Vladimiro
Giacchè, della cui amicizia mi onoro da lunga data, è uno dei più autorevoli
economisti europei. Ha svolto i suoi studi universitari a Pisa e a Bochum, in
Germania, è laureato in filosofia alla Normale ed è presidente del Centro
Europa Ricerche. In Italia e in Germania è considerato una delle voci più critiche dell’assetto
istituzionale europeo e dell’ordinamento finanziario basato sull’euro, con
particolare riferimento al ruolo della Germania, specialmente nei confronti del
Sud d’Europa. Dell’intervista che mi ha concesso alcuni brani sono inseriti nel
mio nuovo docufilm “O la Troika o la
Vita – Epicentro Sud – Non si uccidono così anche i paesi?” E a proposito
di paesi, popoli, nazioni, culture da uccidere, ho trovato che uno dei libri
più drammaticamente istruttivi su come la classe dirigente tedesca, nelle sue
varie espressioni politico-partitiche, ha devastato e vampirizzato la parte del
suo popolo riunito nella DDR, Repubblica Democratica Tedesca, sia
l’irrinunciabile “Anschluss”, pubblicato
da Imprimatur nel 2013. Se ne possono
trarre ampie indicazioni su cosa Berlino, il suo retroterra atlantico e i suoi
strumenti finanziari abbiano riservato alla Grecia e stiano riservando
all’Italia.
FG
Popolari, Ligresti, Monte dei
Paschi…Siamo al collasso del sistema bancario italiano?
VG Sicuramente la situazione attuale, la nuova
normativa della cosiddetta Unione Bancaria Europea è qualcosa che ha
paralizzato in misura molto drastica il nostro sistema. In particolare, i
tedeschi sono riusciti nel capolavoro di tenere fuori dalla Vigilanza Europea
la gran parte delle loro banche che fanno credito alle imprese. La Germania,
per dire solo una cifra, ha dato 259 miliardi di euro alle sue banche. Noi
praticamente niente. Tutti gestiscono le loro crisi e le risolvono con
fortissimi aiuti di Stato. Noi no. Gli altri fanno il loro gioco, noi non
facciamo il nostro.
C’è questa
idea dell’Europa per cui ogni passo ulteriore verso l’integrazione è una cosa
positiva (gli “Stati Uniti d’Europa” dell’ultrà atlantico-sionista Bonino, dopo
il richiamo-ingerenza del commissario UE Moscovici, divenuto obiettivo
imprescindibile anche per il già dissidente Renzi. N.d.r.). IN realtà, se le
regole non sono simmetriche, se non valgono allo stesso modo per tutti e
aumentano gli squilibri all’interno dell’Europa, quel tipo di integrazione no si vede perché la dovremmo accettare.
FG
Questo ci porta direttamente alla Grecia e all’annichilimento che è
stato inflitto a quel paese.
VG Si tratta di una crisi che deriva dal fatto
che a un certo punto i paesi del Centro Europa prestavano agli altri, in
particolare a quelli della periferia e non prestavano per fare beneficienza.
Prestavano perché i tassi erano più alti, così guadagnavano un po’ di più e potevano reinvestire i profitti esportando
nelle periferie. Se uno va a vedere, le esportazioni tedesche sono enormemente
cresciute a partire dall’introduzione dell’euro. Ci dicevano che tutto questo
era una cosa fantastica, che dimostrava come l’euro fosse la più grande
invenzione del secolo. Monti è arrivato a dire che la Grecia rappresentava il
più grande successo dell’euro.
In realtà,
cosa andava succedendo. C’era una serie di paesi che importavano di più grazie
alla moneta unica perché questa abbatte un po’ i costi delle transazioni. Ma i
paesi importatori ne traevano uno squilibrio sempre maggiore della loro
bilancia commerciale. E anche un aumento del debito pubblico. In questo senso
noi siamo molto vicini alla Grecia.
FG
Secondo te, dietro a tutta questa operazione, culminata con quanto
abbiamo visto in Grecia e che si affaccia anche all’orizzonte nostro, quale
potrebbe essere la strategia, quale l’obiettivo?
VG Non so se c’è un disegno. Sicuramente c’è
un’architettura che ha come perno la moneta unica. Questo è un punto
fondamentale di cui quasi tutti si sono accorti molto in ritardo. Mandel, che
ha anche vinto un Nobel su questa roba
ha detto una cosa un po’ più violenta: ha detto l’euro è Reagan in Europa. La
moneta unica, per come è configurata, fa sì che tu non abbia più gli
aggiustamenti del cambio possibili. Quindi potrai ricuperare competitività solo
in due mondi: facendo più investimenti, che è un modo buono, oppure svalutando
il lavoro, pagandolo di meno.
FG
Che è la procedura vigente.
VG Che è la procedura vigente. Con
un’aggravante. Quando si entra in questa mistificazione per cui è il debito
pubblico la causa di tutto, agli Stati si impedisce di fare investimenti
pubblici. Da noi è successo esattamente il contrario: si è chiesto di fare
manovre restrittive precisamente quando avresti dovuto fare quelle espansive.
Il risultato, non intuitivo solo per chi non capisce niente di economia, anche
se ha studiato e insegnato alla Bocconi, è molto semplice: alla fine di questo
processo tu avrai impoverimento e
maggiore debito di prima.
Così la
competitività su cosa avviene? Avviene sulla svalutazione salariale, sul
dumping sociale e sul dumping fiscale, sul fatto che le imprese pagano sempre
meno tasse, e poi c’è quello che ne fa pagare ancora meno di te. E nel
frattempo cosa succede? Per attaccare il debito cosa faccio? Riduco i servizi
sociale, faccio mandare la gente in pensione sempre più tardi.
Il nostro
paese ha componente molto forte di domanda interna nell’aggregato generale.
Succede che questa domanda crolla e succede che tutti i produttori che producevano
solo per l’interno vanno a chiudere. Di fatto abbiamo subito una distruzione di
capacità produttiva, in particolare dell’industria, che si aggira sul 20%.
FG
Come spesso, noi siamo stati un laboratorio. Fin dal 1992, epoca
dell’attacco di Soros alla lira, di Mario Draghi al Tesoro e della successiva
svendita progressiva del nostro patrimonio industriale sotto Amato, Prodi,
D’Alema…Si può uscire da questa situazione abbandonando l’euro, o ci sono altre
ipotesi di sopravvivenza?
VG O cambia il contesto, o tutta l’Europa si
trasformerà in una grande Germania, cioè in una serie di paesi che hanno una
domanda interna molto debole e che puntano tutto sulle esportazioni. Cosa che
storicamente fa la Germania, però a scapito degli altri che non possono reggere
il confronto.
FG
Cambiare il contesto vuol dire basta con l’austerity, con la distruzione
del lavoro, il precariato, i minijob alla tedesca, la moneta unica…
Non è vero
quello che spesso si sente dire, che una moneta è solo una moneta. Una moneta
non è mai solo una moneta. Una moneta è l’espressione di determinati rapporti
giuridici. L’euro è l’espressione dei rapporti giuridici che sono iscritti nei
trattati europei e che ci dicono che il valore supremo è la stabilità dei
prezzi. Ma ciò è una cosa non solo diversa, ma opposta, incompatibile, con
quello che ci dice la Costituzione della Repubblica italiana. Cioè che il
valore è il diritto al lavoro. Secondo i trattati europei questo valore deve
essere subordinato alla stabilità dei prezzi. Allora, se per tenere bassi i
prezzi io devo avere un disoccupazione all’11%, nel contesto dei trattati
europei va bene così. Una configurazione di questo tipo dei trattati è una
gabbia mortale.
FG
Questo significa che i discorsi
di certi personaggi, tipo Varoufakis e tutti quelli che parlano di una UE
riformabile e riformata, su un riscatto che ci verrebbe da un’altra Europa, non
rappresentano altro che una tenaglia utopica. Inoltre, quali spazi di
democrazia possono rimanere in una configurazione del genere?
VG Sono sempre più esigui, lo stiamo vedendo in
concreto. Alla Grecia è stato impedito di fare un referendum quando c’era
Papandreu. Poi gli è stato concesso di farlo , ma tre giorni dopo il referendum
il governo ha dovuto rinnegare quanto il voto gli aveva detto. Tra le cose su
cui hanno capitolato c’è la privatizzazione massiccia di tutto l’apparato
pubblico greco (quello che da npoi sta nei programmi enunciati di Berlusconi
come di Calenda e Padoan. N.d.r.).
Io credo che
invece si tratta di fare una cosa diversa- Di fare sì che il settore pubblico,
lo Stato si riappropri dei propri diritti e anche del diritto di porre dei
vincoli ai mercati. Ciò però comporterebbe di stracciare i trattati europei e
non credo si tratti di ipotesi realistica, dato che per ogni minima modifica ci
vuole l’unanimità dei paesi.
FG
Cambiando argomento: cosa c’è dietro a questo fenomeno cosiddetto epocale,
la migrazione di massa che l’Europa e il maestro delle destabilizzazioni
imperiali, Soros, ci impongono di accogliere? Oltre a tutto in maniera
iniquamente sbilanciata a sfavore dell’Italia. Credo che ci sia motivo per
sospettare di una vera e propria filiera criminale che incomincia con lo
svuotamento dei paesi del Sud delle generazioni che dovrebbero costruirne il
futuro.
VG Si,
questo è sicuramente un elemento fondante. Le cause e i fini sono diversi. Tra
questi c’è stata la distruzione della Libi., inizio della devastazione e
ricolonizzazione dell’Africa. Quanto a noi, un’immigrazione incontrollata non è
gestibile politicamente, socialmente, economicamente. Mi sembra di dire delle
cose un po’ banali e vedo che le persone sgranano gli occhi: oddio, è razzista.
Proprio per niente. Ma uno ha il compito di impedire che la sua società vada in
pezzi. Ancora una volta la situazione è di una profonda asimmetria nell’Unione
europea. L’Italia e la Grecia sono lasciate a gestire da sole un fenomeno
gravissimo e di dimensioni imponenti. Non gli è permesso neanche il controllo
delle frontiere. Sta succedendo che all’interno dell’Europa alcuni Stati,
alcune classi, alcuni poteri aumentano la propria forza e altri vedono
diminuire la loro. C’è una dialettica sia di classe, sia di nazioni e di molti
processi europei si deve dire che si tratta di atti criminosi.
Io credo che
si tratti di ricuperare determinati interessi di classe e altri interessi che
oggi vengono sacrificati nello scontro tra potenze, tra forti e meno forti. Il
tutto mascherato e avvolto in questa bandiera blù con le sue 12 stelle.
Bandiera che in realtà è la copertura della prepotenza di alcune potenze forti
contro altre che si stanno dimostrando, per loro colpa, molto più deboli.
FG Toccherebbe perciò stracciarla, quella
bandiera….
VG La mia opinione l’ho espressa in varie
occasioni e i titoli dicono tutto.
4 commenti:
La notizia di una ragazza dodicenne che spara con una pistola all'interno di una scuola nella periferia di Los Angeles non sarebbe di per se una novità assoluta negli USA, ma stupisce forse la giovane età della protagonista. Sorprende invece il tono eccessivamente cauto di "La Repubblica" il quale, dopo aver dato la colpa alle "troppe armi in circolazione", come se fosse di per se una giustificazione ad usarle contro compagni di scuola (nessuno si chiede perchè, pur essendoci armi in misura simile anche in Svizzera episodi simili sono più rari) cerca di presentare il ferimento di cinque persone da parte della pistolera quasi come un fatto accidentale ("non è chiaro se stesse maneggiando l'arma") proprio in un periodo in cui si cerca in ogni fatto di violenza e cronaca nera il fattore "femmicidio"e la "cultura maschilista" responsabile di tutti i misfatti.
http://www.repubblica.it/esteri/2018/02/02/news/dodicenne_apre_il_fuoco_in_una_scuola_cinque_feriti_uno_gravissimo-187850779/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P9-S1.4-T1
Unica soluzione per l'Italia il trio Bagnai, Borghi, Zanni.
Venti anni fa la strage del Cermis, dimenticata dalla maggior parte dei mass media e declassata piu' spesso come un incidente. In cui i responsabili furono assolti dai loro superiori (condannato a sei mesi solo il responsabile della distruzione della registrazione dati relativi al volo) e sfuggirono alla giustizia italiana grazie anche al Gip che li lascio' partire senza neanche incriminarli. Almeno furono cacciati dall'arma.
https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/la-strage-del-cermis-20-anni-dalla-tragedia-della-funivia-foto-video/ar-BBIDEYq?ocid=spartanntp
Le autorita' italiane hanno combinato anche di peggio. I Maro' che hanno giocato al tiro a segno con il peschereccio indiano nelle acque del Kerala non sono stati ne' probabilmente saranno mai processati. Ne' nessuno si e' scusato neanche a parole, ne' autorita' dello Stato ne Marina militare. Sono passati per eroi e faranno anche carriera nell'esercito.
Quella europea non è un’area valutaria ottimale. Sono tutti paesi prevalentemente esportatori, dove l'economia del nord la fa da padrona costringendo quella meridionale a importare prodotti e ad accettare capitali in prestito che producono deficit della bilancia dei pagamenti e una grande massa di debito privato, e portano a politiche di deflazione salariale a causa della riduzione della domanda interna e all'accettazione di politiche di austerità.
La motivazione politica che avrebbe visto una prospettiva d'integrazione e prosperità per tutti non ha nessun fondamento giacché sapevano, perché lo sapevano, che l’Europa non ha le caratteristiche strutturali perché ciò potesse avvenire. Sapevano che la Germania insieme alle economie forti del nord poteva fare si da locomotiva ma solo per sé stessa, nel senso che avrebbe accelerato la crescita del proprio surplus, e che non avendo, quest'ultima, nessuna vocazione solidaristica mai avrebbe accettato trasferimenti di risorse a favore dei paesi svantaggiati dalla moneta unica. Quindi, si è scelta l’unione monetaria pur sapendo che non sarebbe stata funzionale all’integrazione e alla prosperità. La domanda: qual è allora la vera motivazione politica che stava alla base della formazione dell’Unione Europea? La risposta è una sola: la UE aveva la sola funzione di rafforzare l’Alleanza Atlantica e fare da mercato periferico di sbocco per le multinazionali americane.
Fin dall’inizio l’obiettivo era quello di fare dell’Europa un unico grande mercato periferico da sfruttare proprio come la Germania sta sfruttando gli altri paesi europei. Ne è testimonianza il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, il TTIP. l’Unione Europea è stata costruita con il fine di farne un insieme di paesi senza sovranità, il cui funzionamento doveva essere regolato da norme commerciali, economiche e fiscali funzionali alla libera circolazione dei capitali finanziari e all’imposizione da parte del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea di politiche di austerità tese a impoverirne la capacità produttiva per poi, giocando sul “debito”, farne terreno di conquista di multinazionali e colossali fondi di investimento come l’americana BlackRock.
La Germania si è prestata bene ai piani della finanza americana. Primo perché, con i soldi degli altri paesi europei, le era concesso di ricostruire la grande Germania annettendosi le cinque regioni dell’Est e poi perché le veniva affidato il ruolo di “locomotiva”, dovendo fungere da sostituto della vera “economia forte” che sarebbe subentrata una volta messe a punto le istituzioni finanziarie create ad hoc. Ora però con l’entrata in campo della Russia di Putin gli equilibri geopolitici possono cambiare rapidamente. La sua posizione decisa, tesa a contrastare con efficacia la mondializzazione capeggiata dal capitale finanziario, toglie forza alla politica assertiva dell'impero, il ché potrebbe permettere alla Germania, per la prima volta, di disobbedire alle lobby anglo sioniste e abbracciare finalmente quell'alleanza con il suo naturale partner, la Russia. Quest’alleanza decreterebbe, una volta per tutte, la sconfitta dei poteri che hanno provocato la prima e la seconda guerra mondiale, che hanno dato vita, di nascosto, al nazismo e ora al terrorismo islamico fondamentalista, e permetterebbe l’affermazione definitiva di un ordine multipolare a beneficio della pace e della prosperità per tutti.
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