https://www.youtube.com/watch?v=oPchfnjrWNE&feature=youtu.be Annarita Gismondo, epidemiologa, effetti collaterali, positivi, contagiati, asintomatici…
Pur puntando occhi e orecchie,
non riesco a vedere in giro un solo sedicente comunista (e sindacalista) che,
rispetto a quello che si chiamava scontro di classe, non si ponga come utile
idiota, o addirittura amico del giaguaro. Quelli che hanno capito proprio
niente di una realtà che vede masse di miliardi manipolate, ingannate, mutilate
e a milionate uccise da una ridottissima élite con corredo di cortigiani. E poi
quegli altri che, avendo capito qualcosina, non decisiva, del brutto
inflittoci, tuttavia si accomodano borbottando. Al margine estremo, per responsabilità tradite, stanno
coloro cui la realtà non riesce a estirpare la pantomima della “classe
operaia avanguardia della rivoluzione”. Sono affiancati dai sindacati e
perfino dall’USB, sindacato di base che, non contento di tre mesi di micidiali
arresti domiciliari, adesso perora il diritto dei lavoratori a “lockdown veri”!
L’USB è l’emanazione di
quella Rete dei Comunisti (sic) che a suo tempo mise a disposizione del suo
finanziatore comunale, Veltroni, una “Lista per Veltroni Sindaco”.
La sinistra è la destra e, da destra, con il Covid, assegna colpe e punizioni.
Tutti questi, complici,
creduloni e facilitatori del Nuovo Ordine sono di destra. Anzi, visti nella
radicalizzazione dello scontro, di estrema destra. Sostengono, o tollerano, il
più micidiale progetto, mai concepito e messo in atto, di oppressione e
sfruttamento, di disumanizzazione, dell’essere umano, mai concepito: il
sociocidio. Paragonabile, sul piano concettuale, solo alla distruzione del
mondo classico ad opera dei cristiani, apostoli, evangelisti, patristi. Pensate
allo scaltro Sant’Agostino che, fatta propria la retorica e pezzi di filosofia
greco-romani, imbambolò migliaia di generazioni con la decerebrante zavorra del
“peccato” e della “colpa”, da cui non le “opere”, ma solo la “grazia” ci può
liberare. Fandonie che, ci vollero oltre mille anni per essere bloccate dal
ritorno dei classici, dall’illuminismo e da Marx. E poi pensate alla
restaurazione, operata dai guru del Covid, del “peccato” del vivere da vivi, e della
“grazia”, che ci arriverà solo col vaccino e col digitale.
Destra sinistra si scambiano di posto
Mi strappo i capelli a dover
riconoscere che spifferi di sinistra, cioè di rifiuto della vulgata di regime e
di Cupola, arrivano solo, pur nel suo famelico neoliberismo, ossessivo
bigottismo e grottesco nostalgismo, da un’opposizione in cui si sono rifugiati,
tra chi briga per lo scambio di poltrone, anche alcune menti libere e
consapevoli. Provate a vedere “La Verità”. Vi troverete messaggini al
Covid, ai televirologi e a Conte, che non osano da nessuna parte, dai
tradizionali media di massa coglionata, all’anomalia del “manifesto”, mattinale
dei Deep States virusisti.
Ecco dunque, con innegabile evidenza, la nuova divisione “di classe” che, pur mutatis mutandis, dalla produzione umana alla digitalizzazione e alla robotizzazione, assolutamente nulla toglie a Marx. E’ solo cambiata la composizione degli schieramenti. Prima, operai e, non sempre, contadini, di fronte a piccola e grande borghesia, feudatari, aristocrazia redditiera e perfino sottoproletariato. Oggi, tutti costoro a comporre il 99,9 % di ciò che formicola sul globo. Il resto fa da punta estrema. La classica piramide. Qualcuno ha semplificato: dominati e dominanti. Senza aver attraversato le nebbie storiche che ancora avviluppano quelli con la fissa della classe operaia, la nuova “composizione di classe” gli resterà occlusa dalle sbarre del dogma e, dunque, di affrontarla manco a parlarne.
Col Covid, anzi, con l’idea del Covid, scatenataci addosso dall’élite extra-umana, si sono enucleate alcune nuove categorie, differenziate meno per status sociale, quanto per atteggiamento dello spirito, ma tutte intorcinate dalla paura del nuovo “inferno”: i pecoroni, che ci credono perché non gli va neanche di pensare; quelli che capiscono, o perlomeno dubitano, ma si conformano; e quelli che mordicchiano la buccia difettosa della mela (sempre quella!), ma soccombendo poi, come Adamo, al nocciolo tossico della mela.
Globalizzare, capillarizzare il divide et impera. Ci hanno contrapposto tra nazioni, religioni, autoctoni e alloctoni, donne e uomini, gruppi d’età. Con il peccato del corpo di troppo hanno raggiunto la perfezione. Una società di delatori che spiano e denunciano i corpi: quelli di troppo nelle case, quelli di troppo ai tavoli, quelli troppo vicini, quelli che si toccano, quelli che non si coprono la faccia, quelli che si mantengono le mani sane evitando l’Amuchina, i troppi in piazza, in strada. L’arma suprema: tutti che spiano tutti, fino a che i corpi non spariscano tutti nella matrix, dentro lo schermo.
Guai
ai demascherinizzati: si possono riconoscere!
Mi trovo davanti a un
ufficio che gestisce documenti pubblici. Siamo una decina nel cortile
antistante. Ben distanziati e con mascherine. Tranne me, non ci avevano ancora
precipitato nell’abominio del bavaglio all’aperto. Lontano cinque metri, un
omaccione imbavagliato mi apostrofa: ”Metta la mascherina!” Spiego che
c’è licenza, all’aperto. Lui incalza e innesca un mormorio generale che diventa
clamore e ingiuria. Una signora chiama i carabinieri a punire la mia fellonia.
Quelli le spiegano che non c’è fellonia e che si calmi. L’energumeno, forte del
consenso di popolo, si esalta e mi viene addosso mulinando le braccia. Ricordandosi
di botto del pericolo mortale che io rappresento, si blocca al mitico e
salvifico metro di distanziamento OMSiano. Qualcuno mi chiama dalla porta: “Tocca
a lei”. Salvo.
Da 15 anni frequento lo stesso bar. Quello all’angolo col semaforo. Due cappuccini e un cornetto per 5.475 volte. Tolti i giorni di vacanza e trascurati gli aperitivi la domenica. Un bel contributo, direi, alla salvaguardia dell’impresa dalle crisi e dai virusiani. La clientela è quella di un vecchio borgo deculturizzato per perdita di identità sociale. Il tema ghiotto è il pettegolezzo. Facile che diventi spiata. Il Covid, è un’occasione ottima, legittimata e incoraggiata da un regime che ne trae sopravvivenza (come tutti i regimi). Frequento pochissimo la mascherina, ragioni politiche, ma anche perché m’è esploso un herpes sulle labbra. In più sono l’estraneo arrivato dalla grande città. In più faccio il giornalista, di quelli fastidiosi, so un po’ di cose e parlo le lingue. In più ho un bassotto che ogni tanto abbaia e va cercando briciole tra i tavoli.
Insomma io e mia moglie
siamo eterodossi. E non portare la pezza sulla faccia al tavolino e, a volte,
pronunciare cose irriverenti verso il sistema del bene comune, mette cervelli e
coscienze in difficoltà e di pretesti ne trovano a sguazzarci. E, grazie a
tante vocine insofferenti e frustrate, inviperite, bastian e bassotto contrari,
hanno colto l’occasione e, intorno al banco del bar, si sono moltiplicate
sussurri e grida contro il blasfemo, l’iconoclasta, l’untore. La titolare,
poverina, in angustie da chiusure, tanto dannanti quanto demenziali, sa bene da
che lato il suo pane è imburrato. Così ha fatto la sua scelta, tra masse
indigene e singolo intruso. E per dimostrarla ha allestito una pantomima da
volume dieci su mia presunta connivenza col virus. Una miseria. Ma emblematica.
Ci si può, pietosamente, passare sopra. Non però sopra le miserevoli scorribande di fuggitivi dall’onestà, dalla verità e dalla lotta che si ritrovano tra certi intellettuali ellittici che spiraleggiano tra opposizioni di cartone e complicità di fondo con il crimine in corso. E di cui alcuni si pavoneggiano (nel caso che cito è il termine giusto) nella newsletter “Sinistra in rete” Un sito che, dato il nome e le tante teste d’uovo, a volte sodo, a volte à la coque, che vi sono ospitate, si può ben definire “pensatoio comunista di buon livello”. Ho avuto il privilegio di scrivervi spesso, al tempo in cui, nel mio mondo, ero considerato soprattutto un esperto di geopolitica e un inviato di guerra. Quando ho incominciato ad occuparmi della guerra che viene ora condotta dai governi contro i propri popoli, gli apprezzamenti del titolare del sito sono venuti a mancare. E a mancare sono venuti anche i miei articoli su protagonisti, ragioni e obiettivi dei mandanti e mandati dell’operazione Coronavirus. Visto come i “comunisti” italiani di oggi galleggiano soddisfatti in quel che si chiama il mainstream, il grande flusso dell’opinione su tale operazione, ho capito perfettamente il perché del bando alla Facebook da “sinistra” inflittomi.
Su “Sinistra in rete”, dalla fede nel sol dell’avvenir a quella in un Coronavirus oggi, domani, sempre.
Anni
fa, c’era anche Giulietto Chiesa, avevamo creato un gruppo di pocofacenti, ma alacremente
analizzanti e denuncianti l’impero, le sue ricadute economiche, sociali,
militari e i suoi clientes. Molte opinioni ci siamo scambiati su Libia e Siria.
Qualche minipresidio abbiamo realizzatoi qua e là. Sicuramente meglio di
niente, quando i “comunisti” si limitavano a dare colpetti alla botte mentre
facevano di tutto per rafforzare il cerchio. Qualcosa di buono abbiamo scritto.
L’ego non minimalista di Giulietto ci ha messo un po’ nell’angolo, ma non è
stata questa la ragione della disfatta. Più di quello potè il virus. Di colpo,
antagonisti feroci dell’establishment occidentale, rimanemmo in meno delle dita
di una mano. Chi si eclissò del tutto. Chi si arrampicò sugli specchi per
parlare d’altro, i trascorsi fascisti in Jugoslavia, si o no ai buchi neri
nell’universo, le lezioni di comunismo di Kim Jong Un. E chi, senza molto
mostrarsi in pubblico, scelse di provare a fare l’ossimoro, mettendosi a metà
strada tra incudine e martello, covid e anticovid, vivendoci bene, ma finendone
stritolato sul piano della logica e della verità..
E’ il caso di un amico “compagno” che è riapparso in quella dignitosa rassegna di interventi “comunisti” che è “Sinistra in rete”. E qui ci viene incontro il simbolo stesso di quella che è la categoria dei chierichietti. Quell’ amico del tempo delle contrapposizioni frontali è, possessore di due nomi evangelici, uno di rito latino, l’altro di rito ortodosso. Nel pezzp Covid li fa dialogare tra di loro. Ha dunque un doppio, il famoso Doppelgänger.di Steiner, Freud, Schnitzler, Maupassant. La curiosità sta nel fatto che entrambi condividono le stesse opinioni. Quella che, sebbene il governo abbia manifestato carenze ed errori nell’affrontare il virus, le norme restrittive erano necessarie, Conte è il migliore dei taumaturghi disponibili e tutti noi, che dubitiamo, o parliamo di infame operazione di potere, siamo miserabili “negazionisti” e “terrapiattisti”. Implicito che Conte, da rimproverare solo per non aver utilizzato tutti “i poteri speciali permessi dall’emergenza”, possa infliggerci le sue giuste punizioni.
L’amico binome arriccia il naso sulla chiusura per cena e non per pranzo dei ristoranti, effettivamente una fusione del neurone degna di Cernobyl, ma subito si rimette in riga approvando la chiusura di luoghi “a rischio di contagio, come cinema, concerti e altri eventi”. Rallegra così gli esercenti che hanno speso barche di soldi per adeguare le strutture alle più cretine norme di finta sicurezza e al tempo stesso, relega tra i negazionisti terrapiattisti i complottisti che, nella chiusura di tutte le occasioni d’incontro, percepiscono la volontà di farla finita con il concorso tra esseri umani. Ma il bello sta in coda, quando il poveruomo, esaurito l’elogio all’avvocaticchio dei farmadigitali, vede dietro al Covid un grande complotto planetario, cov(id)ato dal Forum Economico Mondiale (Davos) e intitolato “Great Reset”. Quello che sta negli stessi verbali del Forum 2020. L’avere appena dato dei negazionisti a chi scopre la manfrina di Conte e i suoi per portare avanti proprio quel “Grande Risettaggio”, spiega i due nomi da Doppelgänger.
Il
sogno digitale di Michele Mezza
Dal chierichetto al chierico. Su un piano meno confuso si colloca un prestigioso studioso e ex-accusatore della società modello Algoritmo e relativo mondo disumanizzato, Michele Mezza. Il mio ex-collega in RAI, pubblica ora sul “manifesto” (e dove sennò?), direttamente a nome della Cupola del totalitarismo farma-digital-poliziesco, un peana al futuro mondo in cui tutti saremmo burattini appesi ai fili, o piuttosto alle antenne, della vita al digitale. Per arrivare a questo Eden in Terra, che ci vedrà scampati al virus grazie alla morte cerebrale di tutti noi, non ci vuole la Grazia agostiniana, ma più semplicemente “l’indispensabile applicazione “Immuni” per il tracciamento” di 6,3 miliardi di esseri umani.
La democrazia - e il virus - o sono digitali, o non ci sono.
Tutto questo sarebbe opportuno e di sinistra perché sottrae i controlli sui dati al privato e li accentra nella mano pubblica. Non è formidabile? “E’ la sola via – conclude il Mezza – per una democrazia reale, attuale, moderna”. Quella, per l’appunto, vaticinata dal Forum Economico Mondiale a Davos, nel gennaio scorso, nell’Agenda ID2020 e relativo vaccino con identità digitale sottocutanea a tutti e a ognuno, a partire dal 2021. Anno di svolta come fu quello 0 dal quale contiamo. Chi vi ci accompagna? Ma li conosciamo! Ci accompagnano benevoli virologi, giorno e notte, da tutti gli schermi. Soprattutto per non farci dormire per il panico. Sarebbero medici impegnati in camice sulle infinite vittime del virus. Ma li preferiamo VIPin televisione. E Mezza doverosamente li onora così: “quegli scienziati, come Andrea Crisanti e Massimo Galli, che chiedono piena autonomia e sovranità nell’uso dei dati per contrastare la marcia del contagio” (e l’ultimo brandello di libertà). Ma non aveva, Mezza, scritto un attimo prima che i dati dovessero passare dai privati allo Stato? E allora Crisanti, Galli? Non fanno eccezione, sono loro, ora, lo Stato..
Bravo Mezza, una faccia, una razza.