Kobane
“Quando si tratta di
marciare / molti non sanno / che il nemico marcia in testa. / La voce che dà
loro gli ordini / è la voce del nemico / e colui che parla del nemico / è il
nemico stesso”. (Bertold Brecht)
“La verità è che un
miliardo di falsità raccontate un miliardo di volte da un miliardo di persone
rimangono falsità”. (Travis Walton)
“Raul ha fatto bene,
appoggio la soluzione negoziata e pacifica dei conflitti. Ma non mi fido degli
Stati Uniti”. (Fidel Castro). Troppo poco troppo tardi.
Gioie e dolori
Kobané liberata, Mariupol vittima di strage False Flag per arrestare l’avanzata dei
patrioti di Novarussija, garrota ai No Tav con la mostruosa condanna dei 47
compagni, Sinistra Radicale (?) vittoriosa in Grecia e subito inciucio con la
Destra e la Nato, rinfrescante dipartita di un presidente della Repubblica
colpevole di alto tradimento e arrivo di un successore correo (e qui, più che altro,
“il modo ancor m’offende”, con questi ciarlatani che se la briscolano tra di
loro di nascosto e ci sbattono in faccia il classico “Io so’ io e voi nun siete ‘n cazzo”). Il regime masso-mafioso ha
dato il meglio di sé occultando con l’ammuina dei nomi, uno più scandaloso
dell’altro, la scelta consacrata al Nazareno e ora rafforzata dagli scilipoti
ex-M5S. I quali, così, hanno guadagnato un compenso che non solo consiste nel
recupero dello stipendio ridotto dal Movimento, ma anche nella prospettiva di una
lunga carriera di politici, piuttosto che di “cittadini”. Nel frattempo ci
dovevano distrarre dalla violenza fatta alla Legge, alla democrazia, alla
Costituzione, dando la stura alla fogna della Prima Repubblica: candidati al
Colle, tutti ovviamente buoni, giacché tutti ricattabili. La rottura del patto del Nazareno era una recita dei berlusconidi. Rimane salda la profonda
sintonia renzusconiana sotto l’ombrello della cupola mondialista.
Mamma, la DC s'è mangiata il PCI
La “sinistra”, invece, con il portabandiera “manifesto”, si unisce, con soddisfazione appena temperata rispetto all’esultanza per Tsipras, al gaudio a larghe intese per la scelta renzista del “democristiano perbene”, conseguenza della “rottura senz’ombra di dubbio”, neanche solo pro-tempore, del patto del Nazareno con il guitto mannaro delinquente. Consolidata la nuova “sinistra radicale tsiprasiana” con Fassina, Civati, Vendola e le note teste d’uovo, sotto l’occhio benevole del “democristiano perbene”, un virgulto ammuffito di De Mita, scongelato e servito in pasto a volponi e boccaloni. Che incidentalmente, oltre a essere patriarca di un clan famigliare che vanta fedine penali, marchiate mafia e Banda della Magliana, più di ogni famiglia siciliana, ci ha inflitto il “mattarellum”, figlio del referendum Segni, che affossava la proporzionale con il sistema maggioritario, prodromo dell’involuzione antidemocratica dal bipolarismo al bipartitismo e, infine, al monopartitismo, ora in versione renzusconiana. Da ministro della Difesa ha anche sostenuto in prima linea, con Germania, Usa e Wall Street, la distruzione della Jugoslavia del “dittatore” Milosevic, ha fatto rivoltare nella tomba centinaia di militari italiani uccisi dall'uranio, per aver negato ogni connessione tra cancro e servizio nei Balcani e ha completato il viaggio verso la de-democratizzazione dello Stato, abolendo la Leva (esercito di tutti, poco propenso a guerre e repressione) e introducendo l’esercito dei professionisti ben pagati. Mercenari del potere da addestrare in funzione del soldo e della fregola bellica dell’Occidente. Davvero perbene. Tutti contenti di morire democristiani.
Ora e sempre No Tav!
E, ancora, oltre lo squallore nazionale, i pirati
nazisionisti colpiscono Iran e Hezbollah e i patrioti libanesi rendono pan per
focaccia: la guerra si estende… A Kobane una resistenza di popolo con insegne della Comune di Parigi e del Che, sconfigge i mercenari dell'ISIS e solo la tracotante ignoranza dei giornalisti italiani può parlare di vittoria dei Peshmerga (che sono le milizie del Kurdistan iracheno colonizzato da Usa e Israele). Ce n’è
di roba,.ma, prima, due parole sul terribile segno dei tempi che dà la sentenza
di Torino, frutto dell’aria che tira e che, con il concorso di forcaioli come
l’ex-procuratore Caselli e i PM suoi
discepoli, Paladino e Rinaudo, hanno trasformato la Valsusa nel
laboratorio nazionale dell’extra-legalità, della repressione,
dell’annientamento della sovranità e
autodeterminazione popolare, della dittatura. Insomma, in Valsusa deve nascere
un piccolo Stato di Polizia. Per vedere che effetto che fa in giro….
I 143 anni di carcere e i 150mila euro di spese a parti
civili, come i gassatori della Valle, devono
piegare e sbancare, non solo le persone che si sono erte a difesa del
loro territorio, contro abusi, violenze, devastazioni, occupazione militare, ma
anche tutti quelli nel paese per i quali la Valle è stata un’università Poi ci sono gli altrettanto scandalosi 220mila
euro inflitti ad Alberto Perino e altri per aver “danneggiato” la LTF. Siano un avvertimento a chiunque in
questo paese si preoccupa di obiettare all’avvelenamento da inceneritore,
discarica, poligono, elettromagnetismo, trivelle a gogò, guerra, ma anche da
giustizia, esclusione e repressione. In buona sostanza, non ci si azzardi a
buttare sabbia negli ingranaggi del rullo compressore “Sblocca Italia”. Più che
con la reclusione, con cui un popolo in lotta sa starci, vogliono strangolare
la resistenza finanziariamente, riducendola sul lastrico, anzi,
sotterrandocela. Occorre davvero, anche per riconoscimento di quanto la Valsusa
ha dato all’antagonismo italiano e internazionale, una grande mobilitazione di
militanti e di massa che unisca tutte le
aeree di sofferenza e di contrasto – Muos, Mose, Grandi Navi, servitù sarde e
friulane, forze contro la devastazione sociale e ambientale in Puglia,
Basilicata, Sicilia, ovunque - per sostenere, fino all’ultimo respiro di
libertà, la lotta dei No Tav.
Una bella e valida proposta è stata quella del senatore
Scibona (M5S) di nominare Alberto Perino,
icona nazionale della battaglia No Tav, candidato alla Presidenza della
Repubblica. Quanto a Erri De Luca,
stiamo appassionatamente al suo fianco nel processo per un reato d’opinione trasformato
da piccoli Torquemada in istigazione a delinquere. Condividiamo la sua
inconfutabile asserzione del diritto all’autodifesa di chi è minacciato nella
comunità e nella persona. Su altri argomenti trovo De Luca sul lato opposto
della barricata, ma i cartelli “Je suis
Erri”, branditi in aula da un pubblico consapevole, hanno nobilmente ribaltato
in autenticità il fariseismo e l’ottusità dei “Je suis Charlie”.
Scherzi della memoria
Siamo riemersi illesi dal “Giorno della memoria”. L’anti-storica
rivendicazione dell’ “unicità” di quel crimine non ci ha distratto
dall’attenzione sull’olocausto dei palestinesi, degli arabi, dei musulmani, dei
balcanici, degli africani, dei relativi milioni inconfutabili, tuttora in atto
e in crescendo. Cosa che ci ha dato una
nuova, sempre più estesa, misura dell’ipocrisia dei regimi, dei loro cantori e
della strumentalità dell’evocazione delle povere vittime. Per quanto fossero
60mila o 6 milioni, per come fossero periti, per fame e tifo, o per esecuzioni
programmate. Sono le due teorie degli storici alle quali entrambe spetta il
diritto al rispetto. Anche nei tempi in cui storici non conformi vengono
sbattuti in prigione e cacciati dalle cattedre, anche nei tempi in cui lo
scrittore De Luca viene processato per aver manifestato un’idea, giusta e
legittima e molto meglio di Charlie Hebdo.
Qualcuno ci spiegherà il sistematico vuoto di “memoria” sulla
collaborazione tra organizzazioni ebraiche e governo nazista, prolungatasi dal
1933 al 1942, per promuovere il trasferimento degli ebrei in Palestina, o il
fatto che i potenti e occhiuti alleati non abbiano mai bombardato le linee
ferroviarie per bloccare il trasporto dei deportati, o anche quale fosse la
responsabilità dei governi occidentali nel rifiutare l’immigrazione
ebraica. Ma qualcuno dovrà anche chiedere
conto a Ovadia e Furio Colombo, due stelle del varietà mediatico ebraico, del
loro strabismo nel deprecare l’abitudine umana ai genocidi. Poliziotto buono e
poliziotto cattivo. Lo showman “ebreo di sinistra”, impegnato da sempre a
glorificare, se non altro, l’eletta qualità della religione scaturita dalla
bibbia, di cui ricorda l’invito ad accoglienza e convivenza e dimentica
l’invito incessante alla guerra e alla decimazione dei “non eletti”, come
portato al parossismo oggi, lamenta scarsa attenzione ad altri stermini, tipo Tutsi
in Ruanda, Cambogia, armeni, filippini, manciuri…
Il giornalista,
sionista ultrà, ma veneratore del Papa quanto Ovadia, pagato pegno con i soliti
lamenti su Rom, migranti, svolto il compito di perenne colpevolizzatore di
tedeschi e italiani passati, presenti e futuri, si risente, invece, del fatto
che qualcuno abbia potuto mettere in coda alle celebrazioni dell’ “unicità”,
anche un ricordino per i periti dell’elenco ovadiano. Curioso che nessuno, tra
i tanti bagni di sangue dal duo elencati, abbia come autore diretto gli Usa o
Israele: niente Gaza, niente nativi americani, niente cinesi, niente giapponesi
di Hiroshima, niente civili tedeschi, niente iracheni, libici, siriani, somali,
vietnamiti… Scherzi della memoria. E’ nell’arco delle ore che vanno dall’accensione
della Menorah, per il “Giorno della memoria”, alla fine delle sue candele, che
Israele ha colpito e ucciso, in Siria, un generale dei Pasdaran iraniano e
sette alti dirigenti di Hezbollah, per poi reagire alla sacrosanta rappresaglia
dei libanesi (Israele dice 2 soldati morti, altre fonti, 15 e una serie di
veicoli), rovesciando proiettili e missili sulla popolazione del Sud Libano e
sulle forze dell’ONU (un morto). Affetti da diabolico antisemitismo questi
semiti arabi. Charlie Hebdo andava ancora spremuto.
GRECIA: Il Carro di Fetonte
Pensavano di acchiappare il sol dell’avvenire (in
parlamento) grazie a un augusto padrino , ma, come l’improvvido Fetonte,
impegnato a dimostrarsi figlio di Apollo, prima hanno carbonizzato un po’ di
cielo e un po’ di terra, poi sono precipitati. Nichi Vendola sostiene la
candidatura a capo dello Stato di Sergio Mattarella, autentica speranza per la
sinistra, a dispetto della zavorra di una famiglia tra le più tartassate dai
codici della Sicilia. Per uno che amoreggiava con Don Verzè e Archinà dei Riva,
ci sta. Ma che Tsipras a pugno chiuso, dopo aver ripetutamente garantitosi
della Nato, nomini ministro della Difesa (della futura militarizzazione e delle
guerre euro-atlantiche), un destro estremo come Panos Kammenos, trucido
grassone impresentabile, capo dei “Greci Indipendent”i, formazione xenofoba,
razzista, omofoba, può avergli procurato indulgenza, comprensione e perfino
affetto da tutta la destra (non c’è che quella) europea. Ma avrebbe dovuto
mettere un po’ di sordina al tripudio del “manifesto” e ai peana dei
sinistrati: orgasmo vicario di chi non può che fare il guardone.
E, qui, un inciso. “Perché
il padre di questa vittoria è solo il quarantenne Tsipras” sentenzia il
“manifesto” . E no, cari “giornalisti comunisti”, un po’ conta anche
marxianamente, la classe e, se concedete, il popolo. O vogliamo piegarci alle
personalizzazioni che, a dispetto di tante vostre sbandate per la “persona
della Provvidenza” (Hillary, Obama, D’Alema, Bertinotti, Cofferati, Ingroia,
Vendola) deprecate per Renzi, Grillo, Berlusconi. Per tre anni
ininterrottamente centinaia di migliaia, nel totale milioni, di greci hanno
occupato le piazze e hanno combattuto, senza remore nonviolente, la consorteria dei vendipatria e i suoi
pretoriani, altro che “il solo quarantenne”. Ma le richieste, allora, andavano
ben oltre gli attuali propositi e forse, se il 40% dei greci non ha votato, un
problemino di fiducia c’è.
Commovente e patetiche, ad Atene, le centurie di militanti
rivoluzionari con la cotta di chierichietti dell’italica “Brigata Kalimera”.
Insopportabile quel Bella Ciao tuttofare che include titolari come i No Tav, o
i kobaniani, assieme ad abusivi come Santoro, o i parlamentari soggiogati da
Napolitano. Un’altra roba che ci hanno fregato e contaminato.
Intanto, man mano
che si avvicinava a posizioni di responsabilità e pragmatismo, più volte
ribadite, si ammorbidiva la già inflessibile lancia dell’oplite delle Termopili:
niente più trattati da cancellare, solo l’austerity da attenuare e il debito da
“rinegoziare” (come fosse dovuto a chi lo ha provocato). Poi, quella nomina
alla Difesa, i ministri espressi dalla cosca degli intoccabili armatori, il
governo di tutti maschi (il “manifesto”, all’ottavo brindisi, l’ha chiamato dream-team – “squadra da sogno” era
troppo burino), alla faccia delle tante avanguardie femminili di una lotta
vincente di 4 anni. Infine il giuramento che avrebbe mantenuto intonsa la spesa
militare greca (Nato), che l’Euro, patibolo della Grecia, non sarebbe stato
toccato. Eccoci a quell’Europa col rossetto e le calze a rete, trasformata da
ruffiana in amante di rango, che qualcuno vagheggia e che verrà comunque
decapitata, alla maniera degli apprendisti ISIS, all’atto del TTIP.
Ricordate gli strepiti alla notizia dell’alleanza tecnica al
parlamento europeo tra Grillo e Farage, “fascistone maschilista e xenofobo”?
Tutte le combriccole fatte apposta per tagliare le gambe ai Cinque Stelle hanno
sparato riprovazione per settimane. Su questa combine, dove il pugno chiuso si
puntella su una spranga antimigranti e sulla più alta spesa militare d’Europa
in rapporto alla popolazione, “manifesto” e allegra brigata hanno sorvolato con
grande chic. I due pesi e due misure non sono esclusiva di quegli altri. Ora si
odono grida e sussurri sul proposito di fermare le privatizzazioni, di far
mangiare i greci scarnificati dall’euro. Vedremo.
Tsipras: una sintesi
di Spartaco, Marx, Lenin, Zapata
Addirittura, con l’ennesima cantonata di Tommaso De
Francesco sull’iper-euforico “manifesto”,
si afferma che Atene rompe la necessaria unanimità UE, opponendosi ad
“altre” sanzioni alla Russia (pur deprecando le cattive maniere di Putin) e,
hai visto mai, un ministro della Difesa che occhieggia verso Mosca… Dai funambolismi
di De Francesco sorge uno Tsipras condottiero anti-atlantico, partner di Putin
per essersi pronunciato contro le sanzioni. Falso, mai detto. Si è limitato,
con la Mogherini, a lamentare il metodo,
che aveva escluso la Grecia dalla deliberazione. Trattasi del giornalista, che, a suo tempo e ancora oggi,
ha definito la difesa delle istituzioni serbe dall’assalto dei tagliagole UCK
in Kosovo, “contropulizia etnica”.
O, più recentemente, il pogrom pro-golpe allestito dagli Usa con gli ascari
nazisti a Kiev, una “giusta protesta
contro il corrotto Yanukovic… per non
farlo finire nelle mani di Putin”. Chi ricorda come Marinetti definiva
individui del genere?
Ceteris paribus, non pare “la grande svolta”. Ma staremo e vedere augurandoci di sbagliare. Sapremo flagellare la nostra cecità politica.Intanto preoccupa questo delirio pro-Tsipras come condiviso, in “profonda sintonia”, tra gli uni e i loro supposti opposti. Con quel Vendola dall’onnicomprensivo, celestiale vuoto pneumatico del logo “Human Factor”. Al ragazzotto di Terlizzi non pareva vero di poterlo scrivere in inglese. Poi c’è la sposa morganatica europea del baldo greco, Barbara Spinelli, tuttora lì, nella lista Tsipras, tuttora fiduciaria “a sinistra” dei padroni del mondo riuniti in Bilderberg. Alexis, non è un bel vedere, non ti pare? Dettaglio significativo, come avrebbe detto Maria Montessori, la presentazione del libro "Alexis Tsipras, la mia Sinistra" da fan come Vendola e Fassina, moderata dalla nota Lucia Goracci, che, invece, fan appassionata era in Rai dei mozzateste in Libia e Siria. Tout se tien.
Yemen e Argentina,
tenaglia sull’Iran
Restano due situazioni incandescenti, non per nulla
anch’esse innescate dalla miccia accesa con l’operazione di Parigi. Ricadute di
False Flag che, con protervia
complottista, insieme alle tante altre, si possono ritenere programmate (vedi nel
prossimo post sulle salmerie anti-complottiste dell’armata sinistronza): Yemen
e Argentina, due paesi su cui, agevolata dall’infuocato clima di solidarietà
con ebrei e Israele, si sono abbattuti, con rinnovato vigore e accresciuto
tasso di disinformazione, la “comunità internazionale” e i suoi uffici stampa mediatici
L’assalto all’Argentina della renitente Cristina Kirchner
dura da tempo. Forze di polizia infiltrate e sobillate, categorie di grandi
produttori agricoli sollecitate alla sedizione anti-tasse, strozzinaggio
finanziario a favore di un pugno di avvoltoi Usa, decretato da un giudice di
New York. E, ora, la questione del suicidio-omicidio del PM Alberto Nisman,
peraltro protetto da 10 (dieci) guardie del corpo. Già anni fa era stata
sepolta nel ridicolo investigativo l’accusa all’Iran di aver compiuto
l’attentato di Buenos Aires al Centro Ebraico di Assistenza che, nel 1994,
provocò la morte di quasi 100 persone. Un Iran a cui non si era mai potuto
addebitare neanche una spettinatina di avversari all’estero. Le inchieste non
condussero a nulla, ma gli attentati di Parigi sono stati l’occasione perché un
magistrato irriducibile, Nisman, si precipitasse in anticipo dalle ferie e
rivelasse l’esistenza di un dossier che dimostrerebbe la paternità di Tehran
nella strage e la complicità di Cristina nell’insabbiamento delle prove, in
cambio di cospicui vantaggi commerciali (petrolio). Grande clamore della
stampa, quasi tutta in mano all’oligarchia agroindustriale.
Poi si scopre che l’inflessibile
procuratore era condotto per mano dall’agente segreto Antonio Stiuso,
collaboratore della dittatura, provato uomo della Cia e del Mossad, da poco
silurato. Il suo dossier, che il giorno dopo Nisman avrebbe dovuto presentare
in parlamento, si è rivelato un insieme di fuffa, alla Mitrokin per intenderci.
Il giornalista, intimo di Nisman, che ne aveva scoperto il “suicidio” (peraltro
con una pistola un po’ troppo lontana dal corpo), Damian Pachter, “temendo per
l’incolumità”, se n’è fuggito in grembo a mamma Israele. Cristina scioglie i
servizi segreti e parla di assassinio che puzza di golpe lontano un miglio. I
suoi scambi commerciali con l’Iran sono di modesta entità. Formidabili, invece,
come in tutta l’America Latina, e inaccettabili per gli Usa, quelli con la
Cina.
Il che non impedisce alle voci del padrone in tutto l’Occidente di rinnovare l’ostracismo e l’assedio all’Iran, come esemplificato dall’isterismo di Netaniahu. Con il beneficio collaterale di gettare l’ombra del mandante sulla presidente argentina che, guarda caso, aveva appena ottenuto la solidarietà della CELAC (organo di coordinamento latinoamericano che esclude gli Usa) alla sua rivendicazione sulle Malvine e ha rapporti sempre più stretti con la Bolivia di Morales, l’Ecuador di Correa e il Venezuela di Maduro. Complottino raffazzonato, ma quanto basta perché i grandi media agevolino un altro passo verso la guerra alle due entità statali coinvolte. Vessillifero italiota Furio Colombo, correligionario del duo Nisman-Pachter, puntualissimo all'appello, che, ripetute le panzane Mossad contro la Kirchner, l'Iran e Hezbollah, ci aggiunge la sua personale fialetta di veleno ricordando che Pachter è fuggito proprio nel "Giorno della memoria". Sdegno!
Il che non impedisce alle voci del padrone in tutto l’Occidente di rinnovare l’ostracismo e l’assedio all’Iran, come esemplificato dall’isterismo di Netaniahu. Con il beneficio collaterale di gettare l’ombra del mandante sulla presidente argentina che, guarda caso, aveva appena ottenuto la solidarietà della CELAC (organo di coordinamento latinoamericano che esclude gli Usa) alla sua rivendicazione sulle Malvine e ha rapporti sempre più stretti con la Bolivia di Morales, l’Ecuador di Correa e il Venezuela di Maduro. Complottino raffazzonato, ma quanto basta perché i grandi media agevolino un altro passo verso la guerra alle due entità statali coinvolte. Vessillifero italiota Furio Colombo, correligionario del duo Nisman-Pachter, puntualissimo all'appello, che, ripetute le panzane Mossad contro la Kirchner, l'Iran e Hezbollah, ci aggiunge la sua personale fialetta di veleno ricordando che Pachter è fuggito proprio nel "Giorno della memoria". Sdegno!
Lo Yemen, per averci vissuto, lo
conosco bene. Popolo remoto nel tempo ed effervescente nell’oggi. Paese di
genti gentili e fiere. Fine anni ’70, Ibrahim El Hamdi, un presidente onesto e
nazionalista e l’Arabia Saudita wahabita, che da sempre considera lo Yemen un suo
protettorato, che sobilla le popolazioni del Nord, pur trattandosi di sciti, in
funzione antigovernativa. Segue colpo di Stato di El Ghashmi, un generale
fellone, assassinio di El Hamdi, e poi la trentennale tirannia
“democratica” e “amerikana” di Ali
Saleh. Nel 2012 una primavera yemenita, che unisce classi, clan, confessioni,
indipendentisti del Sud eredi della Repubblica Popolare Socialista
(forzatamente riunita al Nord nel 1992), spazza via il trentennale despota che
aveva ridotto il già povero paese al lumicino. Ma, combinazione, spunta Al
Qaida, che inizia a disorientare e dividere le masse. Chi resiste sono gli zaiditi
sciti “Huthi” (da Hussein Badreddin Al Huthi,un capo ucciso nel 2004) riuniti
nel movimento “Ansarollah”, patriottico e moderatamente islamico, che si oppone
alla normalizzazione dettata dal duo Usa-Saudia. Una casa regnante, quella
saudita, che, a discapito delle decapitazioni, amputazioni ai ladri e
lapidazioni di donne che fanno un baffo all’ISIS, va puntellata ad ogni costo.
Anche con l’immondo omaggio da parte delle Grandi democrazie al testè defunto
socio capo-decapitatore Abdallah. Nel giro di pochi mesi del 2014 “Ansarollah”
conquista la capitale e dilaga verso Sud e si prende i grandi porti a ovest,
sul Mar Rosso. E potenziano lo scontro con il regime, dove ora è stato
insediato il nuovo fantoccio dell’imperialismo ,Mansur Al Hadi, succedaneo di
Ali Saleh.
L’esercito, in gran parte di sciti (il
30% della popolazione), si decompone e, contro la rivolta popolare, gli vien
fatto subentrare Al Qaida. Gli Usa sono presenti da tre anni con i soliti
“istruttori”. I droni della Cia, con i
loro missili Hellfire, si avventano sul paese e fanno fuori famiglie,
prevalentemente scite, definite “terroristi” di Al Qaida nella Penisola Arabica.
L’obiettivo finale per lo Yemen: una nuova Somalia. Caos creativo.
I rapporti degli insorti col nuovo
presidente sono alterni. Con la capitale occupata, il popolo mobilitato, il palazzo
presidenziale assediato, Al Hadi si dimette insieme al Primo Ministro, il
parlamento recalcitra per ovvie ragioni di sopravvivenza, e i due ci ripensano.
Stallo politico, ma dominio militare scita. Mentre è chiarissima la funzione di
Al Qaida e della sua aereonautica di droni Usa, non è facile capire i rapporti
tra indipendentisti del Sud e Huthi, entrambi aggrediti da Al Qaida e
bombardati dagli Usa. E neanche sono chiari gli obiettivi degli insorti. Se
puntano a un rovesciamento del regime, o a una convivenza nel segno di una
nuova costituzione che garantisca ai discriminati sciti un ruolo di
partecipanti a pari titolo e non spezzetti il paese secondo il progetto
iniziale del presidente e dei suoi suggeritori sauditi.
Intanto la centralità mediatica e
geostrategica in cui i fatti di Parigi hanno collocato lo Yemen, con la
presunta matrice yemenita dei presunti attentatori e le chiassose
rivendicazioni delle stragi arrivate da Al Qaida nello Yemen, hanno spalancato
un’autostrada a un più massiccio intervento Usa. In gioco è la posizione
superstrategica dello Yemen tra Africa e Medioriente, sulle rotte del petrolio
e dei pirati da sterminare. Naturalmente si tratta solo di contenere
l’espansione dello Stato Canaglia iraniano, di cui, con ogni evidenza, gli Huthi
sarebbero un tentacolo.Tutto questo è molto gradito ai frantumatori israeliani degli Stati nazionali nella
regione, al complesso militar-industriale Usa, alle compagnie di contractors,
ai jihaidisti assoldati e importati dalle solite aree di reclutamento Cia e
Mossad. Forse un po’ meno a un esausto Obama, già in difficoltà in
Afghanistan e Ucraina, incapace di tagliare il nodo siro-iracheno, assediato dai cannibali repubblicani, dalla necrofila Clinton e dal matamoros Netaniahu, si sta chiedendo se la Cupola che lo ha inventato, non stia passando a sicari più efficaci.
10 commenti:
Ciao Fulvio, è sempre un piacere leggerti. Sei sempre lucidissimo e fuori dal coro
Caro Grimaldi, vorrei chiederti un parere... stante che il sistema mondiale Usa / occidentale sembra non solido e con tanti problemi ma comunque ben strutturato e tende a perpetuare con molta ferocia e risorse ancora rilevanti il proprio potere.... che cosa secondo te a livello mondiale può accadere perché il potere assoluto Usa possa essere ridimensionato e almeno a livello mondiale fondato un equilibrio con varie potenze politiche economiche che dialogano? Ho letto della volontà di vari paesi, soprattutto Cina e Russia di creare un sistema finanziario alternativo al dollaro moneta di scambio internazionale...è una scossa importante? Quanto può reggere l'aggressione dei prezzi del petrolio contro Venezuela e Russia (quanto può continuare l'Arabia Saudita nel tenere i prezzi bassi danneggiandoli)? Il debito pubblico (per non parlare delle incredibili contraddizioni sociali economiche politiche) di Usa, Giappone, Gran Bretagna è enorme... perché loro non falliscono o devono ridimensionarsi? E perché da molti paesi del mondo viene concesso agli Usa che stampino / inventino trilioni di dollari dal nulla senza alcuna contropartita sapendo che gli regalano una ricchezza spropositata e immeritata peraltro concentrata in una percentuale minima di ricchi e potenti? E perché l'Europa accetta tutto questo mentre è suo interesse preminente avere un buon rapporto con la Russia (che ci fornisce energia fondamentale per riscaldarci e fa r funzionare economia) e direi anche con Cina e India e paesi latinoamericani visto i livelli di scambio commerciale? Perchè le elite europee mai e poi mai si distaccano da qualsiasi posizione voluta dagli Usa quando sono manifestamente rischiose e pericolose per noi europei? Sono tutti "venduti" o hanno tutti una sudditanza globale agli Usa? Tu come hai ben dimostrato bene conosci il medio oriente bene, ora questo caos continuo chi avvantaggia? Israele per la sicurezza dei suoi confini? Arabia Saudita e Quatar contro altre elite islamiche per il predominio dell'area? Ho letto di tutto e vorrei sulle questioni sopra indicate se vorrai delle tue risposte chiare e nette... sempre se hai tempo e voglia. Grazie
Anonimo@
Grazie della considerazione di onnisciente tuttologo, ma le domande che mi poni richiederebbero un volume per risposta. Cosa per la quale non ho ora il tempo, per quanto le questioni siano interessanti, perchè impegnato nella realizzazione di un corposo documentario. Del resto, alcune delle tue domande sono retoriche, perchè già contengono la risposta corretta. Nel loro insieme penso di averle trattate quasi tutte nella successione dei miei blog. Come i miei lettori più costanti possono attestare.
Già, c'è poca memoria storica e il ruolo del Caro presidente Mattarella nel bombardare la Jugoslavia è passato quasi sotto silenzio. Mai dimenticare. E a proposito, un'aggiunta all'articolo: nell'intossicazione annuale per la "giornata della memoria", chi ricorda che il 27 gennaio ricorre anche l'anniversario della fine dell'assedio di Leningrado (1944), dopo 900 giorni di resistenza incredibile da parte dei cittadini sovietici? Ma già, se i russi son cattivi, i sovietici erano diabolici!
Già, c'è poca memoria storica e il ruolo del Caro presidente Mattarella nel bombardare la Jugoslavia è passato quasi sotto silenzio. Mai dimenticare. E a proposito, un'aggiunta all'articolo: nell'intossicazione annuale per la "giornata della memoria", chi ricorda che il 27 gennaio ricorre anche l'anniversario della fine dell'assedio di Leningrado (1944), dopo 900 giorni di resistenza incredibile da parte dei cittadini sovietici? Ma già, se i russi son cattivi, i sovietici erano diabolici! Marinella Correggia
Ecco come il corriere della sera tratta Imposimato, giudice che ha lavorato su vari fronti per fare chiarezza:
http://www.corriere.it/politica/15_febbraio_01/quirinale-paese-complotti-giu-dal-colle-cbea4dc8-a9df-11e4-a06a-ec27919eedf1.shtml
Alex1@
Su Corriere e la sua obiettività leggi Travaglio oggi sul "Fatto". Perfetto. Quanto ad Aldo Grasso, vecchio arnese di regime tv, esegue il compito assegnatogli dai complottisti veri, quelli che Imposimato denuncia con mille ragioni, per screditare coloro che vengono chiamati complottisti per stroncare qualsiasi indagatore delle menzogne di chi complotta.
Ne parlo nel prossimo post.
Comunque Imposimato qualche sbandata l'ha fatta, senza che questo infici la sua lucidità sui complotti del terrorismo di Stato.
E' in effetti giusto richiamare il ruolo significativo del Caro Neo-presidente in una delle tante vergogne storiche dell'Italia recente: la guerra contro la Jugoslavia a sostegno dei narcoterroristi dell'Uck. Gli è stato pari anche il Caro Ex Presidente, Re Giorgio, il più assatanato contro la Libia nel 2001. E a proposito di storia da non dimenticare: ci invadono ogni anno con la retorica della "giornata della memoria", il 27 gennaio. Ma il 27 gennaio ricorre un altro anniversario: nel 1944, dopo 900 giorni, Leningrado uscì dall'assedio nazista al quale aveva resistito in modo incredibile e glorioso. Un vecchio libro delle edizioni Progress - ormai estinte-, ne dà conto con foto e storie...Perché il mondo, le scuole, la politica, i media non conservano anche quella memoria? Ma già: i russi sono cattivi, i sovietici poi erano addirittura diabolici! Del resto, è risaputo che Benigni ne La vita è bella furbescamente fa liberare il lager dagli statunitensi (mentre molti campi furono liberati dall'Armata rossa e gli americani comunque aspettarono fino all'ultimo prima per saltare sul carro del vincitore); sennò col cavolo che vinceva l'Oscar (stavo per dire il Nobel per la pace). Marinella Correggia
Attentato terrorista a Damasco contro dei pellegrini sciiti, cosi' sembra,ma nessuno dei giornali cosi' schierati contro il "terrorismo" usa questo aggettivo. Descritto quasi come un evento naturale. Solo poche righe nelle quali si precise che c'e' una rivendicazione su twitter di Al Nushra, sono forse gli amici di Vanessa e Greta, quelli che la Sgrena definisce "non cosi' male"?
Non ho trovato l'articolo di Travaglio, o meglio fra I suoi non sono riuscito ad individuare queelo in argomento sul "Fatto" c'e' un link?
A proposito della giornata della (cattiva) memoria, mi sembra che anche quest'anno si sia parlato solo di Shoa', e che poche voci ufficiali abbiano ricordato le altre vittime, fra le quali,slavi omosessuali e prigionieri politici,oltre a militari e civili italiani. A tal proposito mi sembra ci si dimentica amche dei militari traditi da Graziani e consegnati direttamente ai nazisti nel settembre 1943. Inoltre la mancanza di chiarezza anche sul numero. Si parla a volte di sei milioni di morti, a volte di sei milioni di ebrei. Ci si dimentica quasi sempre delle migliaia di tedeschi perseuitati ed internati.
Alex1@
L'articolo di Travaglio era il solito editoriale in prima pagina di ormai due giorni fa. Sbertucciava alla grande tutti i salivatori e turiferari del neo-presidente.
Si calcola, questa volta onestamente, che i tedeschi antifascisti, comunisti, socialisti, periti nella lotta contro il nazismo siano 1 milione.
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