Le azioni sono giudicate buone o
cattive, non per i loro meriti, ma secondo chi le compie. Non c’è atrocità –
tortura, incarcerazione, assassinio, strage di civili - che non cambi il
proprio colore morale quando sia commessa dalla ’nostra’ parte. Lo
sciovinista non solo non disapprova
infamie commesse dalla sua parte, ha anche una straordinaria capacità di
neppure percepirle. (George
Orwell)
Non mi sento obbligato a credere
che lo stesso dio che ci ha dotato di buonsenso,
ragione e intelletto voglia che noi vi rinunciamo. (Galileo Galilei)
Ogni verità passa per tre fasi.
Dapprima viene ridicolizzata, poi vi ci si oppone con violenza, infine la si
accetta come evidente. (Arthur Schopenhauer)
Ricorrenze
La feccia criminale
che, a partire dagli anni ’80 e dalla sconfitta dell’ultimo grande movimento di
vita mondiale (rinato poi solo in America Latina e nelle resistenze dei popoli
aggrediti), buttata la maschera dei travestimenti antifascisti e democratici,
ha impestato l’Occidente e azzannato il resto del mondo, ha celebrato in pompa
magna la dipartita di due suoi capitani di ventura, purtroppo giustiziati solo
dal tempo: Margaret Thatcher e Giulio Andreotti. Di entrambi questi pendagli da
forca e analfabeti culturali l’attuale Letta-Lecca si dichiara discepolo venerante. Entrambi stragisti
sociali e biologici, terroristi della primora, perciò collocati
appropriatamente nel panteon della civiltà più sanguinaria e cialtrona di tutti i tempi e paralleli. Un
ministro degli interni, con nessuna qualità che non il vezzo di Venere e la propensione
del sicario, ulula che sparatori di mortaretti “volevano uccidere”. E, tosto, i
giudici della Cancellieri gli danno dentro con tale imputazione. Abbiamo davanti cinque anni di inciucio mafioterroristico da sorci verdi. A meno che non ci rendiamo conto che siamo più di
loro.
Al punto che
al momento Obama, modello supremo per Ingroia, si affanna a inseguire la
veneranda maestra, sterminatrice di Bobby Sands e degli irlandesi, ingozzando a
forza, per le narici su sedie di contenimento, torturando e facendo morire 100
scioperanti della fame, rinchiusi innocenti nell’Auschwitz di Guantanamo. C’è,
dunque, poco da rallegrarsi di questa pulizia anagrafica, perché negli epigoni di
questi malviventi si sono moltiplicati cinismo, ferocia, protervia e nichilismo
planeticida. Con il bonus aggiuntivo del corredo dei salivatori e vasellinatori
di vocazione e professione allevati nella destra PCI, che poi era il PCI che
contava e, oggi, il PD che conta. Il PD dei conigli e delle pantegane al
guinzaglio del pitbull d’attacco ex-PCI, a sua volta addestrato dagli
stessi delinquenti mafiosi che giocano
d’azzardo su combattimenti drogati in tutto il mondo.
Si è
perfezionato il modello storico Usa del Partito Unico. Una specie di Arturo
Brachetti (il più grande trasformista del mondo) che si alterna tra abito da
sera e casacca da manovale, non facendoti capace che si tratta sempre della
stessa persona. Così con il PD e quello felicemente chiamato PDmenoelle. Ad
avere l’impudicizia e l’improntitudine di sbatterci sui denti la fine della
semisecolare finta diversità tra le rispettive cosche dirigenti e a
presentarcele nella loro nudità integrata e intrecciata, un diabolico Giano
bifronte, ci è voluta l’insolenza del despota golpista, il massimo capo della
vecchia destra PCI. Appunto. Siamo tra gli ectoplasmi, corrosi dai vizi e dagli agi, dell'ultima Bisanzio.
Che è anche
colui il quale ci ha tirato per l’anello al naso a celebrare certe ricorrenze
tra lo spurio, l’indecente, l’antistorico e, principalmente, il funzionale.
L’ultima, quella dedicata alla vittime del terrorismo, instaurata nel 2007.
Avreste pensato alla data di Piazza Fontana, di Giorgiana Masi, a quella delle
cento e cento vittime di Lotta Continua e del Movimento, degli innocenti delle
stragi di Stato, abbattuti dai
pretoriani del connubio PCI-DC-PSI, in piazza, a Ustica, a Bologna. Bravi
grulli. Non poteva che essere la data del ritrovamento di Moro. Hanno il senso
dello scherno, questi. Un loro squadrone della morte, travestito per
l’occasione da Brigate Rosse, fa fuori un deviante dai binari tracciati da
Washington, Tel Aviv e massonerie clerico-secolari e, sghignazzando tracotanti,
della sua eliminazione fanno ricorrente celebrazione anti-terrorista. Il
modello sono quegli atlantici che, abbattutesi le Torri Gemelle, proclamano la
guerra ad Al Qaida e con i piromani Al Qaida inceneriscono il pianeta.
Il discorso
vale per altre ricorrenze, tra l’incongruo e la nequizia strumentale. Pensate alle giornate della memoria, sia
quella di un olocausto presunto superiore a tutti, compreso quello dei 20 milioni di congolesi uccisi dal
Belgio, dei 3,5 milioni di iracheni della recente tornata imperiale, dei 18
milioni di nativi americani, sia quello delle foibe in cui si celebrano gli
infoibatori e genocidi fascisti. Ricorrenze, del resto, che hanno un’ascendenza
nobile: l’unità d’Italia fissata dal solito caporione “comunista” caro a
Kissinger nel giorno della proclamazione del Regno, 1861, quando all’Italia
unita mancava ancora il gran pezzo, per quanto marcio e corrotto quanto oggi la
cittadella residua, dello Stato della Chiesa. La data corretta era quella
abolita dal clerico-fascismo nel 1929, il 20 settembre 1870, quando i
bersaglieri sfondano Porta Pia e intaccano il carcinoma. Ma sarebbe dispiaciuto
a Nazinger, non sia mai. Gli epigoni del PCI sanno quali merde non pestare.
Giuliano imperatore
Non hanno
mancato neppure di chiamare a sostegno delle loro nefandezze il peggiore degli
antichi. Nel Colosseo, doveva crocefiggeva pagani (martirio poi attribuito dai
vincitori a se stessi), è stata celebrata la ricorrenza di San Costantino e dell’Editto di Milano.
Editto con cui il più sanguinario di tutti gli imperatori romani fece del
cristianesimo l’unica religione di Stato, e decretò la manomorta dei vescovi
sui beni dell’Impero e la persecuzione dei non cristiani. Nel nostro piccolo, noi preferiamo celebrare
i 1.340 anni dalla morte di Giuliano il Filosofo, una specie di Chavez in illo tempore, saggio e gentile
imperatore che, nei tre anni del suo impero, sottratto ai principi della Chiesa
il privilegio del dominio materiale e del controllo sulle menti, restaurò la
sovranità dello Stato, la libertà di culto e l’esemplare rispetto romano per la
pluralità di culture e confessioni. Rara
flor nell’infelice storia delle nostre genti. Lo chiamarono “l’apostata”.
Oggi per personaggi simili usano il termine “dittatore”.
Bonino
e sponsor
Tremate, tremate, la strega è tornata
Per quanto
provati dalla nostra storia, che vede brillare solo tre attimi, Risorgimento,
Resistenza e ’68, siamo rotti da decenni e, in particolare, dal consociativismo
degli ultimi vent’anni, a ogni sorta di sbalordimento. Quello provocato dall’ultima messa in scena di Napolitano-Berlusconi-PD rappresenta però l’occasione per
trasformarci in statue di sale, come Lot. Cavalieri dell’Apocalisse che hanno
trasformato in carogna un paese che, fin lì, si era limitato a rappresentarsi
in coma con squadroni di vermi in attesa. Sull’accozzaglia di conflitti
d’interesse, ministre incaricate di salvaguardare padri bancarottieri o figli
speculatori, di inquisiti e condannati per malefatte meritevoli dei peggiori
gulag, di corrotti e biscazzieri, erge il suo capino di vipera avvizzita Emma
Bonino. Una recordwoman di ogni possibile depistaggio e manipolazaione politico-culturali,
valvassina di un presidente Usa con più sangue sulle mani di qualsiasi
predecessore, alla quale perfino da “sinistra” è stato conferito il lauro
dell’eccellenza, non solo in quanto donna, ma che va conferito a chi, con divorzio, omosessuali e aborto, ha
reso perfettamente compatibili genocidi sociali neoliberisti e guerre di
sterminio imperiali.
C’è un’eco
in peggio della coppia Von Ribbentrop-Himmler nel duo napolitanesco mandato a governare le nostre relazioni e i nostri costumi. La prima, da partnerina negli esteri dello sfoltatore biologico planetario, ha appena garantito all’AD della corporation
USraele, John Kerry, la conferma del MUOS, l’acquisto degli F-35, la consegna a
Israele di 30 caccia M-346 di Alenia Aermacchi, l'ospitalità a forze speciali Usa che addestrino squadroni della morte italiani, tutto quello che serve per
squartare la Siria e chi capita, insomma strumenti preziosi per serial killer. L’altro, costola
difettosa di Hardcore, definendo potenziali assassini ragazzi che si
difendevano dallo stupro venale della loro valle con fuochi d’artificio, ha
subito allineato ai tempi correnti l’opera già meritoria di predecessori come
Cancellieri, Maroni (mitragliare le carrette dei migranti), Amato, Scajola, la créme de la créme napolitanesca, ma anche come Restivo (piazza
Fontana), Scelba (Portella della Ginestra), Mussolini (Matteotti), Marchese di
Rudinì (Bava Beccaris)…
Citiamo alla
rinfusa il cursus honorum di Bonino e
dei radicali. La lotta indefessa, mascherata da ghandiana, iconograficamente
illustrata da Pannella in mimetica accanto ai fascisti croati, o avvolto nella
bandiera israeliana a Gerusalemme, per
lo squartamento delle realtà statuali sovrani che impediscono al capitale, in
forma ultranazista, di procedere nella sua necrofagia planetaria. Suprematisti
del paradosso strafottente: tanto ghandiani per la nonviolenza e contro il
colonialismo, quanto Bush e Obama sono paladini dei diritti umani e contro il
terrorismo. Jugoslavia (nazisti croati),
Russia (terroristi ceceni), Cina (separatisti Uiguri e clericotiranni tibetani),
Vietnam (separatisti filo-Usa Montagnards), Palestina (nazisionisti),
Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, per citarne solo alcuni. La campagna per
l’ingresso dell’entità nazisionista nell’UE, quella per la santificazione di
agitprop delle guerre Cia e Mossad nei
Balcani, come Langer e Sofri; i congressi transnazionali a Tirana, a sostegno
del mafioso Berisha; la conclamata identificazione con tutti gli obiettivi
genocidi di ogni amministrazione Usa, dall’Iraq alla Libia, dalla Siria
all’Afghanistan, dal Venezuela del “dittatore” Chavez a presunti desaparecidos
in Laos (mai in Argentina!).
Ma il
digiunatore a lieto fine, dai conti alla rovescia che mai arrivano a zero, quello
che, per come tempo e vizi l’hanno ridotto, perfino Romero rifiuterebbe come
eccessivo per un remake della “Notte dei morti viventi”, e la sua ninfa Egeria (Numa Pompilio ancora si
rivolge nella tomba per l’accostamento), non si sono limitati al fiancheggiamento
all’estero degli squadroni della morte imperiali, o surrogati. Ce ne fosse stato
uno, tra i soloni della nostra politologia col lecca lecca incorporato, che
fosse riandato con la memoria alla guerra alla morte condotta dai radicali,
allora appropriatamente berlusconidi, contro i diritti dei lavoratori e degli
italiani tutti, con i loro famigerati 23 referendum del 2000 (14 furono cassati
dalla Corte Costituzionale per manifesto carattere delinquenziale). Che è poi
sicuramente quella che per Napolitano e suoi mandanti costituisce, nella fase
presente del sociocidio, la
giustificazione primaria per l’innalzamento al rango governativo della precursora. L'ultraforneriano obiettivo di quelle consultazioni popolari era l’abolizione
della giusta causa per i licenziamenti (art.18), l’introduzione del
licenziamento a capriccio del padrone e la scomparsa dell’attuale, pur
consociativa, forma di sindacato.
Le altre
gemme di questa shoah sociale, scaturite dagli ordini del giorno atlantici, dai
flirt con Bossi, dagli amori con Cossiga, Berlusconi, Veltroni, erano
l’abolizione della residua quota proporzionale, dell’autonomia dei magistrati,
la separazione delle carriere dei magistrati con i PM sottoposti all’esecutivo,
l’abolizione nel CSM del voto di lista (espressone delle diverse culture nella
magistratura), la responsabilità civile dei magistrati, il divieto ai magistrati di partecipare agli
arbitrati sulle opere pubbliche (via libera a Caltagirone e compari). E poi,
sempre con i B-52 a tappeto sui lavoratori, la liberalizzazione del lavoro a termine, a
domicilio, part time, l’abolizione
delle trattenute sindacali volontarie, anzianità più elevata per le pensioni,
abolizione del servizio nazionale sanitario, abolizione dell’Inail per gli
infortuni sul lavoro. La P2, oggi al potere, non potrebbe fare meglio.
Questo
schifo criminoso, che veniva da Emma chiamato “referendum liberali e
liberisti”, voleva ridurre in schiavitù i salariati, distruggere le tutele
sindacali e previdenziali, abolire il diritto alla salute, impedire la
copertura assicurativa sugli infortuni lavorativi, contribuire alla strage di
vite che la deregolamentazione economica si porta addosso. Non crediate che il parziale fallimento
dell’impresa di costoro, che non hanno mai sussurrato una parola su Guantanamo,
Abu Ghraib, i mercenari imperiali di Al Qaida, le stragi di civili da droni, il
linciaggio di Gheddafi, le sanzioni genocide a popoli disobbedienti, la
Diaz, abbia costituito all’epoca un
passo falso. Era il preambolo. Come s’è visto, la gente s’abitua. A forza di
ripetere quanto sulle prime pare un obbrobrio, ogni cosa riesce a diventare
normalità. Specie in assenza di controcanto. Alla fine pare inevitabile, che
non se ne possa fare a meno. Pensate agli scemi di guerra israeliani che da vent’anni
minacciano di attaccare l’Iran. Quando succederà sembrerà destino. Così con
Bonino: chi, per Napolitano e famigli, avrebbe potuto vantare maggiori meriti
di antesignana?
Lavoro di droni in Afghanistan
Di tutto questo a nessuno gliene cale un fico secco. C’è
forse un cenno di politica estera nei programmi di una qualsiasi tra le nostre
forze politiche parlamentari, o extraparlamentari? Con tutto che siamo uno
stuoino su cui strofinano le suole potentati esteri che vanno dal Lussemburgo
agli Stati Uniti, dalle isole Cayman al Qatar, pare, la politica estera, uno
sfizio da diplomatici rincoglioniti col doppio cognome. I tramortiti della
“sinistra” cianciano di cambiamenti, innovazioni, democrazie dal basso, aggregazioni
rifondatrici, e non guardano al di là del loro e degli altri nasi. Come se non
fossimo la tessera di un mosaico in cui tutto si regge. La Nato è un dato di
natura, quanto per il papa l’embrione che vale un Leonardo da Vinci maturo, la
morte tra spasimi, il matrimonio perenne, l’eterosessualità, la santità
miracolante di Padre Pio. Leggi di natura invalicabili come la BCE, Maastricht,
l’Euro, il debito, Olli Rehn. Come se al cane fosse dato di cambiare la sua
condizione spostando la cuccia nei cinque metri quadrati in cui sta attaccato
alla catena. E’ anche questa minchionaggine del volgo e dell’inclita che a Emma
Bonino offre opzioni sconfinate di (deprav)azione.
Il salvatore
della patria
C’è chi, da
autentico funambolo, imputa al Movimento 5 Stelle la colpa di averci inflitto
questa immonda marmaglia di regime per non aver votato Romano Prodi. Già, quel
lugubre marmottone da antro cattomassonico, impallinato dalla carica dei 101
favorevoli a soluzioni nette, ci avrebbe riscattato dalle vergogne
berlusconiane, dalle decimazioni montiane. Per farlo aveva titoli indiscutibili:
Stay behind, confidente Cia sulla privacy degli europei, Comitato di direzione Bilderberg, Bolkestein, OGM, Israele,
Nato. Uno che si è felicitato del colpo
di stato Usa contro Chavez, il più alto responsabile della strategia
ammazzapopoli di Lisbona, quello che ha imposto all’Europa la dittatura dei
mercati incisa nel marmo costituzionale e tradotta in diktat dai funzionari
della Spectra di Bruxelles: libera concorrenza
a scapito del progresso sociale, privatizzazioni-furto del patrimonio
collettivo. L’iperbeghino che, insistendo sulle “radici cristiani”, ha
condannato l’Europa all’oscurantismo reazionario della Chiesa, l’apriscatole di
ogni verminaio reazionario in fatto di scuola e sanità, il lustrascarpe degli
anfibi del Pentagono, l’apripista delle mattanze economico-sociali di
Berlusconi e Monti…
Grillini, grazie. Farete anche talune cazzate, ma per aver bloccato questo energumeno in coma attivo meritate un monumento.
Lampi di vittoria a Damasco
Si sono
dovute commissionare ai masnadieri infiltrati in Siria ulteriori stragi di
innocenti da addossare ad Assad, a Banias, nella regione di Latakia, e a
Reyhanli, oltre il confine turco, dove l’altro giorno due autobombe allestite
dai servizi turchi hanno fatto fuori 50 civili, perlopiù profughi dalla tonnara
siriana; c’è voluta la pirateria bombarola israeliana, sicuramente all’uranio,
sulle centrali di comando e di ricerca militari nel monte Kassiun, sopra
Damasco; è stato necessario rimpannucciare la balla delle armi chimiche
attribuite a Damasco, per limitare i contraccolpi di una situazione sfuggita di
mano.
Sul piano
militare, abbiamo la controffensiva vincente dell’esercito siriano, appoggiata
dai combattenti Hezbollah nelle aree di confine e dalle neocostituite milizie
di autodifesa nelle campagne e nei centri abitati. La marmaglia mercenaria, ora
finanziata, oltreché dai dollari delle petro- e demo-dittature, anche dai
proventi della droga afghana convogliata dalla Cia sul collaudato modello dei
Contras in Nicaragua e di varie formazioni Al Qaida qua e là, non ha né le
motivazioni, né la perizia delle forze armate siriane. Un esercito di leva che
si batte per la patria con il sostegno della stragrande maggioranza di una
popolazione incredibilmente determinata, alla faccia degli orrori che subisce
per mano dei “liberatori”. A ovest, sud e nord sono state ripresi i centri
strategici e le vie di comunicazione per le quali, da Giordania, Iraq, Turchia,
Libano, affluivano i prezzolati invasati di Al Qaida, le armi, il soldo, gli
squadristi della morte delle Forze Speciali Nato.
Sul piano
politico, oltre all’arrabattarsi tra di loro dei briganti delle varie
formazioni terroristiche per egemonia e bottino, s’è definitivamente compiuta
la rottura tra chi fa capo ai fratelli musulmani e ai loro padrini qatarioti e
sauditi e chi, “laico”, si prostra al
servizio di francesi, britannici, statunitensi. Con la conseguente lacerazione
tra la cosiddetta Coalizione Nazionale
Siriana, il cui presidente dimissionario, Moaz el Khatib, denuncia le
manipolazioni dei petromonarchi e si definisce “commesso viaggiatore di governi stranieri che perseguono solo i propri
interessi in Siria ”, e il cosiddetto Governo Provvisorio Siriano del
“premier” Ghassan Hitto, un fuoruscito negli Stati Uniti da trent’anni, che,
invece, è fiero di fare da commesso viaggiatore ai satrapi del Golfo.
Si
aggiungono vari imbarazzi degli aggressori. Registrata a suo vantaggio solo la
defezione del neopacificato PKK curdo, che ha smesso di rompere le palle e si è ritirato in Iraq su ordine di un
Ocalan che sembra ripetere l’infausta e desolante vicenda del rinnegato
nordirlandese ex-IRA, Gerry Adams, il premier turco Erdogan se la deve vedere
con una crescente opposizione interna al terrorismo di Stato antisiriano. A
Reyhanli, fallita la mistificazione di un massacro operato dai servizi siriani,
la popolazione, imitata in molti altri centri, si è messa a manifestare contro
il governo accusandolo di aver commesso gli attentati e di sfiancare il paese
in una guerra che ne fa la punta di lancia contro tutti i popoli che lo
circondano. Fa il paio con le crescenti manifestazioni contro il mercenariato
di tagliagole che imperversa in Libia e che, effetto non secondario, ha
talmente svuotato il trionfo Nato sulla nazione di Gheddafi da aver costretto,
dopo l’uccisione dell’ambasciatore Usa a Bengasi, trafficante di terroristi per la Siria, e l’esplosione dell’ambasciata
francese a Tripoli, Londra, Parigi e Washington a ritirare le proprie
rappresentanze diplomatiche e, addirittura, quelle commerciali! Barlumi di
luce.
Poi c’è la
defaillance mediatica. Sono ormai un’inondazione inarrestabile i video e le
testimonianze (sulla stampa russa, asiatica, latinoamericana e perfino
anglosassone) che documentano di che pasta siano fatti i “rivoluzionari” raccattati in Cecenia, Libia, Tunisia,
Marocco, Inghilterra, Francia, Israele (il 14 aprile a Homs sono stati
catturati, ed esibiti, ulteriori decine di agenti dei servizi e delle forze
speciali israeliani e di vari paesi Nato). Gente che fa decapitare prigionieri
a bambini, che esibisce teste mozzate su griglie, che estrae e mangia cuori dai
corpi di soldati, che, nel caso del Fronte Al Nusrah, rivendica la gloria di
300 attentati quest’anno, con stragi di civili colpevoli di non militare nel
complesso gangsteristico Nato-Golfo. Anche i più volenterosi dei nostri
violinisti della “liberazione” della Siria, come i noti Ricucci e stringer
raccogliticci di Formigli e delle Jene, fanno ormai una fatica boia a
rintracciare e intervistare un “rivoluzionario” che non sia un alqaidista
ceceno o libico. Di giorno in giorno,
sulle pagine e sugli schermi dei corifei dell’aggressione si fa più evidente
l’imbarazzo e le fanfare dell’esportazione della democrazia si vanno riducendo
a zufoli di pastorelli.
L’attacco
dei gangster israeliani e il connivente silenzio di tutti gli organismi di
composizione dei conflitti, a partire dall’ONU fino agli screditati detriti di
Amnesty International, non ha fatto che peggiorare la situazione. E’ vero che
ha dimostrato una volta di più che a Tel Aviv imperversano psicopatici disposti
a tutto, oggi in Siria, domani in Iran, e ciò giustamente terrorizza, ma ha
anche illuminato a giorno il paradosso di chi afferma di difendersi dal
terrorismo e poi compie stragi (300 i siriani caduti sotto i missili
israeliani) cui i terroristi impegnati sul terreno in Siria elevano ovazioni e
ringraziamenti, sottolineando l’unità strategica di base.
Tutto questo
ha incominciato ad imbarazzare la camarilla capeggiata da un Obama che il
paradosso di cui sopra ha costretto a inserire i tagliagole di Al Nusrah, unificatisi recentemente con Al Qaida Iraq, nella
lista delle organizzazioni terroristiche i cui membri, secondo la pratica
legalizzata dalla Casa Bianca l’inverno scorso, si posso assassinare senza
imputazione, difesa, processo. Con l’alleato e pilota-capo Israele, che
supporta a fulmini e tuoni i terroristi wahabiti-salafiti-Al Qaida, e gli Usa
che li dovrebbero eliminare in quanto elencati terroristi, il pasticcio è
paralizzante. Aggiungiamoci Carla Del Ponte, l’ex-PM del Tribunale burletta
allestito dagli Usa all’Aja, con sulla coscienza la distruzione della Serbia e
la morte di Slobodan Milosevic e, perciò, fidatissima dell’impero, che butta
all’aria l’intera operazione “armi chimiche impiegate da Assad” (copiata
pedissequamente dalle armi di distruzioni di massa di Saddam e dai
bombardamenti e stupri di Gheddafi sulla sua gente), affermando, da commissario
d’inchiesta ONU, che sono stati i “ribelli” a spararle sui civili, e l’impasse
degli aggressori appare totale (vedi foto di bel tomo con logo Al Qaida e
addosso la stessa granata di gas nervino, poi indicata come strumento di Assad).
Non ci si
illuda che la virago anti-serba si sia ravveduta. Come al tempo in cui accusò i
narcotrafficanti del brigante kosovaro, Hashim Thaci, di commercio di organi,
non ha fatto che fornire un assist all’Obama perplesso davanti a una società in
tracollo economico, che incomincia a dubitare della bontà di trasferimenti di
fondi da vitto, alloggio e diritti civili e sociali, alle avventure belliche Usa
con relativi mercenari islamisti.
Tutto questo
ha costretto il marrano (di famiglia) Kerry a precipitarsi a trattare con gli
irriducibili russi di Putin (sommergibili nucleari in Mediterraneo, flotta a
Latakia, missili S-300 al governo siriano) per una soluzione negoziata. Gli è
corso dietro, per rimediare, Netaniahu. La partita, dunque è tutta aperta.
Resta solo da sperare che russi e restante mondo perbene non si lascino
convincere a mollare Assad. Rappresenta oggi la sintesi e l’anima della Siria giusta, libera e sovrana.
Che non salti fuori un qualsiasi Letta siriano da pacificazione Nato con vasellina.
Aggiungo due
contributi che ritengo interessanti.
****************************************************************************************************************
Caro Fulvio,
Paolo Barnard è un personaggio inquietante. Inquieta il suo razzismo antitedesco ("nazisti nel DNA"? roba da eugenetica!).
Inquieta la sua stolida ignoranza (se c'era un popolo civile in Europa era quello tedesco - concordo con te - ed è civile anche adesso).
Inquieta la sua ottusità: per il dotto Barnard l'America pare che non sia ancora stata scoperta, e meno che meno esistono gli Usa. Che poi esista qualcosa noto come "capitalismo" e il suo fratello germano "imperialismo", va ovviamente al di là della comprensione del "genio incompreso".
L'antigrillismo di Barnard infine fa il paio con quello della sinistra, e allora riconsidero tutto d'accapo. Ovvero, l'inquietante trend barnardiano appare essere il lato seriamente psicodrammatico della laida farsa della sinistra, e parlo anche di quella sedicente "alternativa", tranne ridottissime eccezioni.
I topoi sono gli stessi: Libia, Siria, Iran, Ong, Pussy Riots, Femen, persino a volte - e questo ha dell'incredibile - l'America Bolivariana, Corea del Nord, Myanmar, insomma tutti i "luoghi comuni" dell'impero all'attacco. E' più facile trovare un cammello che è passato per la cruna di un ago che una qualsivoglia organizzazione di "sinistra" che non abbia pestato una, l'altra o tutte quante queste merde.
Sento infatti levarsi grandi proteste dalla "sinistra anticapitalista" contro gli attacchi criminali (in senso politico e giuridico) di Israele alla Siria. Oh, quante proteste! Un frastuono! Lo senti anche tu, immagino. Da coprirsi le orecchie!
Nessuna sorpresa che questa sinistra inutile e deleteria, menzognera, utile idiota, giustamente bastonata dagli elettori italiani anno dopo anno, veda il M5Stelle come il fumo negli occhi.
Manco a sperare che questo fumo li accechi: ci ha già pensato Giove a renderla demente e ad accecarla.
Paolo Barnard è un personaggio inquietante. Inquieta il suo razzismo antitedesco ("nazisti nel DNA"? roba da eugenetica!).
Inquieta la sua stolida ignoranza (se c'era un popolo civile in Europa era quello tedesco - concordo con te - ed è civile anche adesso).
Inquieta la sua ottusità: per il dotto Barnard l'America pare che non sia ancora stata scoperta, e meno che meno esistono gli Usa. Che poi esista qualcosa noto come "capitalismo" e il suo fratello germano "imperialismo", va ovviamente al di là della comprensione del "genio incompreso".
L'antigrillismo di Barnard infine fa il paio con quello della sinistra, e allora riconsidero tutto d'accapo. Ovvero, l'inquietante trend barnardiano appare essere il lato seriamente psicodrammatico della laida farsa della sinistra, e parlo anche di quella sedicente "alternativa", tranne ridottissime eccezioni.
I topoi sono gli stessi: Libia, Siria, Iran, Ong, Pussy Riots, Femen, persino a volte - e questo ha dell'incredibile - l'America Bolivariana, Corea del Nord, Myanmar, insomma tutti i "luoghi comuni" dell'impero all'attacco. E' più facile trovare un cammello che è passato per la cruna di un ago che una qualsivoglia organizzazione di "sinistra" che non abbia pestato una, l'altra o tutte quante queste merde.
Sento infatti levarsi grandi proteste dalla "sinistra anticapitalista" contro gli attacchi criminali (in senso politico e giuridico) di Israele alla Siria. Oh, quante proteste! Un frastuono! Lo senti anche tu, immagino. Da coprirsi le orecchie!
Nessuna sorpresa che questa sinistra inutile e deleteria, menzognera, utile idiota, giustamente bastonata dagli elettori italiani anno dopo anno, veda il M5Stelle come il fumo negli occhi.
Manco a sperare che questo fumo li accechi: ci ha già pensato Giove a renderla demente e ad accecarla.
8 commenti:
"Ocalan che sembra ripetere l’infausta e desolante vicenda del rinnegato nordirlandese ex-IRA, Gerry Adams"
Gerry Adams ha tradito da uomo libero, Ocalan, qualsiasi cosa dica o scriva, è in carcere in Turchia, paese non certo noto per la benevolenza nei confronti dei detenuti in generale e quelli politici in particolare. Se ripeterà certe idiozie da uomo libero, ne riparleremo.
Si, vorrei aggiungere che Ocalan è in carcere in Turchia anche per il tradimento dell'Italia "sinistra" di D'Alema, il quale prima gli ha promesso ospitalità, poi lo ha mandato nelle fauci degli aguzzini turchi.
A proposito di Turchia, anche il Manifesto deve ammettere che l'esercito lealista ha ottenuto importanti successi contro i ratti dell' "libero esercito siriano". Nel dramma della guerra sono buone notizie. Sullo stesso Manifesto non mi sembra sia stato ha però riportato il bilancio delle vittime dei "raid" (parola neutra ottimamente utilizzabile per minimizzare lo sdegno dell'opinione pubblica) sionisti contro la stessa Siria. Indignazione molto stemperata della redazione del quotidiano "comunista". Ma l'ipocrisia di tale giornale si rileva anche nell'elogio di Giulio Andreotti per essersi ritagliato uno spazio autonomo dalla Nato, in particolare per le aperture all'OLP ed alla Libia di Gheddafi, quando durante l'attacco alla Libia la stessa redazione del Manifesto si auspicava a più riprese "l'uscita di scena" del "dittatore". Ottimo il paragone di Fulvio di "Giuliano l'apostata" di cui poco si conosce (anzi sarebbe opportuno divulgarne la storia) con i governanti "deviati" di oggi, tanto per smitizzare che il Cristianesimo delle origini era tutto amore, pace e giustizia.
Mi dispiace, Anonimo, ma quella dell'uomo carcerato che non può esprimersi come vuole, non è una regola, nè un assioma. Pensa soltanto a Marwan Barghuti, in carcere con sei ergastoli, che insiste a incitare i palestinesi alla lotta.
Alex1, sarebbe utile che i discendenti dei romani si occupassero un po' più degli storici non asserviti al patriziato o ai vincitori cristiani. In particolare su Giuliano , su Nerone, Caligorla, Tioberio...
Comunicazione di servizio!
A chi cazzo devo dare l'8x1000?
Non certo allo Stato che lo usa per finanziare guerre.
Un tempo lo davo ai Valdesi ma poi ho saputo che finanziano la cloaca sionista del Centro Peres, quindi l'anno scorso mi sono tappato il naso insieme a tutti gli altri orifizi del mio corpo e l'ho dato alla Chiesa Cattolica.
Quest'anno ho visto che nell'elenco c'è anche la "Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa Meridionale" che, a naso, mi sembrano i più innocui.
Qualche consiglio?
Caro Mauro, la scelta della chiesa cattolica è senza dubbio la peggiore di tutte. Anche perchè questi delinquenti usano i soldi (gli vanno anche quelli di chi non si dichiara)per pubblicizzare a milionate le loro nefandezze in tv. L'80% dell'8 x 1000 alla chiesa cattolica va a finanziare lo IOR e i redditi del chierici. La scelta meno grave è sempre quella dello Stato, sperando che qualcosa finisca anche nei servizi pubblici.
Mi dispiace Fulvio, ma a questo Stato che mentre affonda continua a mandare e finanziare assassini in giro per il mondo non voglio dare un centesimo in più di quello che già mi estorce. Se io fossi un libico a cui i bombardieri italiani hanno buttato giù la casa con la famiglia dentro, proverei molta meno simpatia per chi ha finanziato quello Stato piuttosto che la Chiesa Cattolica.
A questo punto, visto che comunque devo buttarlo nel cesso, sono piuttosto orientato a dare l’8x1000 agli Ortodossi.
Volevo sottolineare l'affermazione di Epifani secondo la quale "vuole stare dalla parte di tutti" (quindi industriali ed operai, in una logica quanto meno interclassista) e per questo motivo non avrebbe partecipato alla manifestazione della FIOM. Adesso da segretario del partito dell'opportunismo puo' gettar la maschera. Ritengo pero' grave che tale affermazione sia di colui che e' stato a capo del piu' grande sindacato italiano, a dimostrazione che il ruolo dei sindacati confederali (e forse non solo) sia quello di controllare i propri iscritti e contenerne anche le piu' elementari istanze. Riguardo ll'otto per mille anche io avevo qualche simpatia per I valdesi, ma quest'anno non li beneficero' piu', anche a causa la loro campagna per le organizzazioni contro il "femminicidio", gestite da femministe astiose contro I "maschi", trampolino di lancio per carrier politiche. Per tale motive sono tentato di non esprimere preferenza.
Alessandro
Occhio Alex1, quando non esprimi preferenze, l'8x1000 viene distribuito in proporzione tra tutti gli altri, in grandissima maggioranza alla chiesa cattolica.
Insisto, riservatelo allo Stato: c'è qualche probabilità che una parte finisca a scuola e ospedali.
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