martedì 15 ottobre 2024

“NETANIAHU NON HA UN PIANO PER IL DOPO?” Ah ah ah ah ah !!!

 


Questa sera, martedì 15, alle 20, su  https://www.quiradiolondra.tv/live/   “Mondocane…punto” di Fulvio Grimaldi

 

Quod Deus perdere vult, dementat prius

C’è di tutto e di peggio. A partire dall’amico Volodymyr che vediamo scappare di capitale in capitale gridando “vittoria!” O da quell’altro, ancora più intimo, che ossessionato dal modello Churchill a Dresda, va scagliando bombe USA da 900 kg su tende spesse due centimetri, per il gusto di vedere bimbetti terroristi bruciare vivi (io l’ho visto fare a Gaza col fosforo bianco chiamato “Piombo Fuso”). Quando si dice “amici” si sa che sono quelli dei nostri benestanti politico-mediatico-economici e, in particolare della loro stella-guida “Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy una madre, soy cristiana”. Noi,.che siamo i malestanti, stiamo lì a guardare, a farci picchiare da Pavolini-Piantedosi quando diciamo basta genocidio e … a piangere.

Ci occupiamo anche di quei bastardi dell’Unifil che anziché stare in Libano a ostacolare le razzie di Israele, dovrebbero stare in Israele a bloccare le – eventuali – razzie dei terroristi di Hezbollah. Peccato che Israele ha devastato, sterminato e torturato il Libano tre volte dal 1978, senza riuscire a civilizzarlo come Gaza e la Cisgiordania. A dispetto dell’aiuto che gli hanno sempre fornito (Sabra e Shatila) i patriottici (come Yo soy Giorgia) contractor fascisti della comunità cristiano-maronita.

Ricordate all’ONU il pendaglio da forca inseguito, oltrechè dalla giustizia dell’artefatto che si chiama Stato degli ebrei, dalle persone perbene di tutto il mondo, palestinesi e libanesi in testa, mentre esibisce le due mappe? Una intitolata la “maledizione” che, poi sarebbero i paesi della Resistenza allo Stato fuorilegge e l’altra la “Benedizione”, dove si vede un frego, che dovrebbe essere un ponte, in partenza dall’Oceano Indiano e in arrivo sul Mediterraneo. Per dove? Ma è ovvio, per il paese del popolo eletto, unico, tra i popoli della Terra, caro a dio e a cui ogni cosa è permessa, fosse anche lo sterminio di tutti gli altri esseri viventi.

Sterminio che Bibi e i suoi complici, scampati al manicomio criminale, mettono in conto se si tratta di compierlo per arrivare al Grande Israele. Del quale quel ponte è la premessa. Cosa vuole quel ponte della “benedizione”? Benedire l’eliminazione dei maledetti togliendo di mezzo quel passaggio da Est a Ovest e dal Sud a Nord e viceversa che, al momento, grazie a Mar Rosso e Canale di Suez, offre ricchi frutti e attento controllo a un sacco di gente, arabi egiziani compresi, cui, secondo la logica del dio che ha eletto il popolo, non spetterebbero proprio. Quel transito dell’energia e delle altre ricchezze del pianeta deve passare sotto il controllo e per il profitto del popolo eletto.

Guardate la mappa di Bibì: da dove passa il frego rosso? Ma da Israele, anzi, proprio da Gaza e, precisamente, scarta a destra nel Mar Rosso, entra nel Golfo di Aqaba, costeggia gli amici sauditi e giordani e s’infila nel porto israeliano di Eilat, non per caso ripetutamente colpito dai missili dei bravi yemeniti. Si chiama, nei vaneggiamenti dei millenaristi di Sion, “Canale di Ben Gurion”, altro che di Suez.

Da lì in poi è tutto Sion. Fino a sbucare sul mare all’altezza di Gaza, dove può pure attingere, nel passaggio, all’ampio giacimento di gas, nominalmente di proprietà dei gazawi palestinesi. Proprietà, però, che il “dio degli eserciti” non ha previsto.

Pensate che c’è sempre chi, per dabbenaggine o, piuttosto, per perfida malizia, fa di Netaniahu e compari una banda di sprovveduti che menano colpi a casaccio. Costoro propagano la fola che i sionisti “non hanno un piano per il dopo”. Se lo dicono anche tra di loro, per rafforzare l’inganno là fuori. E continuano a dirlo anche dopo aver osservato con ammirato stupore, il frego rosso di Netaniahu dall’India al Mediterraneo.

 


 “Voglio uno Stato ebraico che comprenda Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Siria e Libano”. Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di Israele.

Cosa dicevano quelli, capeggiati da Theodor Herzl, al Primo Congresso Mondiale del Sionismo? Che Israele deve essere e sarà grande, grandissima. Erez Israel, la grande Israele. E l’hanno poi ripetuto e giurato tutti i successori, soprattutto quelli che hanno messo a ferro e fuoco, biblicamente, la Palestina e i palestinesi: Ben Gurion (non per nulla il nuovo canale si chiama come lui), Golda Meir, Begin, Shamir…. E chi di questi vampiri non l’ha detto, l’ha custodito nel cuore e nelle atomiche.

Come si fa? Si arriva in Palestina, protetti e lubrificati dalle armi, dalla propaganda, e dai sensi di colpa dell’Occidente politico, si racconta in giro di essere un popolo senza terra per una terra senza popolo, si fanno sparire, prima dalla conoscenza e poi dall’esistenza, i millenari locali, si giura che i propri bis-tris-quater-nonni vivevano lì e che, dunque, si torna a casa e si beccano due terzi del territorio.

Si chiude in riserva indiana quelli dell’altro terzo, che sono l’80 per cento degli abitanti e si comincia a rosicchiare altro territorio. Prima a nord, Libano, dove per tre volte, 1978, 1982 e 2006, gli va male. Poi a sud, Gaza, cinque volte tra il 2009, tanto per ammorbidire (come noialtri col Covid), e oggi. L’ultima pare che gli vada bene. Almeno un altro pezzetto, metà della Striscia pensano di esserselo assicurato. Vale ben un genocidio e l’ostracismo di 8 miliardi di esseri umani veri. Di cui, del resto, nessun è eletto.

Poi ci si riprova a nord, altro pezzetto, almeno fino al fiume Litani. Per il restante, quello definito da Herzl e sacralizzato nelle tavole di Mosè e Ben Gurion, il “Grande Israele dall’Eufrate al Nilo”, c’è tempo. Siamo o non siamo millenaristi. Lasciamo che gli abusivi indigeni rompano le palle piagnucolando “dal fiume al mare”. Noi pensiamo in grande.

E poi c’è chi dice che “non abbiamo un piano per il dopo” ,

Intanto a me piace ricordare quando, nel 2006, al termine di 33 giorni di calci in culo inflitti da Hezbollah, vidi Israele farsi coniglio e scampare oltre confine (dove arrivai appena in tempo per visitare a Khiam il carcere-simbolo dell’anima sionista: un apparato della tortura che ad Auschwitz avrebbe fatto un baffo). Sono passati 18 anni, tempo per una bella replica. Hai visto mai.

 

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