Fatti,
delitti, lotte di oggi alla luce del passato e nelle prospettiva del futuro
MIEI
INTERVENTI
In “Spunti di riflessione” di Paolo Arigotti: “Il ringhio
del bassotto” https://youtu.be/wAEtLXpjKl0
In “Caleido” di Francesco Capo, “Kermesse e
Sconvolgimenti” https://www.youtube.com/watch?v=dspj3Yvst7s
In “Mondocane…punto”
https://www.quiradiolondra.tv/live/
questa sera alle 20.00
Cosa è successo davvero quando l’Iran ha bombardato Israele
e quando Israele ha contraccambiato sull’Iran? Ah saperlo!
Incominciamo col dire chi ha cominciato, come fa
l’insegnante quando entra in classe e trova devastazione e due ragazzini con
ammaccature? Chè qui il sistema è quello dell’occultamento dei precedenti, così
uno si sofferma sull’ultimo evento e non gli si fa capire da cosa è derivato,
in che cosa è radicato. E’ il trucco padronale dell’annientamento della memoria
e, dunque, dalla Storia. Storia che per chi la conosce e interpreta, è proprio
maestra. Esempio, a vedere le mosse della combriccola Meloni tra premierato e
scazzi con la magistratura e a ricordarsi poi di Mussolini e dei suoi
antecedenti sovrani assoluti, non credete che, dalle similitudini, si capisca
meglio cosa vanno architettando e come converrebbe rispondere? Non proprio come
con la Ghigliottina, o con Piazzale Loreto, ma insomma che reagire si deve.
Secondo Enrico Mentana, i pappagalli del Deep State in tutti
i media e, sorretto nell’argomentare dalle bretelle, l’eccellenza tra questi,
Federico Rampini, tutto è cominciato, uno, perché l’Iran è intrinsecamente
cattivo, il capo dell’Asse del Male e merita qualsiasi punizione; due, perché,
con inusitata e ingiustificata protervia, ha lanciato su Israele ben 200
missili. Di cui alcuni hanno fatto addirittura male (detto dalle riprese
satellitari, con grande irritazione degli assertori israeliani della propria
invincibilità).
Le precedenti imprese – bombardamento dell’ambasciata
iraniana a Damasco, l’assassinio di Raisi, Haniyeh e Nasrallah, dopo centinaia
di attentati terroristici nel corso dei decenni, la decimazione di dirigenti
Hezbollah e Pasdaran (con corredo ci migliaia di civili, lì per caso) - tutte
scomparse. Restano i due ingiustificati attacchi missilistici all’unica
democrazia del Medioriente.
A questo punto saremmo, a spanne, su qualcosa come una
goleada di 20 a due per Israele e, se consideriamo anche i graffi fattigli
dagli altri dell’Asse della Resistenza (Hamas, Hezbollah, yemeniti, iracheni), potremmo
concedere un 10 a zero. Il dato è questo, cari corifei dell’ “Israele ha il
diritto di difendersi”, dato che sono 80 anni che viene attaccato dalla potenza
palestinese.
Ora pare che le armi grosse tacciano. Almeno per un po’.
L’hanno suggerito, per finta, Biden e Kamala, con in coda le perorazioni delle
succursali UE e, sul serio, Russia e Cina. Con i primi addirittura in
delegazione a Tel Aviv. Qualcuno mormora che potrebbero fare di più. Intanto
hanno, collateralmente, qualcosa di più, a dispetto delle furie belliciste di
USA, Israele e accoliti: al vertice BRICS hanno fatto riconciliare Cina e India
e confermare la stupefacente intesa Riad-Teheran, ora celebrata perfino con
esercitazioni navali congiunte. Roba che va togliendo dal fuoco mediorientale
parecchie castagne statunitensi.
Nell’intervista di Francesco Capo c’è dell’altro. C’è la
Moldavia che, a forza di aiutini da di là, e la Georgia che, tutta da sola,
resta di qua. Se ne è parlato in vario modo, perlopiù sempre uno, lo stesso: in
Georgia ha stato Putin, in Moldavia hanno fatto tutto i moldavi. Va ricordato
di striscio che in Moldavia alle prime proiezioni i neutrali (per favore non
“filorussi”) erano al 58%. Questo a dispetto del pellegrinaggio a Chisimaio di
tanti seducenti politici europei.
Poi sono arrivati gli espatriati e hanno fatto vincere i
filo-UE (questi sì, vanno chiamati così) per un mezzo grammo di bruxellismo: lo
0,57%. Forse non vi hanno riferito qualche dettaglio di questo trionfo europeo.
Per il milione mezzo di moldavi all’estero erano stati allestiti 231 seggi in
Europa e appena 20 in Russia. In Russia le autorità diplomatiche moldave hanno
fatto arrivare 9000 schede per 300.000 elettori.
La presidente filo-Ursula, Maia Sandu è passata per il rotto
della cuffia – ha stato Putin - al ballottaggio con Alexander Stoianoglu, cui
andranno anche i voti dell’altro neutrale (ergo filorusso) Renato Usatii. Sarà
una bella gara. Le ONG ce la dovranno mettere tutta.
Come in Georgia, dove pur essendocene 25.000, tutte
occidentali, dai tempi funesti di Saakashvili (quello venuto su con la
“Rivoluzione delle Rose” e andato giù con l’invasione dell’Ossezia scissionista
nel 2008, bloccata dai russi nel giro di 5 giorni)
In Georgia, retta da un governo neutrale, aperto sia al
lontano continente europeo sfigato, sia all’adiacente e prospera Russia, a
dispetto delle ONG occidentali che hanno invaso la Georgia e si sono
impadroniti di sanità, istruzione, Giustizia, privatizzazioni, vince sui
filo-UE il premier neutrale Kobakhidze di “Sogno Georgiano” con il 54,08. Sulle
TV georgiane erano circolate immagini bandite in Moldavia: morti, distruzioni,
dittatura in Ucraina. Anche perché s’era
capito chi fossero quelle ONG quando una legge gli ha imposto di dichiarare i
dollari e euro che ricevevano dall’estero.
L’Europa, poi guidata dagli USA, sotto le insegne del
“fardello dell’uomo bianco” ha nel suo cursus honorum 500 anni di genocidi,
predazioni, devastazione. Colonialismo prima nel nome di Cristo, poi in quello
dell’esportazione della democrazia. Come risulta dal PNAC, Programma del Nuovo
Secolo Americano, inaugurato l’11 settembre del 2001, quella strategia, già
ripresa a forza di bombe atomiche da Truman e Churchill nel 1945 e coronata
dalla caduta del Muro, nei giorni scorsi è andata a rompersi il cranio contro
l’assemblea di 32 Stati riuniti intorno al nocciolo duro di 10 BRICS,
capeggiati da Russia e Cina, Sudafrica e Brasile e salutati dal segretario
generale delle Nazioni Unite.
Stati a cui il G7 sta come un nanetto da giardino di Arcore
sta alla Statua di Garibaldi al Gianicolo (mi perdonino i neoborbonici e i fan
di Pio IX). Con quasi metà della superficie terrestre, il 45% della popolazione
mondiale, quasi il 40% del PIL globale e la stragrande maggioranza delle
risorse naturali, questo aggregato, per quanto disomogeneo politicamente e
socialmente, ha posto fine alla dittatura di Bretton Woods. I cui pilastri,
scomparso il collegamento del dollaro all’oro, erano la farlocca, ma riverita, potenza
di un dollaro di carta velina, conventicole transnazionali del soggiogamento e
sfruttamento dei paesi tramite debito e austerity detta “ristrutturazione” –
FMI, Banca Mondiale, OMC – e, come cani da guardia, mille basi militari sparse
sul pianeta.
Tutto questo è finito. Le catene si sono spezzate e sono
rumorosamente precipitate sui piedi die pupari che vanno cercando di
annebbiarci a forza di ombre cinesi come Harris e Trump. Rien ne va plus con un
concerto che canta in coro almeno su alcuni capisaldi: niente più nazione guida
per investitura divina, tutti sovrani e autonomi, collaborazione anziché
conflitto (vedi la Via della Seta), regole uguali per tutti, rispetto, valute
per ora nazionali che gradualmente affossino il dollaro pompato, ma campato per
aria., Il sistema di pagamento dei furbi, lo SWIFT, se lo tengano loro, noi ce
ne facciamo uno nostro, insieme alle loro sanzioni a chi non gli piace.
E’ poco? E’ molto? Vedete un po’ voi. Per me è come le
caravelle di Colombo che tornano indietro, vuote, e restano in porto a fare
gare di vela.
Poi, se volete, in “Mondocane… punto” si parla anche di cose
nostre. Ovviamente di guerra per bande.