“A forza di una costante concentrazione della proprietà
fondiaria immobiliare, l’Irlanda invia
il suo surplus sul mercato del lavoro inglese e così spinge verso il basso i
salari e deprime la posizione materiale e morale della classe operaia inglese.
Ogni settore industriale e commerciale in Inghilterra registra oggi una classe
operaia divisa in due campi ostili, proletari inglesi e proletari irlandesi.
Questo antagonismo è alimentato artificialmente dalla stampa, dal clero, dai
vignettisti, insomma da tutti i mezzi a disposizione della classe dirigente.
Questo antagonismo è il segreto dell’impotenza della classe lavoratrice inglese
ed è il segreto grazie al quale i capitalisti mantengono il loro potere…. E
impediscono l’indipendenza dell’Irlanda…” (Karl Marx, lettera a Sigfried
Meyer, 1870)
Sostituite, nel testo di Marx, a Irlanda, Africa o
Bangladesh e, a Inghilterra, Europa, o meglio, Italia e siete in piena
attualità.
Accoglienza senza se e senza ma. Come detta il Deep
State
Ci bombarda peggio che Dresda, da anni, la forsennata campagna
a favore dell’accoglienza senza se e senza ma e quella di feroce virulenza
(altro che “odio”) contro chi la considera una minaccia ai paesi di partenza
come a quelli di arrivo. “il manifesto” ne è la fastidiosissima mosca cocchiera
di tutte le italiote voci del guerrafondaio e globalista Governo Parallelo Usa,
o Stato Profondo, quello che politicamente si esprime nel Partito Democratico. In
un numero recente, per trequarti dedicato alla questione, rovescia vituperi
contro coloro che vedono una nazione “corrotta dalla teoria del gender e
alla soglia di una sostituzione etnica ordita da burattinai internazionali
(George Soros naturalmente)”. Tra questi reprobi da Nono Cerchio dantesco
(Traditori) ci troviamo dannati anche noi. Noi che riteniamo abietto il
percorso forzato della partenza dal paese, migrazione, accoglienza e
dispersione a raccogliere pomidori, dirigere spaccio di droga e prostituzione,
sderenarsi per Amazon, chiedere mezzo euro sul marciapiede. Tutto per fare
dumping su condizioni e diritti dei lavoratori tutti, creando al contempo il
sempiterno diversivo capitalista della guerra tra poveri.
Terrapiattisti e altri complottisti
Vorrei evitare di essere subito bruciato come
terrapiattista, che non sono, o visionario di scie chimiche, di cui non so, o
negatore dello sbarco sulla Luna, su cui rifletto (vedi il destabilizzante
documentario di Massimo Mazzucco), o addirittura come assertore di attentati
autogestiti da coloro che ad altri li attribuiscono, che rivendico di essere,
con vasta logica e conoscenza di causa. Quindi non mi rifarò alle teorie di Richard Nikolaus di
Coudenhove-Kalergi (1894-1972) e al piano per
sostituire agli europei masse di africani ed asiatici, sotto il ferro dominio
di un’élite aristocratico-ebraica, chiamato sostituzione di popoli. Basterebbe
il richiamo al parallelo tra quel piano e quanto sta accadendo in questi
decenni e alla forzosa omologazione di tutte le identità storiche e culturali
(Pasolini), promossa con rabbioso accanimento dalle stesse forze legate al
globalismo di cui sopra, per finire ai ceppi in cui già si dibattono tanti
“complottisti”. Anche per merito del giustiziere di sistema Umberto Eco (Il
Pendolo di Foucault). Gente, per dire, che si va chiedendo (cosa politicamente
scorretta) con quali mezzi indecifrabili (o piuttosto indecifrati) una
consorteria di pochissimi riesca a metterla sistematicamente in quel posto ai
tantissimi.
Per schivarne condanna ed
esecuzione ho però un argomento formidabile a cui far riferimento: l’ONU. Già,
proprio quell’organismo supremo della
collaborazione tra i 193 Stati del mondo (essenzialmente tra cinque, gli altri
fanno scena). Ebbene, pensate come si scapoccerebbero coloro che brandiscono il
lanciafiamme contro i complottisti alla Kalergi, se scoprissero che perfino
l’ente supremo, l’organo che dirime, pacifica, concilia, rende giustizia e
verità, la pensa, anzi la fa, come il vituperato austriaco? L’organismo i cui
Caschi Blu stanno a guardia dei terroristi Hezbollah in Libano, sovrintendono
acchè nessuno si faccia male in Somalia o Kashmir, fa in modo che masse di
facinorosi ad Haiti non sovvertano l’ordine costituitovi dai Clinton. Insomma
quell’ONU, la cui esistenza ci assicura quel poco di equità, democrazia e
libertà che i cattivi hanno concesso ai popoli.
Ce lo chiede
l’ONU
Un rapporto
ufficiale emanato dell’ONU, Divisione Popolazioni e Dipartimento degli Affari
Economici e Sociali, il 16 marzo 2000, e di cui si raccomanda
l’adozione-implementazione da parte degli Stati, si intitola “Migrazione di
sostituzione, è la soluzione per popolazioni declinanti e invecchianti?” E
risponde: “La migrazione di rimpiazzamento (Replacement Migration) è la migrazione
internazionale che a un paese occorrerebbe per prevenire il declino e
l’invecchiamento che risultino da bassa fertilità e alta mortalità”. Poi,
azzardando fantasiose, ma forse strumentali previsioni, secondo cui entro il
2050 tutti i popoli europei decadranno biologicamente, cioè avvizzeranno e
ammuffiranno, essi perderanno tra un quarto e un terzo della popolazione. L’Italia
perderà, in termini relativi, il 28% della sua popolazione tra il 1995 e il
2050; l’età media salirà dagli attuali 41 a ben 53 anni e ci sarà il
dimezzamento delle persone in età lavorativa in grado di sostenere quelle
anziane. Catastrofe! Che fare? Ecco cosa dice l’ONU:
Il declino delle popolazioni
è inevitabile in mancanza di migrazione di sostituzione. La fertilità potrebbe
aumentare nei prossimi anni, ma, non essendo previste dal rapporto misure
sociali – quando mai - per passare dall’austerity che impoverisce, dal 5G che
sterilizza i maschi, all’eguaglianza nella distribuzione della ricchezza, delle
case, del lavoro e degli asili nido e a un ambiente che non decima la gente,
questo non si verificherà. Di conseguenza sarà necessaria, per evitare questo
declino, una certa misura di immigrazione.
O migranti o
morte
Tuttavia, il numero di
migranti che occorrono per salvarci sarà considerevolmente più elevato di
quanto finora previsto, in particolare per sostituire la popolazione in età
lavorativa. Manco l’avesse letto a colazione, la scorsa mattina la
Confindustria, in affanno per mancanza di lavoratori e abbondanza di offerta
fornita dalla nostra esuberante crescita, ha dichiarato: “Servono più
migranti!”. Vale soprattutto per l’Italia, a cui necessita, secondo il
rapporto ONU, che nel 2050 fosse di immigrati il 39% della popolazione, con un
ritmo, dal 1995, di 6.500 almeno all’anno per milione di autoctoni. Chi
l’avrebbe detto… Mentre chi ha bisogno di molto meno, sono gli Stati Uniti,
appena 1.300 per milione. Chi l’avrebbe detto…..
Ufficializzato, riscattato
alla democrazia e solennizzato dall’ONU il fin qui famigerato “Piano Kalergi”
non ci resta che aspettare con una certa soddisfazione che dal “manifesto” e da
Orfini, Zanotelli, Bergoglio in su, tutti riconoscano che il detestato piano ha
avuto l’altissimo riconoscimento dall’organismo universale in cui tutti ci
riconosciamo. A noi non rimane che attirare lo sguardo sui mezzi e metodi con i
quali l’Occidente della democrazia e del diritto internazionale si adopera
coscienziosamente per facilitare il piano, ormai legittimato in altissimo loco.
Indebitare per
far emigrare
Prescindiamo da coloro che,
provenendo da Siria, Afghanistan, Asia Occidentale, Somalia, Yemen, Libia,
fuggono dalle bombe, spesso prodotte in Europa, o dalle sanzioni affamatrici,
tutte inflitte dall’Occidente. Se chiedete ai migranti per quale motivo
hanno affrontato l’abbandono della propria comunità, patria, famiglia, storia,
identità e poi, in barca, l’appuntamento con la nave dell’Organizzazione
Governativa, ma privata, per infine farsi maltrattare e sfruttare a sangue in
Italia, uno su uno risponderà: “Ho pensato a mio padre e a mia madre, ai
miei fratelli grandi e piccoli. Ecco perché il deserto, il mare, l’Europa, la
schiavitù”.
Un’inchiesta dell’ONU ha
accertato che, a dispetto dei 10 euro al giorno sui campi, il 97% degli
africani accetterebbe il rischio di ripetere il viaggio. Anche a dispetto
dell’inestinguibile dolore per le perdite che l’abbandono provoca. Abbandono
che l’Europa, o piuttosto il suo sistema economico colonialista, impongono. Con
le O(N)G che blandiscono i partenti e convogliano nella semischiavitù gli
arrivati? Non solo. Non soprattutto. Il rapporto UNDP ci dice anche che il 58%
dei migranti africani a casa aveva un impiego e guadagnava discretamente, o
stava a scuola. Ciò che li ha convinti a partire, a parte i missionari di ogni
risma, era l’insicurezza dei propri paesi e l’idea che altrove avrebbero
guadagnato di più. Le loro famiglie si erano svenate per tirarli su e, perciò,
il 78% degli immigrati manda soldi a casa. Così l’Africa sub-sahariana riceve
oggi più valuta estera da queste rimesse, che non da investimenti stranieri.
Nel 2018 le rimesse furono di 48 miliardi di dollari, il 10% in più dell’anno
prima.
Debito, il
motore dell’emigrazione
All’origine, la finanza
occidentale. Quella che, attraverso gli industriali, invoca più migranti. Nel
periodo della decolonizzazione, l’Africa, depredata delle sue ricchezze dal
colonialismo occidentale, ha dovuto indebitarsi pesantemente per avviare un
minimo di sviluppo. Ricchi fondi, ma grazie alla manipolazione del debito
denominato in dollari dal LIBOR (tasso di credito interbancario di Londra) e ai
tassi d’interesse usurai del Tesoro Usa, si avvia un periodo di austerità e
sofferenza. Non ci si può illudere di pagare, o anche solo ridurre il debito,
nella misura in cui le multinazionali continuano a rubare le risorse africane,
senza neppure essere sottoposti a un minimo decente di tasse. Nel 2014 si
verifica lo shock dei prezzi delle materie prime e la crisi del debito si
aggrava. Secondo la Banca Mondiale, metà dei 54 Stati americani lottano con un
rapporto debito-PIL di oltre il 60%. Il debito privato ammontava a 110
miliardi nel 2017. Aggiungi al debito e al collasso economico-sociale che
comporta la crisi climatica, dall’Occidente provocata, e, di più, il furto di
terra dell’agrobusiness, è capirai perché l’Occidente capitalista non abbia mai
abbandonato il progetto di ripristinare la schiavitù e cancellare quanto ha
dovuto concedere ai propri subordinati nel corso di due secoli.
Senza odio
niente buonismo
Conseguenza di tutto questo,
un generale degrado della situazione sociale, con la caduta dei livelli di
istruzione e salute e il mancato accesso al credito per le medie e piccole
imprese, vitali per la sopravvivenza della società. Da cui milioni di persone
alla ricerca di migliori occasioni di guadagno, famiglie e interi paesi che
sopravvivono a stento grazie alle rimesse degli emigrati. Sono l’elemento
strutturale del sistema finanziario colonialcapitalista al suo interno e all’esterno.
Ne prosperano trafficanti, traghettatori, caporali, Grande Distribuzione,
industriali e tutti coloro che si definiscono “umanitari”. Il povero richiama
la tua colpa. Lo devi per forza odiare. Il buonismo dell’accoglienza è la
massima espressione dell’odio. Per Kalergi e la sua derivazione ONU non poteva
andar meglio: una società di mescolati senza retroterra e quindi senza nome e senza
futuro, al comando di un’élite, oggi oltre tutto dotata di incommensurabili
poteri di sorveglianza, convinzione, punizione, con in mano il mondo e un
futuro grosso così perché ci ha messo dentro anche quello rubato.
Quando a noi, l’ultima
trovata per africanizzarci eccola qua: abolizione del contante e botte Chi esercita odio? Chi è razzista?
2 commenti:
"Secondo la Banca Mondiale, metà dei 54 Stati americani lottano con un rapporto debito-PIL di oltre il 60%"
..forse volevi dire 54 Stati AFRICANI ?
PS Grazie per le magnifiche analisi
Francesca
Caro Fulvio, sei ormai l'unico giornalista in Italia.
A proposito di complottismo, ti manderò via mail (il tempo ragionevole di riordinare le informazioni)una riflessione sull'ONU che ha implicazioni new-age e che tramite la ramificatissima Lucis Trust sviluppa il piano Kalergi sul fronte profetico, all'ombra della Fratellanza Bianca, guidata dai Tre Maestri tibetani...detta così suona come una cosa da sciroccati, lo so, ma penso che illustrata nel dettaglio ti potrà interessare.
Con la stima di sempre,
un caro saluto
Paolo Dolzan
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