“Chi conosce la verità e la chiama menzogna è un criminale”.
(Bertold Brecht)
“Colui che ha corrotto e prostituito la purezza della propria mente al punto da sottomettere il suo credo professionale a cose in cui non crede, ha preparato se stesso al commettere qualsiasi crimini”. (Thomas Paine)
In una sala del Senato, per
iniziativa della senatrice Paola Da Pin e del Comitato No Nato, insieme a un appello che già ha raccolto migliaia di
firme, è stata presentato il disegno di legge per l’uscita dell’Italia dalla
Nato e per la chiusura delle basi militari nel nostro paese. Sono intervenuti giornalisti e analisti politici, da Manlio Dinucci a Giulietto
Chiesa, da Alex Zanotelli a Franco Cardini e al sottoscritto. Il “manifesto” si
è impegnato per l’iniziativa con un trafiletto di annuncio di 6 righe e con
mezza colonnina di cronaca. Ne riferirò più sotto.
Mamma li mori!
Si fa fatica ad occuparsi
della questione migranti, soffocati come si è dall’osceno tsunami di ipocrite
lamentazioni, piagnistei, proposte salvifiche assurde o sospette, ripetuto tale
e quale mille altre volte, dopo il crimine atlantista che ha affogato altri 900
vittime dell’Occidente al largo della Libia. Un paese, già prospero, ordinato e
felice, meticolosamente ridotto nella condizioni di “caos creativo” (leggi
genocidio) pianificate dall’inizio e che ora devono assicurare l’ulteriore
decimazione di popoli di troppo. Una colossale operazione di ricolonizzazione,
da parte di un mondo evoluto in tecno nazismo, stavolta guidata da USraele con
gli sguatteri UE al traino, di stati, popoli, risorse, che solo mezzo secolo fa
erano riusciti a liberarsi della schiavitù europea. Qualcuno, come Travaglio o
Calchi Novati, nel denunciare e ridicolizzare la fregola guerresca maltusiana
degli affondatori di barconi e la liquidazione degli scafisti, ultima,
miseranda ruota del carro, arriva
spericolato fino ad accennare alla causa prima della fuga dei milioni scampati
al genocidio attuato a casa loro dalle armate occidentali e delle compagnie di
ventura jihadiste assoldate. Ma lì, all’astratto discorso su “guerre,
persecuzioni, fame, dittature”, tutti si fermano. Nessuno che faccia un nome.