Virtuali per non morire….liberi.
Le creature virtuali sono perfette, non inciampano, non prendono
cantonate, non si distraggono. Quelle in carne e ossa no, toppano, spesso alla
grande. Si salvano solo perché c’è un coro assordante che ne copre le
manchevolezze. Coloro che mandano la gente a caccia di Pokemon, in parallelo
evidente, per quanto inconsapevole, ma certo gratificante, con i cacciatori di
teste dell’Isis, maneggiano materia cerebrale già collaudata da anni di ciberpratiche
sui cellulari e sui videogiochi. Il rapporto tra l’essere virtuale sullo
schermo e l’essere apparentemente ancora reale che manovra l’apparecchio, è
disciplinato da regole e meccanismi che
non prevedono sbavature, errori, uscite dallo schemi. Salvo che, come va
capitando, il demente incaponito su un Pokemon all’incrocio tra Corso e Via
Garibaldi non si faccia radere al suolo dal tram.
Non così quando cacciati e cacciatori appartengono tutti ancora alla
specie degli uomini. Che a cacciare siano i cosiddetti terroristi jihadisti (e
basta il clic di Rita Katz per rivendicare all’esercito del califfo chi ha
picchiato la suocera, o incendiato il bosco, in tal modo includendo nelle di
luii armate l’universo mondo di matti e delinquenti), o i cacciatori di terroristi
cosiddetti jihadisti, il rischio di accidenti, imprevisti, dimenticanze,
trascuratezze, è onnipresente e immancabilmente si verifica. Ora, poi, con il
lancio dell’euroterrorismo a cadenza quotidiana (in Francia e Germania, notate,
i due paesi che mantengono ancora briciole di inizativa autonoma. Da noi ci pensa la mafia), quel rischio
inevitabilmente si moltiplica. Solo che diventa anche più difficile, per coloro
che provano a far emergere la testa fuori dal guano delle coperture mediatiche
e a guardarsi in giro, stare appresso alle lacerazioni nel tessuto del
complotto, individuarle e rivelarle. Come in tanti abbiamo fatto per la
fallimentare bufala dell’11 settembre e seguenti (fino a quando non arrivano,
nel tripudio dei Bush e dei Cheney, dei Giulietto Chiesa a dirci che, no, ci
siamo sbagliati, sono stati davvero i dirottatori sauditi, dopo tutto, a buttar
giù le Torri Gemelle).
L’epidemia terroristica in corso in Europa ha gli stessi connotati di
altre epidemie fobìageniche lanciate dalle medesime centrali - aviaria, mucca
pazza, Aids, il pericolo rosso d’antan, i rom rapitori di bambini, lo spread,
l’apocalisse di un’Europa senza Ue e senza euro
- e cioè assenza di rimedi
compatibili con le condizioni di vita esistenti, sentirsi totalmente inermi e
alla mercè e, quindi, panico, irrazionalità, accettazione di tutto quanto ti
viene fatto passare per unica possibilità di salvezza: la tua riduzione in
schiavitù. Questo, nel caso specifico dello “scontro di civiltà” con
l’ottenebrazione islamica, “per difendere i nostri valori e il nostro stile di
vita”.
Nostri valori impersonati da chi ha ridotto nelle condizioni che non
vediamo Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, Yemen, Somalia. Di chi nel solo Iraq
ha sterminato, tra sanzioni e decimazioni, 3 milioni di vite. Stile di vita
magnificamente esemplificati dalla banda di malfattori del giglio magico, dalla
signora Clinton che sghignazza sul linciaggio di Gheddafi, dal Premio Nobel
delle 7 guerre e conseguenti genocidi, dagli Agnelli che si beccano 7 miliardi
di euro dallo Stato e se ne vanno a pagare tasse ridicole in Olanda, da Barbara
d’Urso e Maria De Filippi, da, appunto, i mentecatti persi al mondo,
arrovellati nei megabyte dello smartphone, i prosseneti – genitori e
pubblicitari – che corrompono la fragile psiche dei bambini prostituendoli
negli spot per prodotti di merda. Valori e stili, signori miei, che qualunque
musulmano assennato, come lo è un miliardo e mezzo, tolti quelli che si sono
prestati a fornire all’Occidente pretesti per far invadere e distruggere i
paesi dei propri correligionari, o per disciplinare i cittadini dello stesso
Occidente, trova ripugnanti.
Attentati gruviera
Ma ecco le più recenti falle nell’esecuzione e validazione delle
operazioni terroristiche, tutte eseguite da personaggi borderline, fuori di
testa, malviventi, manco per niente religiosi fino al giorno prima, curriculum
criminale, attenzionati (ma mai bloccati) dalla polizia e dai servizi,
schedati. E tutti silenziati perché uccisi. Ovviamente manipolati, istigati, istruiti
e lasciati fare. Poi succede che a Nizza le telecamere riprendano tutto,
l’assenza di polizia, la corsa indisturbata del camion per giorni e chilometri,
il demenziale mitragliamento finale. Ma forse anche qualche altra presenza
operativa, del resto denunciata da testimoni. E succede che il ministro degli
interni disponga la distruzione di tutti i video, cioè di tutto quanto possa
servire agli inquirenti, e che la poliziotta nizzarda responsabile rifiuti. Bravissima.
Falla imprevista.
Analoga procedura in Germania per la strage del matto di cui ci si
inventa spudoratamente, senza il minimo addentellato concreto, l’effetto
imitativo del folle norvegese che aveva fatto fuori un’ottantina di giovani del
partito di sinistra.Tanto per richiamare un altro innesco di panico: il lupo
solitario stragista che colpisce chiunque ovunque. Anche qui il ministro impone
il sequestro di tutte le registrazioni delle telecamere e il divieto alla
circolazione di video. Incomprensibile? Mica tanto. Forse non è per nascondere
l’agente del BND (Bundesnachrichtendienst, l’Intelligence tedesca) che da
dietro l’angolo grida “Allah-U-Akbar” . Forse è per non suscitare inutili
domande su come diavolaccio sia stato possibile che un singolo e disturbato
ragazzotto per almeno tre ore, dalle 17.30 alle 22.30 (quando la polizia ne
annuncia il ritrovamento), si muovesse indisturbato tra marciapiede davanti al
McDonald’s, scantinato e poi tetto del centro commerciale e, infine, dopo aver sparacchiato
e ammazzato, si allontanasse tranquillo per un chilometro e poi si suicidasse,
visto che nessuno lo arrestava. E che tutto questo succedesse mentre le dirette
ci mostravano stormi di poliziotti, di robocop, di militari usciti da Star Trek, al passo, di
corsa, di qua, di là, da morir dal ridere, che imperversavano in zona senza
concludere una mazza, senza che un drone, un satellite, un aquilone, gli
indicassero dove fosse uno che stava sparando alle persone.
Ma il bello, il peggio, è un'altra cosa: Ricordate il video trasmesso in
tutto il mondo in cui si vede il camion di Nizza correre a zig zag per la
Promenade des Anglais? Colpo di fortuna per chi l’ha ripreso. Si tratta di Richard
Gutjahr, israelita legato a Israele tramite consorte Einat Wilf, ex
deputata del partito neonazista di Netaniahu, proveniente dall’intelligence
militare di Sion, tenente nell’UNIT 8200, già in corsa per la presidenza del
Congresso Ebraico Mondiale. Era il 14 luglio. E, toh, guarda il caso, il 22
luglio (fonte Maurizio Blondet) Richard Gutjahr gode di una fortuna doppia,
perché, con la sua telecamera, si trova a Monaco, davanti al Centro Commerciale
“Olympia”, sul marciapiede di fronte, proprio quando ne esce Ali Sonboly e si
mette a sparare sulla gente. Di nuovo sono le sue immagini che fanno il giro
del mondo. E’ molto azzardato, troppo complottista, sospettare che Gutjahr
fosse lì perché sapeva cosa sarebbe successo? Proprio come queilla mezza
dozzina di spie israeliane che filmarono gli attentati dell’11 settembre da un
terrazzo di fronte, li festeggiarono, vennero arrestati, trovati in possesso di
sofisticare apparecchiature di spionaggio, rimpatriati e in patria, alla tv,
ammisero che erano andati per “riprendere l’evento”.
Ricordate il falso dell’aeroporto
di Bruxelles? Un’immagine del 2011 di un esplosione a Mosca, con tanto di vittime per terra, fatta
passare per la ripresa di una telecamera di sorveglianza dell’aeroporto belga? E’ successo
di nuovo, a Monaco. La presunta immagine di morti e feriti nel centro commerciale Olympia, fatta
circolare nei media, è la foto, trattata, di un’esercitazione svoltasi mesi fa nel Regno Unito.
Vedete la foto originale trasmessa da RT e poi quella manipolata, con i volti oscurati, fatta
passare per la scena di Monaco.
Nella prima foto, originale,, il tipo ha occhiali e mascherina contro gli effetti dell'esplosione simulata. Nella foto trattata lineamenti, occhiali e maxcherina sono spariti.
Cosa
c’entra tutto questo con i Pokemon? Non credo che sia azzardato l’accostamento
tra l’ossessione Pokemon, la caccia al mostro virtuale, ora non più collocato
in ambienti artificiali, ma nelle nostre piazze, case, musei, parchi, cimiteri,
bar, Hiroshima, bagni pubblici, chiese, e l’ossessione della morte, dei mostri-terroristi,
del serialkilleraggio passato dal mondo virtuale dei videogiochi a quello reale
delle guerre esterne e interne giustificate dall’Isis.Tutto, Pokemon,
smartphone, videogiochi, guerre, terrorismo esterno e interno e guerre, esce
dallo stesso laboratorio dello scienziato pazzo. Tutto serve ai fini per i
quali i committenti lo hanno reclutato e incaricato, lo scienziato pazzo, ma
ricco..
Pokemon e lobotomia
I
Pokemon da inseguire, catturare, potenziare, liquidare, per strada sono la
versione apparentemente giocosa e benevola, con mostricciattoli accattivanti,
compatibili, dei nemici orripilanti, ma
posti in ambienti di fantasia, che il giocatore di playstation deve affrontare,
frantumare, bruciare, sterminare. Sono i consanguinei dei chat, dei giochi, dei
selfie immagazzinati, delle musiche negli smartphone, Ipad, Iphone. Sono gli
strumenti di genii criminogeni al servizio dei sociocidi che si sono ripromessi
il governo totalitario del mondo, la sottomissione del genere umano, l’illimitato
sfruttamento della natura, l’arricchimento sensa remore con trasferimento di
ogni ricchezza dai suoi titolari ai rapinatori della Cupola. Nella metro, sul
treno, in qualsiasi sala d’aspetto, sulle panchine, tra i banchi di scuola,
nelle assemblee, nove idioti su 10 perdono la percezione di dove stanno, di cosa
e di chi li circonda, dei suoni, colori, degli stimoli esterni al ricordo, alla
riflessione, all’emozione, per sprofondare nell’isolamento totale, travestito
da comunicazione o gioco. E’ l’atrofizzazione dei sensi, dei processi mentali,
dei rapporti con gli altri e con l’ambiente. E’ l’atomizzazionedella comunità,
l’isolamento dell’individuo, la frantumazione di ogni coesione sociale. E’
rendere inoffensivo la persona e, quindi, il suo contesto storico e naturale.
Con
i brutti ceffetti di Pokemon, del solito pessimo gusto disneyano
nippo-americano che aveva già tolto dignità e autenticità agli animali
biecamente antropomorfizzati (per sostituire nei bambini al rapporto con esseri
altri ma veri quello con repliche di se stessi, parlanti e abbigliati, hanno
fatto un passo avanti. Intanto e ancora non ci si rapporta più con i propri
simili e il proprio ambiente naturale o urbano, costruito dalla natura e dalla
creatività umana appositamente per noi. E magari, fissati su quell’aborto di
fantasia che compare all’incrocio, si andasse a sbattere e ci si svegliasse!
Sarebbe un effetto collaterale anche benefico, educativo. Ma si degrada tutto
ciò che ci circonda, che vada amato, goduto, incamerato, o criticato, respinto,
combattuto o sposato, facendone la quinta casuale e irrilevante di piccoli
obbrobri virtuali. Obbrobri a cui i creatori e i politici sponsor hanno
assegnato il compito di catturarci. E’ l’hybris per cui ci illudiamo di
catturare, prevalere, affermarci, vincere e, invece, siamo catturati,
sottomessi, vinti. Senza renderci conto. Come succede in quel grandissimo,
profetico, orwelliano, film di John Carpenter “Essi vivono”, nel quale messaggi
subliminali di autocastrazione e obbedienza, leggibili solo a chi aveva quell’ultimo
paio di occhiali (metafora della capacità critica), venivano assorbiti e metabolizzati
da una massa ridotta in schiavitù senza sapere perché e senza rendersene conto.
C’è
un altro programmato effetto disumanizzante nei redditizissimi, in termini
monetari e sociocidi, Pokemon. Nell’immaginario individuale e collettivo vanno
a sostituire un mondo di fiabe popolato da personaggi con una storia, un
carattere, comportamenti, contraddizioni. Insomma, al posto di un interlocutore
impegnativo, con il quale misurarsi e grazie al quale penetrare in altre categorie
di comportamento, confrontarsi con altri piani mentali, trovarsi in ragionata
contraddizione o armonia, ci sono queste macchiette colorate che appaiono e, al
più, si trasformano senza motivazione, senza passato e futuro, senza contesto, senza
un mondo parallelo nel quale trovare riflessi o negazioni del proprio. Un vero
assassinio di Biancaneve, del Lupo Cattivo, di Pollicino, di Pinocchio e del
Gatto e La Volpe. Dunque un socicidio abilmente affiancato al culturicidio. Un’umanità
lobotomizzata, è questo il compito assegnato, in cambio di fior di miliardi e
nella standing ovation di milioni di lobotomizzati, a Bill Gates, Steve Jobs, Nintendo e gli altri mercenari del potere
assoluto.
Naturalmente,
a parte qualche voce dissidente compressa tra gli osanna idolatri della
tecnologia qualunque essa sia (una è quella dell’ottima Daniela Ranieri su Il
Fatto Quotidiano), il coro è totalmente sincrono. Sembra che l’umanità abbia
compiuto un altro scatto verso l’evoluzione: la realtà virtuale inserita in
quella fisica, felice matrimonio che universalizza il ludico in tempi per altri
versi cupi e deprimenti. E qui il “manifesto”, con quell’etichetta per i gonzi
di “quotidiano comunista”, esprime tutta la sua autentica natura di organo di
fiancheggiamento dei processi di decerebrazione e falsificazione mondialisti.
Accanto al panegirico dedicato a una serial killer da manicomio criminale come
Hillary Clinton (ripetendo, dopo gli scandali della sua corruzione, la sua
frantumazione della Libia e di Gheddafi, i suoi servizi da bella di giorno e di notte nei postriboli Wall
Street, Pentagono e Neocon, l’esaltazione del 2008, racchiusa nel termine “Angelo
biondo”), accanto all’istantanea esecuzione di ogni desiderio che traspaia dai
poteri criminali supremi, che riguardi l’Afghanistan o Assad, Milosevic o
Gheddafi, l’operazione Regeni o il salvataggio della democrazia turca grazie a
Erdogan, ci sono gli ascari della Kultur.
Alias,
i paginoni detti culturali, astruserie elitarie da far sentire un allocco non
solo il proletario, ma perfino un laureato di cospicui studi. Pagine perciò
utili, con l’effetto esclusione e umiliazione, alla lotta di classe dall’alto, che
hanno un loro campione in tale Federico Ercole. Quanto più splatter, orrido,
corruttore, cultore di violenze efferate, sollecitatore di massacri e devastazione, è un nuovo videogioco, tanto
più orgasmatici sono i peana di Ercole. Il personaggio pare muoversi tra incoscenza
e complicità con quanto è alla radice della necrofilia che gli Stati Unii
coltivano nel proprio ventre e rovesciano sul resto del mondo. E naturalmente
non poteva mancare all’appuntamento con i Pokemon, che la sua tagliente
intelligenza ha classificato nell’amabile mondo del ludico. In pagine del
giornale che avviluppano questa vera e propria apologia di reato, questo
incitamento a spersonalizzarsi, se non a delinquere, si parla anche di altro.
Tipo della campagna di killeraggio di afroamericani in corso negli Usa, su cui
sono chiamati a sdottoreggiare comparse mediatiche rotte a ogni imbecillità: la
diffusione delle armi, il secondo emendamento, il razzismo latente o patente,
il disagio sociale, l’esclusione, l’incomunicabilità tra le comunità, bla bla
bla.
In
tanto, qualche pagina più avanti, Federico Ercole inneggia a tutto quello che è
stato inventato e viene inventato, esaltato, diffuso, consumato al fine preciso
di rendere normale e addirittura affascinante una polizia militarizzata,
composta da energumeni in foia di pestaggio e spari in testa, appositamente
addestrata perché i neri, e non solo i neri, si rassegnino. E, se non lo fanno,
giustifichino l’inaugurazione di quei campi d’internamento, già allestiti dalla
FEMA (Protezione Civile) in tutti i 52 Stati, in vista delle sollevazioni che
ci saranno quando la gente non ne potrà più. O quando troverà gli occhiali che
fanno scoprire i messaggi subliminali.
E’
il processo in atto in tutto l’Occidente. Dalle nostre partri la via la indica
Erdogan che ha appena chiuso 130 pubblicazioni e incarcerato una cinquantina di
giornalisti, oltre a 60mila altri sospetti. Autoattentati e autogolpe a questo
servono. E’ confermato dall’11 settembre in poi. Germania e Francia si adeguano
di corsa: Guardia Nazionale di nuova istituzione, tipo i pretoriani dell’imperatore,
militari in strada, forze speciali, sorveglianza totale. I sospetti? Tutti. E’
il nuovo ordine mondiale, bellezza. Gli attentati servono a questo, non lo vuoi
capire?
Manifesto e Amnesty:
meglio Erdogan che Al Sisi
C’è
Erdogan, al confronto col quale il presidente egiziano Al Sisi,
malauguratamente laico e non Nato, è una mammoletta (diffidate dalle nefandezze
che gli attribuiscono le vivandiere dell’Impero: è la tecnica Saddam,
Milosevic, Gheddafi, Chavez…). Ci sono i capi che dalle capitali occidentali
ordinano l’eliminazione dalla faccia della terra di paesi e popoli. Ma chi va a
fiaccolar al Pantheon il “manifesto”, e con lui Amnesty Italia, e con loro
Arci, triplice sindacale, Acli, i sindacalisti degli embedded Federazione della Stampa e Usigrai, con la faccia come il culo, Save
the Children, (quella del Viagra data da Gheddafi ai suoi soldati perché stuprassero
bimbetti) e tutto il cucuzzaro ripugnante dei fiancheggiatori dei creatori di
Pokemon e Isis? Ma come non indovinarlo: Giulio Regeni. Sì, proprio quello che
a Londra se la faceva, nella simpatica ditta “Oxford Analytica”, con i più
fetidi arnesi dello spionaggio atlantico e degli squadroni della morte: McColl,
Young e Negroponte. Povero ragazzo che si è fidato di chi lo ha spedito a
immolarsi per una bella provocazione a un presidente che si era permesso, con
grave scorno del “manifesto”, di liberare gli egiziani dai cari e fidati
Fratelli Musulmani.
Qualcuno
al Pantheon avrebbe potuto scorgere qualche tesserino Cia. Qualcuno a Monaco
avrebbe potuto intravvedere battaglioni di reparti speciali zampettare in giro
per tre ore lasciando fare a un mattocchio iraniano. Qualcuno a Rouen o a
Nizza, a Ansbach o a Wuerzburg, avrebbe potuto fare domande sconvenienti sul perché
quelli che oscurano siti eversivi e ne catturano i titolari, non hanno mai
beccato quelli dei siti Isis che rivendicano ogni nequizia. Qualcuno a Parigi,
Bruxelles e altrove potrebbe aver visto che i terroristi si sarebbero potuti
bloccare vivi meglio di un piccione a San Marco, ma che li si ammazzano apposta.
Qualcuno avrebbe potuto… se intanto non fosse stato impegnato ad acchiappare
quel maledetto Pokemon.