volte risorto (PCI, PRC, PdCI., P.C.)
Rizzo Marco. A un Toscano oberato da incombenze che non gli erano gradite, la noiosissima
costruzione del partito, non gli parve vero di esserne stato esonerato da uno
che, a dispetto delle evidenze storiche, diceva di saperci fare. E fu l’inizio
della fine.
Da
curioso e innocuo osservatore, presidente del Partito Comunista, Rizzo si
presenta a Napoli, al Primo Congresso della multinominata entità sovrana e
popolare. E pour cause: trombato e ritrombato a tutte le elezioni,
quest’ultimo rimasuglio del più grande partito comunista d’Occidente, alle politiche
del 2018, aveva rastrellato lo O,3%. Con DSP prometteva di andare meglio, forse
addirittura il ritorno su quelle poltrone, europea o nazionale, alle quali era
rimasta attaccato il ricordo dei glutei rizziani.
E
per DSP, come da ricorso storico, all’arrivo dell’energumeno muscolare
corrispose il rapido e inesorabile inflaccidirsi del pur giovane organismo
sovranpopolare. Promoveatur ut amoveatur Toscano, nella funzione
cerimoniale di “presidente” di DSP e autopromossosi Rizzo a cofondatore e
addirittura coordinatore (in totale assenza di organismi partitici, inutile
intralcio). Dai 360.000 voti in tutta Italia delle politiche del 2022, ai
30.000 (0,15%) delle europee del 2023: Effetto Rizzo manifesto.
Avete
presente il gioco da Lunapark delle “Tre palle un soldo”? Tiri, colpisci, il
pupazzo crolla e tosto si rialza. Rizzo
vi ci si è affezionato. Per cui ora rischiate di vedervelo sulla scheda delle
elezioni regionali in Umbria. Anche questo è un deja vue, come tutti
quelli di Rizzo. Pugile del tipo grande incassatore, gli infili un knock out
dopo l’altro ed ecco che torna a caracollarti davanti.
E’
successo in Trento. Io c’ero. Da quelle parti soffiava il potente vento di una
grande movimento popolare che ho avuto la bon sorte di frequentare nelle sue
iniziative, manifestazioni, lotte.
Toscano
non ne voleva sapere: per lui i movimenti erano tutti inquinati, sotto sotto
c’era del fascismo! Rizzo avrà tutti i limiti che vorrete, ma l’uomo è furbo.
C’è un piatto ricco? Mi ci ficco. E venne a lucrare sulla mobilitazione dei
trentini. Mica chiedendo di partecipare alla grande manifestazione contro l’esperimento
UE “Trento, laboratorio della sorveglianza totale”, condiviso dal Comune. No,
allestendo invece nelle adiacenze del corteo un suo banchetto. Hai visto mai
che, approfittando del movimento, rimediamo qualche firma…
Avete
letto il programma di Rizzo presidente regionale a Trento? Provate a trovare
delle differenze con quello ora sciorinato in un’intervista da candidato
presidente dell’Umbria. Tanto Trentino e Umbria, per me pari sono. Tanto non so
nulla di veramente serio dell’una e dell’altra regione. Non ci sono neppure mai
stato. Che vuoi che faccia qualche dislivello di altitudine…
E
così il pranzo è tratto dal congelatore trentino e servito pari pari in Umbria:
Né destra né sinistra, siamo prima, dopo, sotto e sopra; non ci piegheremo
mai ai diktat europei, agli interessi delle grandi multinazionali, prima ci
sono i diritti dei cittadini: casa, sanità, servizi efficaci ed efficienti, un
agile programma che parta dalla sovranità e arrivi alla vita quotidiana (?), il tema del
lavoro, della sfera sociale, la piccola e media impresa, altro che gli Agnelli (?
Sta nel manuale), gli Elkann e i Benetton, basta giovani che emigrano, siamo
per i più deboli, gli anziani, i disabili, ma anche per il tema della sicurezza
(sennò ce lo frega la destra), e dai e dai e dai.
Va
bene in Umbria, come in Trentino, come nel Burundi.
Marco
Rizzo definisce tutto questo e tutto stesso con una parola “coerenza”: “La
coerenza è la mia storia, come chiunque può verificare…”
Verifichiamo.
1999. Rizzo sta con Cossutta, Diliberto e Bertinotti nel post-PCI che si chiama
Rifondazione. Rifondazione sta all’opposizione del governo D’Alema-Mattarella.
Il governo D’Alema-Mattarella, benedetto da Washington, obbedisce alla
benedizione e partecipa in primissima persona alla prima guerra europea contro
l’Europa. Guerra NATO contro la Jugoslavia-Serbia. Rifondazione si oppone.
Cossutta, Diliberto e Rizzo no. D’Alema gli promette ministeri e candidature. I
tre si scindono da Rifondazione e creano il Partito dei Comunisti Italiani,
PdCI. Con questo entrano nel governo D’Alema-NATO e vanno a bombardare la
Serbia, paese democratico, neutrale, inoffensivo, socialista. Coerenza.
Rizzo
s’inventa il partito, partitino, partituccolo, Partito Comunista tutto suo. Non
va da nessuna parte. Molla partito e comunista e si presenta, nudo come un
verme, a Democrazia Sovrana e Popolare. Toscano apre e gli mette uno scettro di
latta in mano. DSP esce disintegrata dall’esperienza Rizzo e dalle europee.
Non
si va da nessuna parte. Fine dei giochi. Aspetta, un momento! C’è Alemanno.
Quello fascistissimo, il picchiatore, l’uomo dei servizi, il sindaco di Mafia
Capitale, Carminati, Buzzi, il pregiudicato agli arresti. Ottimo, lo prendiamo:
comunisti e fascisti uniti nella lotta… Così freghiamo tredici voti a Meloni e
La Russa.
Ma
Alemanno, tutto sommato, s’è ravveduto. C’è di meglio. C’è Roberto Jonghi Lavarini,
quello vero, il fascista non pentito, quello che sta con i camerati delle
caverne che fanno arrossire perfino Giorgia, il “barne nero” della galassia
nazifascista milanese. Che endorsement a dato a Rizzo per l’Umbria, “la
migliore alternativa al sistema! Boia chi molla!” ,
Marco
e Francesco si fregano le mani. Ora gli umbri, conservatori nati, sanno per chi
votare. E altri li freghiamo a mafiosi e bulli. Appena adocchiati De Luca e
Bandecchi, Rizzo non è rimasto nella pelle. Qualche residuo di homo sapiens lo
avverte: ma è lo sprofondo della volgarità, del populismo alla Wanna Marchi,
masanielli alla rovescia. Lui li trova eleganti, prendono i voti, sono
diventati sindaci, ci raccolgono le firme….Ma perfino per Cateno da Taormina e
Stefano da Terni il bombarolo fasciocomunista e’ troppo. E lo scaricano.
Coerenza.
Mi
rimane qualche ricordino personale. Politiche del 22, Rizzo e Toscano si
presentano telefonicamente: “Dai ti facciamo capolista, dove vuoi essere
candidato?” – Ma no, che ne so, ho 88 anni…” Dai che ce la fai… “ E dai e dai,
mi infilano, 88enne, candidato in Piemonte, Sicilia, Liguria, Tre mesi di
volontariato a sbattersi tra comizi, convegni, cortei, marce, taverne,
alberghi, treni, macchine, bus…Tanto per dare una mano, figurati se sarei
uscito…Forse speravano che crepassi. A una festa della rivista “Visione” mi
chiamano da parte: “Ora che facciamo il partito, dovrai esserne dirigente.
Che dipartimento ti interessa, l’Internazionale, la Comunicazione…?”
Entro
progressivamente in crisi con la gestione diarchica del tiro a due. A sollevare
obiezioni, critiche, suggerimenti, si risponde “zitto, zitto, sennò si sfascia
tutto, non fare il rompicoglioni…”
Scoppia
la Palestina. DSP non partecipa a nessuna delle mille iniziative dei
palestinesi, o di altri. Sollecito Toscano a partecipare. “Noi non
partecipiamo. Semmai facciamo da soli”. E fanno. Manifestazione per la
Palestina a Milano: Primo tra i relatori l’ultimo arrivato, Marco Rizzo. Poi
l’ospite d’onore, Ovadia. Poi altri. Nessun palestinese: non dobbiamo urtare la
sensibilità della comunità ebraica…. Chiamo Rizzo: “Se c’è l’ebreo e non c’è il
rappresentante palestinese nella manifestazione per la Palestina, io non
vengo”. E non andai. Fine tra DSP e me.
Non
fine per Marco Rizzo. A chi gli chiede della scomparsa di Grimaldi spiega: “Non
è venuto perché ha detto che il suo nome era troppo piccolo sulla locandina”. La
carognata non gli basta: “E’ un ingrato, non si ricorda di quanta anticamera
ha fatto per pietirci una candidatura alle politiche…”.
Coerenza.
Occhio
umbri!