Questa
sera, venerdì 19 ottobre, alle 20.00 su https://www.quiradiolondra.tv/live/
Alberto
Perino, psichiatra, leader del Movimento No Tav da almeno 6 lustri e, se mi
posso permettere, mio amico e, poi, protagonista del mio documentario “Fronte
Italia – Partigiani del Duemila”. E’ morto giorni fa. La valle, che ha
difeso con tutte le sue forze, tutta la sua intelligenza, tutta la sua vasta e
profonda cultura politica, sociale e ambientale, ne è vedova. Le barricate del
popolo, dei combattenti per giustizia, libertà, autodeterminazione e per casa,
comunità e storia, alle quali Perino era stato in testa per oltre vent’anni,
resistono, resisteranno, continuano a vedere ciò che i suoi occhi vedevano,
limpida e immancabile: la vittoria.
Nei
giorni scorsi c’è stata la centesima, duecentesima, millesima, violenza dello
Stato contro i cittadini titolari del territorio, della volontà, del diritto della
Valsusa a decidere di sé. Di sé, ma nell’interesse del paese, anzi, dell’umanità
tutta. Come l’ha saputo riunire in valle Alberto Perino quando ha raccolto
intorno a se i coscienti della vita nostra e loro; i nativi delle Ande, i Sami
dell’Artico, i mongoli della steppa, i palestinesi occupati, espropriati e
perseguitati come i valsusini. E tanti altri di quelli dotati di coscienza e
volontà di resistenza e contrattacco.
Alberto
era stato il promotore dell’acquisto, da parte di un migliaio di cittadini, di
un terreno sul quale alitava la voracità di chi, dalla fine del secolo scorso,
punta a sventrare e desertificare la valle con un progetto tanto demenziale
quanto speculativo e arrogante: l’Alta velocità (poi, per mancanza di traffico,
ridotta ad alta capacità di merci). Un progetto inutile, accanto a una ferrovia
Torino-Lione già sottoutilizzata, dovuto alla fregola delinquenziale di una
consociazione politico-industriale che si ripromette di pasteggiare a un banchetto
di 9 miliardi per 370 km, gli uni e gli altri rubati alla gente e che inevitabilmente
le sarebbero poi costati il doppio.
Assolutamente
indifferenti ai diritti di proprietà, quando ostano al profitto, quelli del
TAV, da sempre confortati dalle autorità regionali, amministrative e
giudiziarie (tipo il ladro confesso e patteggiato Fassino, già sindaco di
Torino), hanno deciso espropri su quel terreno e stanno procedendo a occuparlo.
Serve l’ennesimo cantiere per il mostro-salvadenaio dei manigoldi consorziati.
Ho
passato molte settimane, ripetutamente, in Val di Susa, con Perino, Nicoletta
Dosio, i combattenti irriducibili dell’Askatasuna di Torino e di tanti altri centri
di aggregazione antisistema. Il materiale raccolto e collocato nel docufilm
sopra nominato, si estende su altri NO della società in lotta che presidiano il
paese e con la Val di Susa fanno rete. Quei NO che turbano il rullo compressore
di personaggi come l’attuale Matteo Salvini e suoi supporter che lui supporta,
spesso con la coppola in testa e il mitra sotto la giacca.
E
sono i NO TAP del Salento contro l’oleodotto che squarcia l’Italia, per far
vendere a Big Oil petrolio all’estero; i NO MUOS di Niscemi, tuttora in lotta
contro l’impianto di quattro mega-antenne satellitari USA che devono dirigere
le guerre che Washington e NATO allestiscono per fare viaggiare la loro flotta
capitalcolonialista su quegli oceani di sangue; i NO POLIGONI e NO BASI che
vaiolizzano ambiente e umani dalla Sardegna alla Sicilia, dal Friuli alla
Toscana, dalla Campania alla Puglia.
Quando
ora, finalmente, prenderà slancio e vigore la nostra lotta contro la guerra,
ricordiamoci che lo sterminio non è solo di paesi e popoli al di là dei nostri
confini. Che a contribuire al suo successo servirà avere coscienza anche della
guerra in cui le ruspe sostituiscono i carri armati, che si vince avendo piedi fermi
su una terra salda e viva. Come quella per cui si lotta in Val di Susa e nelle altre
trincee dei “partigiani del Duemila”. Nel conforto di ricordi che vanno dal Che
Guevara ad Alberto Perino.
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