Ma chi,
se è un uomo, può ammettere che essi sprofondino nelle ricchezze e che
sperperino nel costruire sul mare e nel livellare i monti e che a noi manchi il
necessario per vivere? Che essi si vadano costruendo case e case e l’una
appresso all’altra e che noi non si abbia in nessun angolo un tetto per la
nostra famiglia… Ma io mi sono assunto, come è mio costume, la causa generale
dei disgraziati”.
(Lucio Sergio Catilina, candidato console, 1.giugno 64 a.C)
Questa è, per un paio di settimane, l’ultima
mia apparizione in rete. Vado fuori Italia per un nuovo lavoro giornalistico e
documentaristico dal Sud del mondo.
L’ambiente in cui mi troverò non è
internet-friendly, come dicono i vernacolari. Siccome mi muovo, c’è poco internet, come
diciamo noi sempliciotti. Per cui sarà difficile scambiarci messaggi. Spero
comunque di trovare il modo di andare ogni tanto sulla posta. Per cui vi chiedo
di mandarmi solo messaggi urgenti e che richiedono risposta sollecita, che non
so se potrò inviare.
Ma non cascherà il mondo. Ci risentiamo ai
primi di maggio.
Non potrei chiudere senza rompervi gli zebedei
con un invito scontato: domenica il voto SI contro la guerra all'Italia dei petrolieri e
dei regimi asserviti, guerra al mondo, al futuro. Sembra una questione
piccola, le trivelle a scadenza, ma investe un tema epocale, quello della sopravvivenza dei viventi, del loro ecosistema e habitat sociale, culturale, della salute, della bellezza.
Si parte con un piccolo passo, ma per una maratona che ci dovrà dare la
medaglia d’oro. E anche se non si arriva al quorum, grazie alle manovre di
questi banditi e magliari, se i SI sono tanti, nella faccia di tolla di Renzi
si aprirà una fessura e tutto il verminaio entrerà in fibrillazione.
Un pensiero all’acido solforico anche a quei
giudici che ieri, alla Corte d’Assise di Varese, hanno assolto i carabinieri e
poliziotti che, dopo averlo arrestato, hanno consegnato Giuseppe Uva a
brandelli all’ospedale dove è morto. Una volta di più, come Aldovrandi,
Magherini, Cucchi, un sacco di neri in
America, quello sconsiderato di Uva s’è ammazzato di botte da solo per far
dispetto ai suoi carcerieri. Sempre più dagli Usa prendiamo e esaltiamo il
meglio. Poi ci permettiamo di sbertucciare gli egiziani.
E, a proposito di Stati Uniti, è con una
certa soddisfazione che abbiamo registrato l’ululato di odio e aggressività del
New York Times e del Washington Post contro l’Egitto di Al Sisi e di passione
amorosa per i Fratelli Musulmani. Dimostrazione di quello che abbiamo detto fino a stressarvi. Niente di nuovo. E’ da sempre che i
colonialisti, i neocolonialisti, gli imperialisti, fanno affidamento sui
Fratelli musulmani per intorbidire con l’oscurantismo e la dittatura del
fanatismo religioso le menti degli arabi e per minare, dal fondo degli
animi delle persone e dalle proprie
fucine di terrorismo bombarolo, ogni avanzata, o difesa, della liberazione
nazionale e della costituzione in unità laica e progressista dei popoli.
In
nessun stato vassallo Usa c’è l’Isis. In tutti gli Stati non obbedienti agli
Usa c’è l’Isis.
Dall’anatema contro Al Sisi e dal rimpianto
per i FM d’Egitto (tutto sulla base di inconfutabili fonti come
Amnesty, HRW, Soros, anonimi vari), come dal parallelo sostegno ai FM, sotto spoglie “politiche”
o terroristiche, in Libia, Siria, Egitto, paesi africani vari, Europa, è facile dedurre
chi sta dietro all’operazione anti-egiziana "Giulio Regeni" (il giovanotto che
lavorava a Londra per due pendagli da forca, McColl e Negroponte, nell’impresa
di spionaggio “Oxford Analytica”), chi dietro al sabotaggio dei rapporti
italo-egiziani, chi dietro all’esclusione dell’Egitto dallo scenario libico,
nel quale la frantumazione del paese deve essere condotta in perfetta sintonia,
grazie al pretesto Isis, dai Fratelli e dai loro sponsor storici
euro-atlantici.
In questa simpatica combriccola ha, pur nel
suo piccolo (ma l’ENI lo sostiene con paginone pubblicitarie che spergiurano
sulla propria probità, mentre la magistratura ne arresta schiere di dirigenti per aver
dolosamente avvelenato la Basilicata e i lucani), un ruolo significativo “il
manifesto”. Sapete cosa fa il cùculo? Lo scaltro saprofita, approfittando della
disattenzione dei titolari, depone le sue uova nei nidi di altri uccelli. Poi
nascono cuculini che buttano dal nido i pulcini legittimi. E mamma e papà degli
spodestati imbeccano gl usurpatori
pensandoli figlioli propri. Sono quelli che comprano il giornale, compreso me.
Tommaso De Francesco, Michele Giorgio, Chiara Cruciani, Giuseppe Acconcia e
affini che schiamazzano su Al Sisi e Regeni, sono i cuculoni spuntati dalle uova infiltrate nel nido di una Sinistra
distrattona, forse narcotizzata, dalla cucula dal bel manto a stelle e strisce
e con la croce di David.
Infatti cinguettano, e con grande foga, la
stessa identica musica suonata sullo spartito Regeni dai cimbali e tromboni di
guerra dei più screditati bugiardi del bellicismo mediatico Usa: CNN, New York
Times (house organ di Sion),
Washington Post (house organ dei
Neocon) E poi, dai pupazzetti ventriloqui nostrani, come Mattarella, l’ex-capetto
di Lotta Continua (uno di quelli…) che campa sui carcerati, Luigi Manconi, lui
e altri che, occhi iniettati di sangue, sollecitano sanzioni agli egiziani (e
magari,dopo, bombe: è questa la sequenza), quel capo della Tavola della Pace,
il cui nome mi fa un po’ nausea pronunciare, che ad Assisi, con quei frati rotti
a ogni tradimento del fondatore, corrompe scolaresche con la montatura Regeni…
Tutti spuntati dall’uovo di cùculo. Anche Vauro, nove volte su dieci ci prende, una volta su 10 fa pena e ribrezzo. Come nella vignetta di Grillo dopo la scomparsa di Casaleggio. Vauro insiste a dirsi comunista. Un comunista non tipo "manifesto" non l'avrebbe mai fatto.
E noi? Siamo quelli sbattuti dal nido che
pigolano là sotto, tra le foglie secche di un inverno che non dà cenno di
finire.