“Un impero fondato
dalla guerra deve mantenersi con la guerra” (Charles de Montesquieu)
“Coloro che non si
muovono, non si accorgono delle loro catene. (Rosa Luxemburg)
“E’ compito di coloro
che pensano di non stare dalla parte dei giustizieri” (Albert Camus)
E c’è pure la Pinotti
con gli anfibi
Grandi manovre del neocon Obama e dell’imperialismo
franco-anglosassone per riprendersi l’Africa sfuggita nel secolo scorso ai
predatori colonialisti. Madame Pinotti in orgasmo, già eccitata dai preliminari
con i nazisti di Ucraina, è pronta a fornire al prosseneta-capo i suoi gigolò
in uniforme.
Dopo l’eliminazione dalla scena del faro della libertà
africana, Gheddafi, viene spedito In avanscoperta in Mali e Centrafrica lo
sguattero Hollande. Il Mali sarà il primo paese del Sahel da ricondurre al
guinzaglio di Parigi. Viene utilizzato l’inquinamento islamista della lotta dei
Tuareg per la libertà del loro paese (l’Azawad) come pretesto contro un popolo
amico di Gheddafi, in lotta storica per l’indipendenza. Vi si dovrà costruire
una piattaforma per la destabilizzazione dell’Algeria. Nella Repubblica
Centrafricana, invece, lo sherpa apripista francese ricorre alla Legione a protezione di stragisti cristiani, attivati
per strappare agli anticolonialisti musulmani uranio e petrolio. Ora si va sul
sul bersaglio grosso, Libia e Nigeria. Entrano in campo direttamente (nella
prima per la seconda volta) le armate imperiali. E per riprendersi il
continente è necessario iniettare del botulino tra le rughe dell’islamofobia
euro-atlantica, il cui volto, liftato dall’11 settembre, è andato un po’
disfacendosi davanti all’evidenza che, alla faccia dei migliaia presuntamente
ammazzati da Al Qaida nelle Torri Gemelle e nei trasporti pubblici di Parigi e
Madrid, quei macellai sono stati, in Siria e in Libia, la soldataglia di
ventura agli ordini dell’imperatore. Come se le SS di Hitler si fossero
precipitate a spianare la strada per
Stalingrado all’Armata Rossa.