Questa è la copertina del docufilm che ho girato in Iran.
Si racconta chi è questo popolo antico e giovanissimo, fa parlare giovani,
donne, combattenti, dirigenti. Smantella il menzognificio in cui hanno hanno
cercato di rinchiudere l’opinione pubblica per prepararla all’aggressione che
Israele da sempre sollecita e che altri vedono come propedeutica all’armageddon
finale. E’ a disposizione per presentazioni e ordini
Mio commento: https://www.youtube.com/watch?v=gvyrvE8Q1U4
Byoblu-Mondocane 3/22, in onda domenica alle 21.30.
Repliche, salvo imprevisti, lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30,
giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 9.00
Un’analisi di quanto successo prima, durante e dopo la
“notte dei fuochi” iraniana che ha colpito Israele nella sua giugulare, la
superiorità militare: una base del Mossad e le due basi dell’aeronautica da cui
era partito l’attacco al territorio iraniano nella sede diplomatica di Damasco
con relativo assassinio di 14 persone. Nessun civile, nessuna infrastruttura
civile. Quello che si è verificato è stato uno scontro tra terrorismo di uno
Stato fuorilegge e un’azione militare con il sigillo del diritto internazionale.
Con la fine di una supremazia militare di cartone, già
demolita nei sei mesi di fallimenti a Gaza, con il crollo definitivo e
irrimediabile dell’immagine e del ruolo dello Stato sionista costruito sul
presupposto ossomorico della coppia vittimismo-invincibilità, cambia il
Medioriente e cambia il mondo di cui quella regione è l’ombelico.
L’Impero e i suoi vacillanti presidi nelle marche incamerano
l’ennesimo rovescio. Non vogliamo parlare di sconfitta, che pure c’è ed è
storica? Parliamo di mancato successo, cosa che, per un impero che passa
dall’avanzata alla ritirata, significa sconfitta: Vietnam, Serbia, Afghanistan,
Iraq, Libia, Siria, America Latina, dove a un’Argentina e un Ecuador restituiti
a proconsoli, rispondono un Venezuela, un Messico, una Bolivia, una Colombia,
un Honduras, una Cuba, un Brasile, un Nicaragua. Senza parlare dell’Africa del
Sudafrica e poi dal Senegal al Sahel.
I sempre più patetici sicofanti del grumo
euro-atlantico-sionista, di fronte a una nazione che si è dimostrata capace di
uscire dal cerchio tossico dell’intimidazione tanto terroristica, quanto
strategicamente fuffarola, si aggrappano al velo. Il mondo, noialtri, dove il
femminicidio è diventato la variabile del rapporto uomo-donna, ci indigniamo
per il velo, senza voler sapere che quel velo è indossato da donne che sono la
maggioranza dei laureati, una presenza ai più alti livelli dell’accademia,
dell’economia, della ricerca dell’amministrazione. E, comunque, se lo vorranno,
se lo toglieranno loro, le donne iraniane, senza bisogno che l’Occidente glielo
strappi a forza di calunnie, false flag, infiltrazioni di provocatori, spie,
terroristi curdi e beluci.
Israele non si permetterà un attacco diretto all’Iran,
proverà a salvare la faccia massacrando un po' di palestinsi a Rafah (Biden ha
acconsentito), libanesi, yemeniti, iracheni, siriani. Sempre col solito
risultato del contrappasso che diventa elemento strategico: la forza dell’odio
suscitato tra chi sta con la verità, la giustizia, la libertà.. Lì e
dappertutto.
Il periodo qui sopra l’ho scritto ieri, poi c’è stata la
notte da giovedì a venerdì e la rivendicazione di Israele di aver colpito una
base iraniana a Isfahan, città circondata dai centri di ricerca nucleare.
Tuttavia confermo che Israele non ha osato un attacco diretto su suolo
iraniano. Ha appreso la lezione della notte dei fuochi a casa sua dove, a
dispetto della balla, smentita da tutti gli esperti e analisti non obbedienti,
secondo cui avrebbe abbattuto il 99% di quanto lanciato da Tehran e amici, Iran
ha colpito quello che aveva deciso di colpire. Facendo male. Lo confermano le
riprese satellitari e la stessa stampa israeliana.
Rispondere a tono significava per Israele un altro
manrovescio iraniano, possibilmente più sonoro e, allora, definitivamente addio
al mito che tutti abbaglia di uno Stato sionista imbattibile e da evitare con
cura di offenderlo (l’imbattibilità l’ha demolita Hamas in questi sette mesi e
Hezbollah nel 2000 e nel 2006, quando Israele venne due volte cacciato dal
Libano da milizie di contadini in sandali. Ora i missili di quelle milizie gli
hanno svuotato di coloni il nord del paese).
Alla luce della storia e dell’attualità, credo più agli
iraniani che ai sionisti e ai loro corifei: tre droni sono arrivati nel cielo
di Isfahan e sono stati abbattuti. Sono partiti dall’interno del paese dove si
sa che sono attivi dal 1979 i terroristi del MEK, “Mujaheddin del Popolo”,
foraggiati da Washington, telediretti dal Mossad e ospitati in Albania. Infatti
dello stormo di droni rivendicato da Israele, nessuno dei paesi sorvolati:
Giordania, Libano, Iraq, Turchia, ha visto l’ombra. Anzi, le luci.
Nella puntata di Mondocane si va più a fondo di tutto questo
e si esprime anche un ammirato grazie e forza! ai ragazzi delle università
italiane, dei coordinamenti, del gruppo “Cambiare Rotta”. Quelli che il regime
dei neofascisti belluini definisce “violenti”, se non “terroristi”. Così
facevano sotto Scelba, ministro degli Interni degasperiano, anni ’50, quando si
sparava con disinvoltura a contadini e operai. Così facevano per tutto un
decennio, 1968-1977, fino a crearsi una propria costellazione di violenti da
imputare al movimento insurrezionale per stroncarlo.
E così sono euforicamente tornati all’oggi degli assetti
antisommossa con tanto di casco, visiera infrangibile, scudo, mazza di gomma
con anima di ferro e, all’occorrenza, gas tossici, idranti colorati e Taser
blocca-cuore. Di fronte, mani e facce nude e neanche quei bastoni d’antan dei
cartelli o delle bandiere, da fingere una patetica resistenza. Ma chi è
violento? Chi terrorista? Succede come tra Israele, Hamas e Iran: stessa
inversione delle qualifiche.
Questi ragazzi sono l’eccellenza di un paese alla deriva
reazionaria, autoritaria, floppista, fascistoide. Pagano con i propri corpi la
lotta che conducono per altri, per i più perseguitati, maltrattati, massacrati
e giusti del mondo. E contro chi, tra università complici finanziate dagli
armaioli di Leonardo, blatera di liberi scambi accademici con università che
forniscono agli operativi genocidi la strumentazione per fare dei palestinesi
le cavie del mercato delle armi. Giù il cappello davanti ai nostri studenti e
ai docenti che marciano con loro. Li aspettavamo dai tempi degli hub di
vaccinazione. Sono arrivati. Grazie alla Palestina.
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