Sempre fuori dal vaso
Sul capitolo
nel blog “Fuori dal vaso”, relativo a iniziative non violente in Siria, ho
avuto vari commenti pro e contro. Molto si è risentita l’ecopacifista Marinella
Correggia, al di là dei distinguo da me fatti tra meriti della sua
controinformazione e avventatezza delle sue posizioni a favore di non violenti
in Siria, mettendomi addirittura a fianco di chi la “azzanna dal Qatar” (la
sovrapposizione di vittimismo e pacifismo è organica nei non violenti). Come
dire che chi attacca Obama perché
azzanna la Siria fa lo stesso lavoro di chi lo critica perché ancora non la
bombarda. E’ stato di vantaggio alla
Palestina o a Israele aver sostituito l’impegno “Intifada fino alla vittoria”
con le marcette “ contro tutte le violenze” di Luisa Morgantini e affini? Di questa discussione riproduco qui uno
scambio rappresentativo.
Mauro Murta ha detto...
Sono andato a vedere quell’articolo sul
sito del manifesto (da anni non lo compro più) e non mi pare che la Maguire la
faccia più di tanto fuori dal vaso: sta pur sempre condannando l’invio di armi
ai “ribelli” e i bombardamenti israeliani. E anche gli articoli della Correggia
mi sembrano imprimere un temporaneo salto di qualità al giornale.
Io sono piuttosto riluttante a considerare Mussalaha uno dei soliti tentativi di captatio benevolentiae per guadagnare i cittadini occidentali sensibili ma sprovveduti alla causa dell’aggressione. Per questo bastano e avanzano Amnesty International, Human Rights Watch, Save the Children, Saviano e Rainews 24. Sarebbe un’operazione piuttosto astrusa che, in cambio di pochi “consapevoli” come noi, potrebbe far perdere alla “causa” più di qualche sempliciotto di cui sopra. L’esistenza di un’opposizione interna legale, patriottica e che sostiene le forze armate è del tutto inconcepibile per chi ci vomita addosso l’oscena balla del “regime che massacra il suo popolo” e penso che non dovremmo liquidarla con leggerezza. Quanto si scrive qui (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1511) mi pare diverso dai soliti tentativi fintopacifisti di disarmare solo una parte. Magari saranno ingenui a pensare che una parte degli ”oppositori” possa deporre le armi, ma in fondo perché no? Specie dopo essere stati circondati dall’esercito…
Ritengo di essere nel giusto ad esultare quando le forze armate siriane trasformano i terroristi in cibo per gatti ma non ho la pretesa, dalla mia comoda poltrona, di insegnare a chi lotta tutti i giorni per schivare bombe e coltellate come far finire l’orrore. E se fosse vero che hanno convinto alcuni ribelli a rinunciare alla guerra, sarebbe un risultato politico rilevante. Posso sbagliarmi ma, a naso, Mussalaha e chi la sostiene come Correggia e Maguire mi sembrano comunque dalla parte della Siria. Di questi tempi, avercene!
Io sono piuttosto riluttante a considerare Mussalaha uno dei soliti tentativi di captatio benevolentiae per guadagnare i cittadini occidentali sensibili ma sprovveduti alla causa dell’aggressione. Per questo bastano e avanzano Amnesty International, Human Rights Watch, Save the Children, Saviano e Rainews 24. Sarebbe un’operazione piuttosto astrusa che, in cambio di pochi “consapevoli” come noi, potrebbe far perdere alla “causa” più di qualche sempliciotto di cui sopra. L’esistenza di un’opposizione interna legale, patriottica e che sostiene le forze armate è del tutto inconcepibile per chi ci vomita addosso l’oscena balla del “regime che massacra il suo popolo” e penso che non dovremmo liquidarla con leggerezza. Quanto si scrive qui (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1511) mi pare diverso dai soliti tentativi fintopacifisti di disarmare solo una parte. Magari saranno ingenui a pensare che una parte degli ”oppositori” possa deporre le armi, ma in fondo perché no? Specie dopo essere stati circondati dall’esercito…
Ritengo di essere nel giusto ad esultare quando le forze armate siriane trasformano i terroristi in cibo per gatti ma non ho la pretesa, dalla mia comoda poltrona, di insegnare a chi lotta tutti i giorni per schivare bombe e coltellate come far finire l’orrore. E se fosse vero che hanno convinto alcuni ribelli a rinunciare alla guerra, sarebbe un risultato politico rilevante. Posso sbagliarmi ma, a naso, Mussalaha e chi la sostiene come Correggia e Maguire mi sembrano comunque dalla parte della Siria. Di questi tempi, avercene!
26 maggio 2013 23:26
Fulvio ha detto...
Mauro Murta@
Capisco, ma non mi adeguo. La distanza è grande. C'è un discrimine assoluto: la nonviolenza da imporre sia al carnefice, che storicamente se ne fotte e ne approfitta, sia alla vittima, che ne viene sistematicamente distrutta. Placa forse i propri sensi di colpa e di impotenza (di persona inserita nella violenza colonialista occidentale) e fotte la parte aggredita. Rallegrarsi che qualche "ribelle"(?) si sia convertito al dialogo è come entusiasmarsi per aver ucciso una cavalletta del milione che piombano sul tuo campo. Qui non si tratta di ribelli da trascinare al disarmo, qui si tratta di potenze mondiali efferate, determinate a tutti i costi a distruggere Siria e mondo. Nel momento in cui un popolo in armi, col suo esercito e le sue neocostituite brigate di autodifesa dei centri abitati, si batte per la vita contro chi non rinuncerà mai a tentare di ucciderlo, nel momento in cui questa lotta è vincente, ecco che spuntano i bravi e buoni invocatori della nonviolenza di ENTRAMBE le parti. E' questa equivalenza, con la foglia di fico della protesta contro le ingerenze esterne (scontate), a essere vergognosa, opportunista, micidiale.
La Maguire - io c'ero - apparve nell'Irlanda del Nord nel momento di massima difficoltà degli inglesi e di massima unità combattente popolare. Fu un bacio della pace tossico, come s'è visto dagli esiti tragici e vergognosi di una lotta per la giustizia e contro il colonialismo britannico. Non per nulla Maguire Premio Nobel della Pace. Come Obama, come l’UE.
Occhio ai "buoni" nel momento dello scontro decisivo. Consapevoli o inconsapevoli del loro ruolo di collateralismo, indeboliscono l'unità attorno ai difensori combattenti. Li abbiamo visti all’opera nel corso di tutte le campagne di sterminio degli oppositori lanciate dall’imperialismo negli ultimi decenni. A volte hanno lasciato il tempo che trovavano ed è già questo una conferma della loro inanità. Ma perlopiù lo scovare e promuovere gruppuscoli nei quali si mescolavano idealisti dell’irrealtà, utili idioti, ansiosi di tirare fuori la pelle dallo scontro, e amici del giaguaro infiltrati per sottrarre forza e compattezza alla resistenza, mettendo oggettivamente sullo stesso piano carnefici e vittime nella condanna di una comune e indistinta violenza, non ha prodotto altro risultato che il rafforzamento del cerchiobottismo fiancheggiatore dell’aggressione. Né in Algeria, né a Cuba, né in Iraq, Libia, Vietnam, né da nessun’altra parte, né mai nella storia, un potente aggressore è stato fermato se non dall’opposizione armata di combattenti patriottici. Vale anche per le guerre sociali, da Spartaco alla Rivoluzione d’Ottobre. C’è qualcosa di demenziale, in coloro che perseguono la non violenza con onestà (negli altri c’è scaltra perfidia), a ritenere che si possa fermare il leone che attacca un branco di babbuini se questi, anziché organizzare il contrattacco, gli offrono una cena a base di foglie d’acacia.
Capisco, ma non mi adeguo. La distanza è grande. C'è un discrimine assoluto: la nonviolenza da imporre sia al carnefice, che storicamente se ne fotte e ne approfitta, sia alla vittima, che ne viene sistematicamente distrutta. Placa forse i propri sensi di colpa e di impotenza (di persona inserita nella violenza colonialista occidentale) e fotte la parte aggredita. Rallegrarsi che qualche "ribelle"(?) si sia convertito al dialogo è come entusiasmarsi per aver ucciso una cavalletta del milione che piombano sul tuo campo. Qui non si tratta di ribelli da trascinare al disarmo, qui si tratta di potenze mondiali efferate, determinate a tutti i costi a distruggere Siria e mondo. Nel momento in cui un popolo in armi, col suo esercito e le sue neocostituite brigate di autodifesa dei centri abitati, si batte per la vita contro chi non rinuncerà mai a tentare di ucciderlo, nel momento in cui questa lotta è vincente, ecco che spuntano i bravi e buoni invocatori della nonviolenza di ENTRAMBE le parti. E' questa equivalenza, con la foglia di fico della protesta contro le ingerenze esterne (scontate), a essere vergognosa, opportunista, micidiale.
La Maguire - io c'ero - apparve nell'Irlanda del Nord nel momento di massima difficoltà degli inglesi e di massima unità combattente popolare. Fu un bacio della pace tossico, come s'è visto dagli esiti tragici e vergognosi di una lotta per la giustizia e contro il colonialismo britannico. Non per nulla Maguire Premio Nobel della Pace. Come Obama, come l’UE.
Occhio ai "buoni" nel momento dello scontro decisivo. Consapevoli o inconsapevoli del loro ruolo di collateralismo, indeboliscono l'unità attorno ai difensori combattenti. Li abbiamo visti all’opera nel corso di tutte le campagne di sterminio degli oppositori lanciate dall’imperialismo negli ultimi decenni. A volte hanno lasciato il tempo che trovavano ed è già questo una conferma della loro inanità. Ma perlopiù lo scovare e promuovere gruppuscoli nei quali si mescolavano idealisti dell’irrealtà, utili idioti, ansiosi di tirare fuori la pelle dallo scontro, e amici del giaguaro infiltrati per sottrarre forza e compattezza alla resistenza, mettendo oggettivamente sullo stesso piano carnefici e vittime nella condanna di una comune e indistinta violenza, non ha prodotto altro risultato che il rafforzamento del cerchiobottismo fiancheggiatore dell’aggressione. Né in Algeria, né a Cuba, né in Iraq, Libia, Vietnam, né da nessun’altra parte, né mai nella storia, un potente aggressore è stato fermato se non dall’opposizione armata di combattenti patriottici. Vale anche per le guerre sociali, da Spartaco alla Rivoluzione d’Ottobre. C’è qualcosa di demenziale, in coloro che perseguono la non violenza con onestà (negli altri c’è scaltra perfidia), a ritenere che si possa fermare il leone che attacca un branco di babbuini se questi, anziché organizzare il contrattacco, gli offrono una cena a base di foglie d’acacia.
Ripeto l'esempio dei partigiani, a cui
nessuno sa replicare: sarebbe stato utile, addirittura immaginabile che le
brigate Garibaldi venissero frenate da qualcuno che le invitasse a buttare i
fucili e dialogare con l'esercito tedesco, o con gli aguzzini di Salò???
Eterogenesi dei fini e armi di
distrazione di massa
Aggiungo una
chiosa, neanche tanto tirata per i capelli e che farà infuriare le ginocrate e
anche qualche donna in ottima fede, tanto quanto il mio rifiuto di certa
nonviolenza totalitaria provoca stracciar di vesti tra i suoi corifei. Ogni
uccisione di donna da parte di un uomo scatena furori antimaschio e parossismi
vittimistici di genere. Alla stessa stregua, un misfatto di una persona che
capita di essere musulmana, offre il destro per anatemizzare l’intero Islam.
Come tutte le violenze sui corpi e sulle menti, questi delitti sono in massima
parte opera e frutto dell’assetto sociale e culturale nel quale ci hanno
rinserrato. Quella del femminicidio, piaga domestica spaventosa sulla metà del
genere umano e sul quale ho impegnato molti articoli e un intero mio docufilm
(“Messico: angeli e demoni nel
laboratorio dell’Impero”) è una delle manifestazioni tipiche del degrado umano,
in buona parte determinato dal culto dell’aggressività seminato a piene mani
dalla civiltà che si fonda sul dominio dei pochi forti e malvagi sui tanti
deboli e innocenti. Il ragazzetto calabro, oltre a vivere tra boss omicidi
supportati da dignitari politici, chissà quanti videogiochi (di quelli che
l’irresponsabile Ercole sul “manifesto” esalta) avrà visto in cui si ammazza
accoltellando e incendiando. Esseri come lui vengono scientificamente coltivati
in tv, al cinema, nella stampa, nelle caserme.
Ma pompare a
dismisura questa manifestazione della violenza sociale, da parte dei media e
politici di regime quanto di quelli della sedicente opposizione, e occultare, a
dispetto di ogni norma professionale, etica, sociale, analoghe e
quantitativamente non minori depravazioni del costume ed espressioni criminose
(le stragi di sette esoteriche, sevizie e assassinii delle produzioni video snuff, gli omicidi di mafia, gli
infanticidi di madri, le esecuzioni ed auto-esecuzioni in carcere, gli
avvelenamenti collettivi), indica strabismo ed emana un forte odore di
ipocrisia. L’agghiacciante sequenza di suicidi, fin nei modi più atroci, di
lavoratori e imprenditoruccoli, che lasciano vedove più morte che vive, non mi
pare che abbia finora provocato uno tsunami di anatemi contro la categoria
governo e finanza, analoga a quella scatenata contro la categoria“uomini”.
Su un Obama
che, ogni martedì riunito con i capi dei suoi servizi terroristici, in consesso
contemporaneamente accusatorio, giudicante e giustiziante, dà mandato di
omicidio, se non di strage, ai suoi droni e alle sue teste di cuoio, in base
solo al sospetto di terrorismo (perlopiù addossato a un passante, a un
villaggio, a un matrimonio o funerale, a un “disturbatore”), a dispetto della
differenza di proporzioni rispetto al proprio tema preferito, si tace.
Sull’ininterrotto massacro commissionato dai governi occidentali ai propri
sicari in Iraq e Siria, giocando sulla contrapposizione forzata di confessioni
ed etnie, si tace. Eppure, tra le vittime prevalgono le donne. Sulla
decimazione di interi segmenti di umanità per opera dell’agrobusiness e delle
multinazionali farmaceutiche e del malthusianesimo delle epidemie diffuse ad
arte, si tace.
L’assioma del
maschio che ci impongono apodittiche femministe, pensosi sociologi, psicologi a
un tanto a comparsata, è quello del “ti faccio quel che mi pare perché sei
mia”. Il maschio che vanta il possesso della femmina. Una proprietà privata
giustamente messa in discussione, come dovrebbe ogni altra forma di proprietà
privata e che da queste discende. Compresa quella delle madri che uccidono i
figli, dove l’omicidio, al netto della “piaga sociale” degli infanticidi, è di
natura psicologica e morale. Se oggi siamo il popolo che siamo, e non solo noi,
un Sigmund Freud non tarderebbe a trovare la matrice della nostra codardia, del
nostro cinismo, del nostro opportunismo, trasformismo, cerchiobottismo,
infingardaggine e della nostra… violenza, anche nell’assolutismo del potere
materno, nella sottomissione acritica ad esso per legge primaria della cultura
corrente, nel ricatto affettivo che corrompe quasi sempre il rapporto
madre-figlio, in quella che gli analisti hanno definito la spinta a
riappropriarsi del soggetto da parte di chi
lo aveva espulso dal proprio corpo. Anche questa una forma di possesso
da non osare mettere in discussione.
C’è una
creatività culturale, lunga come la nostra storia, sulla mamma che ce n’è una
sola, che è la migliore delle donne, che se le fai del male commetti peccato mortalissimo,
che ci offre l’amore più puro, dopo la quale ogni donna è un po’ mignotta. Simili
manipolazioni mentali ed emotive non potevano non rafforzare in quella che
viene indirizzata a ergersi a madre-padrona di colui “che tutto le deve perché
tutto la mamma sacrifica per lui”, la pretesa del dominio-amore totale.. Ne
esce una creatura inesorabilmente debole e quindi codarda e menzognera e
quindi, anche questa non è una novità scientifica, portata a rivalersi, con il
desiderio inconscio di un riequilibrio dei rapporti di forza attraverso il recupero
del dominio, da adulto, sulla “sua” femmina. E’ di questo passo, in questo
clima culturale, che si è rischiato per un pelo di avere Emma Bonino madre
della patria.
Qualcuno ha
parlato, con felice intuizione e sintesi, di “armi di distrazione di massa”.
Quando denuncio a tutto fiato la tragica catena di uccisioni di donne e non
accenno a quella delle donne sterminate nelle guerre USA-UE-Italia, adopero un’arma
di distrazione di massa. Lo stesso vale per la nonviolenza, i diritti civili,
quelli umani, la democrazia, usati a dosi narcotizzanti per coprirne l’abuso.
Diritti civili che come dimostrano i glorificati Obama, Hollande, Cameron,
Spielberg, possono andare perfettamente al passo con gli anfibi con cui questi nostri leader calpestano e
sotterrano milioni di vite. La citazione di Spielberg non deve sorprendere. Questo
cantore dell’epistemologia come rivelata a Guantanamo, il regista che più di
ogni altro esprime la sinergia tra Hollywood, Cia, Pentagono, Dipartimento di
Stato, Israele, da capo-padrone di una giuria di farlocconi, ha imposto la
Palma d’oro di Cannes a un film sull’amore lesbico (quello della maieutica gay
è ormai il tema dominante nel politically
correct universalmente perseguito). Arma di distrazione di massa da altri
lavori mostrati a Cannes, magari più urticanti, magari condanne senz’appello
dell’esistente.
Ci spelliamo le mani perché forze politiche e governi, impegnati allo spasimo nella nostra decimazione sociale o biologica, consacrano nel diritto civile coppie di fatto, matrimoni gay, la condanna dell’omofobia. Ma quando io sono inerte complice del bombardamento di una festa nuziale in qualche paese di “sottosviluppati”, quando non urlo al sapere che nelle carceri israeliani si imprigionano e torturano bambini, quando scientemente il complesso criminale di vertice fa morire di fame un bambino ogni tre minuti e, “mi consenta”, quando si accecano conigli per testare colliri, allora la roba di cui sopra diventa, suo malgrado, arma di distrazione di massa.
E a questo
punto non si può trascurare quello che l’arma di distrazione di massa la impiega in
chiave di terrorismo di Stato. Se le campagne sulla violenza alle donne, o
contro l’omofobia (ma menzionare le lobby dei gay, nella politica, nella
Chiesa, nelle associazioni, nella comunicazione, sarebbe gravemente incorrect), da certi manovratori vengono
fatte precipitare nell’eterogenesi dei fini, accantonando le atrocità del
potere, il terrorismo di Stato persegue lo stesso obiettivo. Delle operazioni false flag dell’ 11 settembre e dei
successivi a Londra e Madrid si potrebbe, volendo, sapere tutto. Oggi abbiamo
una sequenza curiosamente analoga: prima il grande botto di Boston, a seguire le
coltellate di Regno Unito e Francia. Tutto “islamico”. Azioni sulle quali c’è
da nutrire qualche dubbio, solo già osservando il ricorrente legame degli
autori con servizi segreti che “non li hanno saputo fermare” o, come nei casi
precedenti, li hanno manipolati, o poi uccisi, o fatti scomparire.
Cui prodest? Se ne è tratto giustificazione per un ulteriore giro di vite di repressione e sorveglianza, di militarizzazione di società già ridotte in condizioni postdemocratiche, come anche per oscurare, con un irrobustito anti-islamismo mediatico e militare, l’evidenza ormai solare dell’uso mercenario del terrorismo islamico in Libia e in Siria. E per la guerra globale infinita. Eterogenesi dei fini? In questo caso, arma di distrazione di massa. Sono tutte cose che ci riconducono al discorso con cui abbiamo iniziato: quello dei nonviolenti siriani.
Bignamino iraniano
Nei giorni
scorsi una giornalista internazionale, che sta preparando un ampio dossier
sull’Iran, mi ha fatto pervenire le seguenti domande relative al mio docufilm
“TARGET IRAN”, appena uscito in Italia e Iran. Le elenco. Seguono le mie assai
sintetiche risposte. Può essere un quadro utile per farsi un’idea della
situazione in Medioriente e per suscitare interlocuzioni.
- Fulvio Grimaldi, ci vuole parlare del suo film
sull’Iran
- Quali sono gli scenari interni in Iran?
- E gli scenari internazionali?
- Il Qatar e l’Arabia Saudita, alleati e partner
dell’Occidente, stanno portando avanti una pericolosa strategia di
destabilizzazione del Mediterraneo e Medio Oriente. Cosa ne pensa?
- Ci sarà una guerra contro l’Iran?
- Qual è la strategia in atto contro la Siria e che
peso ha nel progetto di Nuovo Ordine del Medio Oriente?
Ecco le risposte:
1) Il film "TARGET IRAN", girato quest'anno in Iran, illustra un
paese che in tutto l'Occidente ci viene rappresentato dalla maggioranza dei
media e delle posizioni politiche come "Stato Canaglia", "cuore
dell'Asse del Male", "centro del terrorismo internazionale" e
che viene ininterrottamente, da molti anni, minacciato di aggressione da parte
di Israele e degli Usa. Girato in varie località dell'Iran, illustra la
vita della gente comune, le varie forme d'aggressione subite con le sanzioni,
gli attentati dell'organizzazione Mujahedin e-Khalk , manovrata
dagli Usa e da Israele, e l'ingresso della droga afghana mirata a minare
la società iraniana. Particolare attenzione vi è riservata alla condizione della
donna, alla situazione politica e sociale, a una storia che va da Ciro il
Grande alla rivoluzione islamica e che ha prodotto una delle civiltà più
longeve del mondo. E' data voce ai protagonisti dello Stato, a esponenti delle
minoranze religiose come ai rappresentanti della cultura e ai cittadini
comuni.
2) L'Iran ha conosciuto negli ultimi trent'anni e, in particolare, dopo la
guerra Iraq-Iran, un forte sviluppo economico, agricolo e industriale, che
ha beneficiato soprattutto quei ceti popolari che la spietata dittatura
dello Shah di Persia, Reza Pahlevi, fiduciario dei governi e delle
multinazionali occidentali, aveva depredato a favore di una ristretta élite
legata al mondo degli affari interno ed esterno. Il paese, pur caratterizzato
da varie correnti di pensiero, dà l'impressione di essere fortemente unito
nella determinazione di opporsi alle pressioni e all'aggressività che gli
vengono inflitte da Usa, UE e Israele, in particolare nella difesa del diritto
alla sviluppo del nucleare civile e, in generale, della propria sovranità. Si
tratta evidentemente di uno Stato a egemonia della componente religiosa, pur
senza gli estremismi oscurantisti di altri paesi islamici come Arabia Saudita,
Egitto, le petromonarchie del Golfo. Sotto la presidenza di Ahmadinejad si è
verificato un deciso sostegno alle classi meno abbienti e una maggiore
tolleranza nei costumi rispetto ai precedenti dell'era khomeinista. Cosa che ha
tolto molto combustibile a quelle minoritarie componenti della società, i ceti
alti e medio-alti, che, sostenuti dagli Usa, nel 2009 alimentarono la
"rivoluzione verde" accampando brogli mai dimostrati nelle elezioni
presidenziali.
3) Sul piano internazionale, si ha generalmente l'impressione che
l'Iran sia assai isolato nel quadro della cosiddetta comunità
internazionale. Ma va tenuto presente che tale comunità si riduce
essenzialmente alla comunità NATO, mentre, come dimostra il vertice tenutosi
mesi fa a Teheran, l'Iran gode dell'appoggio di 120 paesi del Movimento
dei Non Allineati che sostengono la sua posizione. Particolarmente intensi
sono i rapporti materiali e politici con paesi progressisti e antimperialisti
come il Venezuela, il Brasile, l'Argentina, il Sudafrica, la Russia e
la Cina. In questo scenario si inserisce anche l'alleanza tra l'Iran, la Siria
e il movimento libanese degli Hezbollah, fondata sulla comune fede scita,
sull'antimperialismo e sull'antisionismo.
4) Qatar, Arbia Saudita e le altre dittature del Golfo, alleati degli Usa e
collisi-collusi con Israele per un ruolo dominante nel Medio Oriente,
agiscono di conserva con queste potenze per escludere dalla regione ogni
presenza considerata di ostacolo alle loro strategie: Libia, Iran, altri Stati
arabi laici, non incondizionatamente inseriti nel contesto neoliberista,
neofeudale ed autocratico dettato dall'Occidente. Perseguono in parte
anche un'agenda autonoma, che si avvale del richiamo confessionale in cui le
masse sunnite vengono mobilitate contro quelle scite. Ne sono divenute
tragicamente e vergognosamente complici anche le organizzazioni palestinesi,
sia laiche che religiose, transitate
opportunisticamente dall'alleanza con paesi come Libia e Siria, storici
difensori della causa araba e palestinese, alla sottomissione agli emiri del
Golfo, in particolare al più belligerante di essi, il Qatar dell'emiro Al
Thani. Al loro interno esiste un'ulteriore frazionamento, tra coloro che
appoggiano e armano l'estremismo salafita e wahabita, collegato alla creatura
USA, Al Qaida, parzialmente sfuggita di mano agli antichi padrini, e coloro che
puntano a un Medio Oriente controllato dai più affidabili, per l'Occidente,
Fratelli Musulmani. Di fronte a tutti questi, l'Iran rappresenta la roccaforte
di un Islam moderato, pacifico, indipendente, sostenitore della liberazione
della Palestina.
5) La mia esperienza di inviato speciale di guerra per 45 anni mi dice che,
se una guerra viene minacciata ripetutamente, alla fine viene lanciata. Da
vent'anni Israele, potenza atomica e bellicosa, che condiziona
pesantemente su questo piano la politica estera Usa, minaccia
di intervenire militarmente contro l'Iran, accusato a torto di voler
perseguire un riarmo nucleare. E intanto interviene insieme agli Usa in
Iran con una guerra a bassa intensità fatta di sanzioni e di campagne
terroristiche. Un'aggressione avrebbe tuttavia un carattere del tutto
demenziale perché dalle conseguenze imprevedibili e catastrofiche,
visto il rischio evidente di un allargamento a dimensioni geostrategiche
incalcolabili. La Russia di Putin, avviata a riasserire il suo ruolo di potenza
mondiale e di contrasto all'espansionismo globale statunitense, sta già
dimostrando in Siria la sua determinazione a non lasciare più campo libero
alle avventure belliche dell'imperialismo occidentale ed è una ferma
garante della sovranità iraniana e della pace nella regione. La Cina mantiene
posizioni analoghe, seppure esplicitate con minore vigore. L'intero sud del
mondo è contrario all'aggressività economica e militare delle potenze
neocolonialiste. Inoltre, l'Iran è un paese tecnologicamente e militarmente
avanzato e, a scanso di un attacco nucleare, costituirebbe, già solo per il
blocco degli Stretti di Hormuz che realizzerebbe, dai quali passa il 40%
dei rifornimenti energetici all'Occidente, l'occasione di un'inevitabile
conflagrazione planetaria.
6) La strategia in atto contro la Siria è finalizzata al Nuovo
Ordine Mondiale concepito da Reagan, potenziato dai Bush e portato al
parossismo da Obama. Essendo ormai l'unico grande paese arabo, dopo
l'annientamento di Iraq e Libia, la destabilizzazione del Sudan e la
neutralizzazione di Egitto, Algeria e altri paesi della regione, che si
oppone alla ricolonizzazione del Medioriente, già in atto a tappe forzate in
Africa dopo la caduta di Gheddafi, e a rallentare la marcia verso l'Iran e gli
obiettivi strategici finali, Russia e Cina, la sua distruzione-rimozione è per
l'Occidente imperialista e predatore una necessità ineluttabile. Come
nell'America Latina degli anni '70 e '80 del secolo scorso, quando gli Usa
attivarono le più sanguinose dittature della storia del subcontinente per
imporre la depredazione neoliberista dei popoli, oggi è in atto un'analoga
strategia in Medioriente e Africa. Vanno rimossi regimi ostili, o subalterni ma
logorati dall'opposizione popolare, e va imposto il controllo totale su
economia, risorse, forza lavoro, ruolo strategico. Obiettivo che viene
perseguito attraverso le divisioni etnico-confessionali innescate ad arte, le
destabilizzazioni tipo "rivoluzioni colorate" e l'utilizzo di
mercenariato terroristico (salafiti, Al Qaida), la manipolazione e
distorsione delle autentiche insubordinazioni sociali e, quando questi metodi
non raggiungono lo scopo, l'aggressione militare diretta. Le mistificazioni
necessarie a questo fine sono, da Milosevic in Serbia fino ad Assad in
Siria, la criminalizzazione delle leadership disobbedienti, mimetizzata da
difesa dei diritti umani e della democrazia (in stato di avanzata
demolizione invece in Occidente), e la conclamata "guerra globale al
terrorismo" (perlopiù islamico). Quest'ultima innescata dall'autoattentato
dell'11 settembre 2001 e periodicamente rilanciata con altre operazioni false
flag, nelle quali si sono specializzate le agenzie occidentali e israeliane
del terrorismo. In conclusione. è in gioco la riuscita del tentativo di una
infima minoranza elitaria del mondo di riavviare il proprio processo di
accumulazione trasferendo a se stessa quanto resta da raschiare di
ricchezza del pianeta e dei suoi viventi, umani, animali e vegetali. Costi quel
che costi, compresa la distruzione del mondo.
TUTTI A MILANO PER LA SIRIA, CONTRO GLI USA
Sabato 8 giugno, ore 17.00, Largo Donegani, Milano
Presidio-manifestazione al Consolato USA.
GIÙ LE MANI DALLA SIRIA!
JUGOSLAVIA, IRAQ, AFGHANISTAN, LIBIA CI HANNO INSEGNATO CHE LE “GUERRE
UMANITARIE” ALTRO NON SONO CHE MASSACRI PER INTERESSI ECONOMICI
E
GEOPOLITICI.
LE POTENZE IMPERIALISTE DELLA NATO (ITALIA COMPRESA),
ALLEATE CON L’ARABIA
SAUDITA, IL QUATAR, LA TURCHIA HANNO ARMATO E STANNO
SOSTENENDO, COME
IN LIBIA, UNA GUERRA DI AGGRESSIONE, SEMINANDO MORTE E
TERRORE IN SIRIA.
“L’Italia ripudia la guerra come strumento d’offesa alla libertà degli
altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”
QUESTO RECITA L’ART. 11 DELLA
NOSTRA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA
AL GOVERNO LETTA, CHE PROSEGUE CON LA POLITICA CONTRO
I
LAVORATORI, AUMENTANDO LE SPESE MILITARI,
AI PARTITI CHE LO SOSTENGONO, DICIAMO:
NON UN SOLDO PER LA GUERRA !
CHIAMIAMO ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA MINACCIA DI
GUERRA
APERTA ALLA SIRIA E ANCHE ALL’ IRAN, CON GRAVI
PERICOLI DI
ESTENSIONE DEL CONFLITTO, POICHÉ LA GUERRA È CONTRO I
LAVORATORI TOCCA A LORO FERMARLA.
Comitato contro la guerra – Milano
PER INFO:
comitatocontrolaguerramilano@gmail.com -
comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com - cell. 3383899559
Per
info: comitatocontrolaguerramilano@gmail.com
- comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com - cell. 3383899559
È IN CORSO LA RACCOLTA ADESIONI, ad ora
sono pervenute: Centro di
Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli; Ass.ne “La Casa Rossa”;
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia; Alternativa Politica
(nazionale); Comunisti Proletari Sez. Milano; Rete No War; Sito SibiaLiria.org;
Partito dei Comunisti Italiani (Nazionale); Redazione Marx21.IT; PeaceLink
(italia); Associazione Cult. Stella Alpina (No); Leonardo Cribio (cons. zona 9
mi-PRC); Fulvio Grimaldi….
19 commenti:
Fulvio, niente da eccepire sulle armi di distrazione di massa e sull’arruolamento, in tutti i sensi, di donne e gay nella guerra che l’Occidente ha dichiarato all’umanità.
Ma, per quanto mi sforzi, non riesco a vedere in Mussalaha e nei suoi sostenitori alcun appello al disarmo dell’esercito siriano. A quello dei “ribelli” invece sì e, posto che sia vero, sostengono di averne convinti alcuni ad accettare l’amnistia del governo. Dei loro incontri con gli “oppositori armati”, poi, danno corretti resoconti che ne descrivono il brutale fanatismo, al contrario dei nostri inviati alla Ricucci e Pagliara.
A parte i loro scritti sul web, non conosco Mairead Maguire e Marinella Correggia. Ma conosco Luisa Morgantini. Ci ho litigato furiosamente per esattamente gli stessi motivi da te citati quando entrambi eravamo iscritti alla newsletter di una tal Associazione Zaatar, curiosa ONLUS che mentre organizzava opere di solidarietà in Palestina, si univa al coro di propaganda contro Libia e Siria.
Mi dispiace, sarò ottuso ma non riesco a vedere come Correggia e Maguire possano essere fatte della stessa pasta della Morgantini. O dell’acchiappacitrulli Travaglio, che dopo averci deliziato con le sue mirabolanti inchieste sui ladri di polli butta lì un “Israele non sta attaccando i civili palestinesi”. Per me c’è la stessa differenza che passa fra un piatto di trenette col pesto e un Big Mac.
Se non sbaglio Maguire è quella attivista che è stata imprigionata una settimana in Israele e poi espulsa per le sue attenzione alla situazione dei palestinesi. Comunque condivido in generale che gli appelli al disarmo sono sempre rivolti più a chi si è difeso bene da un attacco che non ha dato i risultati sperati che non agli "amici delle democrazie". Come in Jugoslavia, quando la mediazione ONU ha convinto i croati fedeli alla Federazione ed i Serbi della Kraijna a consegnare le armi pesanti, mentre dalla Germania arrivavano armamenti agli Ustascia. Così anche a Saraievo ed in Kossovo dove le promesse ai serbi di un riconoscimento prima e di un'eliminazione delle pesanti sanzioni poi finirono con i bomardamenti NATO all'Uranio impoverito.
Aggiungio poi di condividere l'ostilità a tutte le organizzazione sul "femmicidio" gestite da femministe rancorose verso il genere maschile (e quelle donne che non la pensano come loro) ma pronte a cavalcare la tigre per usare la visibilità per una brillante carriera in politica.
Mauro Murta e altri@
Caro Mauro, ho già risposto al tuo primo commento, anche nel post successivo. Dalle parti dove sto io direbbero qui stamo a fa' tiche-tac, come er Barca. Ma devo specificare che non si tratta di persone, ma di linee politiche e ai miei argomenti trovo scarse risposte,anche in quella della Correggia che si limita ad accusarmi di azzannarla come l'emiro del Qatar. Come insegnava Michelangelo e come praticava la grande Montessori: il diavolo sta nei dettagli. Hai voglia a invocare la pace e denunciare i cattivi se poi chiedi ai cattivi e ai buoni di smetterla con la violenza. Il gruppetto No War, di cui Marinella è eminente esponente, si spinge a dare del dittatore ad Assad e a rimproverargli crimini. Cerchiamo di praticare un po' di maieutica e tiriamo fuori il succo della questione: invocare la pace e chiedere ad aggrediti e aggressori di smetterla con la violenza significa dare un assist all'aggressore. E qui Morgantini e Correggia stanno sullo stesso piano. Quanto a Mairead Maguire, Premio Nobel della Pace, devo precisare il mio giudizio alla luce della relazione finale che ha indirizzato al mondo al termine della delegazione che ha guidato in Siria e di cui Correggia faceva parte. Diversamente da quest'ultima, che ha elogiato la posizione di Mussalah per sollecitare la fine di tutte le violenze (e questo è un implicito appello al governo di disarmare), la Maguire non fa il minimo accenno alle "violenze" del governo, ma parla solo di quelle, e delle atrocità, dei mercenari e dei loro mandanti. Al governo siriano riconosce ogni merito e ogni verità.. Bella differenza. Onore all'irlandese. Sono d'accordo con Alex1. Ciao. Il citrullo acchiappato da Travaglio, di cui respingo le cantonate o complicità con Israele, (ma ha anche condannato la repressione e gli orrori Usraeliani), ma di cui riconosco la splendida forma linguistica e la migliore capacità, la competenza di giornalista polemista e investigatore, di demolizione dei nostri nemici interni. La citazione che gli attribuisci credo sia di molto tempo fa. Si può anche migliorare, come spero dei grillini. Non è poca cosa, vista la palude politica in cui sguazziamo. Siamo ridotti a trovare il buon dove c'è, scartando il cattivo.
Caro Fulvio,
giusto, siamo ridotti a trovare il buono dove c'è, e ce n'è molto poco. Dalle mie parti si dice che "in temp da guera as buta via nient", e quindi forse anche la Correggia la si può graziare con un buffetto. Ma poco importa, in fondo, e certamente poco importa a chi scrive. Leggo oggi sull'Ansa una notizia dal titolo ridicolo: "Tre occidentali uccisi dall'esercito di Assad" sottotitolo "Tra loro una 33enne americana". Poi, leggendo l'articolo - trattenendo come al solito i conati di ribrezzo - scopro che si tratta di tre "convertiti all'islam" che "combattevano con i ribelli", e che "l'FBI ha informato le famiglie". Notizia importante se non clamorosa, ma irriconoscibile dal titolo e che sparirà come rugiada al mattino, in un magico istante al levar del sole. Mi domando, ogni giorno di più, che cosa succederebbe se si formassero delle brigate internazionali di ispirazione socialista e repubblicana che andassero ad affiancare esercito siriano e guerriglieri libanesi. A volte mi pare che questa - lontana anni luce da qualsiasi realizzazione pratica, me ne rendo conto - sarebbe l'unica soluzione possibile per risvegliare l'opinione pubblica occidentale. Poi penso alla guerra di Spagna, mi sveglio dal sogno, e piango.
Abbracci
Stefano
Fai bene Fulvio ad insistere nel denunciare pacifisti "tout court" che fanno il lavoro,coscientemente o meno,di chi la pace di certo non vuole.Bene dice Assad che per una trattativa bisogna essere in due e pur con tutte le buone intenzioni se non si conosce il vero referente opposto è difficile arrivare ad una conclusione positiva.
Quindi acclarato che non se ne esce senza un vincitore sul campo non esiste alternativa allo schierarsi,o di quà o di là,senza fuorvianti vie di mezzo che creano solchi invalicabili buoni solo per gli imperialisti.
Caro Fulvio,
torno sul luogo del delitto per aggiungere un paio di riflessioni chiarificatrici. La prima, che riguarda i presunti pacifisti, è per ribadire la mia sostanziale condivisione con il tuo pensiero e per sottolineare che l'espressione "poco importa" riguarda la posizione della Correggia e affini, insomma, non ti curar di loro ma guarda e passa. La seconda, più importante, concerne invece il profondo senso di impotenza che mi assale ogni volta di fronte agli scempi imminenti. Ho sperato per la Serbia, per la Palestina, per l'Iraq, per la Libia, sto sperando per la Siria. Oltre al brutto sospetto di portare sfiga, mi sovviene anche il detto che chi vive sperando muore...poco onorevolmente. In altre parole, nel contesto di crisi economica e politica dell'Europa e dell'Italia, la cruciale questione siriana è decisamente ai margini, e la sua marginalità è ciò che permette alle iene e agli avvoltoi di fare il loro lavoro osceno. Ancora più grave, però, è il dato di fatto che le nostre voci, per quanto giuste, siano poco udibili e che le nostre schiene, per quanto dritte, siano troppo poche e troppo sparse. Non è disfattismo, ma un tentativo di riorganizzare le forze, di cercare con intelligenza dove trovare risorse. La Russia da sola probabilmente non basterà. Sperare che l'esercito siriano, per quanto eroico, possa resistere da solo a un eventuale intervento NATO-USA-Israele-Turchia, anche solo a una no-fly zone coadiuvata sul terreno da nuove armi occidentali, mi pare un po' troppo romantico. Ci vorrebbe la politica, un 'opposizione forte. Se al tempo del bombardamento di Belgrado l'Italia avesse assunto - e poteva farlo - la posizione della Grecia, e avesse costruito una linea sua, forse le cose sarebbero andate un po' meno bene agli assassini a stelle e strisce. Chi lo sa. Grillo che dice? Perché, invece di occuparsi di Rodotà sul suo blog non fa un post serio sul Medioriente, sulla presa per il culo globale di cui la Siria è il teatro più tragico? Forse lui non ne è in grado, ma qualcuno dei suoi collaboratori sì. Dico questo perché sarebbe forse un modo per farsi sentire dall'opinione pubblica che pesa. Mi scuso per la probabile ingenuità di queste parole, ma se non c'è un fronte comune, se non si va oltre alle Corregge, perdiamo la Siria, e se perdiamo la Siria, sono cazzi amari davvero.
Ciao
Stefano
E' morta Franca Rame e credo che dedicarle un pensiero non sia fuori tema. Ha lasciato scritto che al suo funerale vorrebbe che ci fossero tante, tante donne...vittime della violenza, come lo fu lei quarant'anni fa quando fu stuprata dai fascisti.Forse sarebbe contenta di vedere dietro di sé le anime delle migliaia di donne libiche e siriane stuprate, violentate, assassinate e mutilate dai "combattenti della libertà" che lei e suo marito hanno calorosamente sostenuto da due anni a questa parte, senza alcuna resipiscenza. Sarebbe un bello spettacolo!
LUCIANO
Anonimo@
Logicamente il primo a reggere la sua bara è stato il massimo trombettiere mediatico di quei massacri di donne, Gad Lerner.
Il commento di Luciano mi ha fatto scoprire con sgomento che Dario Fo ha scritto la prefazione ad un libro del ratto Shady Hamadi sulla "rivoluzione" siriana.
Non c'è niente di peggio che invecchiare male.
Vorrei tornare, anche se solo a margine, sul commento di Stefano in merito alla Siria. Mi sono messo a zigzagare sul web, stavo cercando del materiale per una riflessione sulla grottesca "mascherata" di Boston e mi sono imbattuto su un sito che (Veterans Today) anche a suono non mi pare proprio di complottisti anarcoinsurrezionalisti, beh, a parte il tema della maratona - che comunque Vi suggerisco (qualche americano ha gli occhi...) - vi ho trovata una perlina sulla Siria. La inserisco in originale, insieme al link, la traduzione è elementare.
Saluti, Emilio
http://www.veteranstoday.com/2013/05/25/why-obama-will-survive-the-equivalent-of-five-watergate-scandals/
" Why Syria?
Have you yet figured out why Obama will survive these crushing scandals and assume power in this country in a manner only reserved for such despots as Stalin? The road to Obama’s immediate survival runs through Damascus.
On the surface, Syria seems so very insignificant on the global chessboard. However, the key to invading Iran and seizing their oil fields is to first control Syria, because the occupation of Syria is an insurmountable checkmate against Russian ground troops’ intervention.
If the US takes over the Syrian revolution that we started through our al-Qaeda proxy forces, the US will gain a huge tactical advantage in the Middle East. The installation of short- and medium-range missile batteries in Syria will serve as a deterrent and a blocking mechanism for Russian ground troops’ ability to intervene in Iran.
If Russia allows the US to control Syria, Russia will lose any chance of preventing a US/NATO takeover of Iran. Russia and China have heavily vested themselves in gold. If Iran is stopped from selling its oil for gold, China, Russia and India will have wasted an enormous amount of the respective GNP’s in acquiring gold. And the acquisition of gold will be for naught if the US is about to re-establish the dominance of the Petrodollar as the world’s reserve currency through a successful invasion of Iran.
For awhile, it appeared as if Russia did not have the stomach for WWIII and they were going to let us topple Assad without so much as a whimper. I have been shocked as I have watched Russia apparently acquiesce to an impending takeover of Syria by US-led forces. However, recent Russian events make it clear that WWIII is on the horizon."
Una domanda ponevo sulle manifestazioni di Istanbul ed in Turchia. Mi sa che non ci hanno raccontato tutto. Possibile tanti scontri con la polizia solo per l'eliminazione di un parco? Non è che il governo turco sia un po' in difficoltà anche per la guerra che ha di fatto intrapreso con la Siria?
Mauro@
Già,e fosse solo quella prefazione!
Alex1@
Stanno manifestando a migliaia in tutte le città turche, anche dove non ci sono parchi (peraltro ottima ragione), ci sono scontri durissimi (non processioni CGIL), e i temi sono tutti politici, a iniziare dalla guerra che impoverisce la gente e ventila il trionfo salafita-Usa. L'innesco pare essere stata la rivolta popolare quando il governo ha organizzato l'attentato delle autobombe nella città al confine, attribuendolo ai siriani.
Peccato che a questo sconvolgimento che destabilizza il regime di Erdogan non partecipino più i curdi, ammanettati da Ocalan.
Emilio@
Sì, ma sono cose geostrategiche abbastanza note e ovvie. La novità è la storia dell'oro, ma non risulterebbe di tale rilievo e poi è avanzata come ipotesi: se non riusciranno a vendere...
visto che si è accennato alla Turchia posto qui un articolo sufficentemente esaustivo sulla genesi e lo sviluppo della insurrezione antigovernativa,perchè di questo si tratta,con notizie di prima mano e contenente il link dell'unico canale che trasmette in diretta i disordini.
link all'articolo:
http://www.sinistra.ch/?p=2842
e il link del canale:
http://www.youtube.com/watch?v=lwLM6cm1MsI&feature=player_embedded
http://www.dailymail.co.uk/news/article-2334769/Irans-president-Ahmadinejad-survives-helicopter-incident-makes-emergency-landing-touring-rural-area.html
@Fulvio
visto l'imminente incontro di Ginevra che ne pensi di questo improvviso cambiamento di rotta pro Assad dell'informazione occidentale e non
http://www.worldtribune.com/2013/05/31/nato-data-assad-winning-the-war-for-syrians-hearts-and-minds/
o di questo imam yemenita:
http://www.almanar.com.lb/french/adetails.php?eid=114629&cid=18&fromval=1
oppure con la storia del ritrovamento di gas sarin.
è pentimento vero oppure propaganda per addossare la colpa ad Assad di un eventuale fallimento del trattato,con proposte inaccettabili,tipo frammentazione della Siria,così magari giustificare pure un intervento diretto NATO?
Già Milosevic cadde in un trappolone simile,seppur con modalità diverse.
Per Fulvio. Concordo con Te sull'ovvietà delle considerazioni geostrategiche, la questione dell'oro può essere un'alea o comunque una visione "funzionalistica" banale anch'essa; in realtà il tema che mi premeva sottolineare è che mentre un blog di ex militari statunitensi parla diffusamente (cinicamente?spudoratamente?trasparentemente?) di bombe tarocche e di vera e propria strategia bellica orchestrata contro la Siria da noi anche l'ultimo dei cronistucoli di regime continua ad argomentare sull'oppressione da parte di Assad. Sono diventati più realisti del re.
Emilio
Un reportage di al-Manar (il network di Hezbollah) sui recenti sviluppi sul terreno. Da notare la grande dignità del militare intervistato. Per tirarsi un po' su il morale.
http://www.almanar.com.lb/english/adetails.php?eid=96049&cid=23&fromval=1&frid=23&seccatid=20&s1=1
Anonimo@
Sull'incidente con l'elicottero di Ahmadinejad. Il fatto che fra qualche giorno non sarà più presidente, dovrebbe eliminare il sospetto di un attentato dei soliti terroristi Usa
dei Mujahedin e-Khalk. Ma potrebbe anche essere una resa dei conti con colui che più dei suoi predecessori ha tenuto testa agli Usa e a Israele ed è il politico più popolare in Iran.
Rossoallosso@
Credo che si possa trattare di correnti all'intero dell'establishment Usa che pensano che farsi manovrare da Israele, dai petrodittatori, dal traballante regime turco, verso una Siria in mano ai Fratelli e ai salafiti, con dispendio militare Usa, possa non essere il massimo del bene per gli Usa.
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