“Le sardine? Un movimento spontaneo di fiancheggiamento
dell’establishment” (Giuliano Ferrara, Intelligence Usa, con incontenibile
entusiasmo)
Il disordine sotto il cielo nell’ordine dei
media
Dove eravamo rimasti? Ah già, le sardine, occhiutissime a
“destra”, orbe a “sinistra”, per riprendere una categorizzazione che, oggi come
oggi, vale quanto quella di “fedeli” e infedeli” per la religione, o “fascisti”
e “democratici” per i globalisti neoliberali. E poi Di Maio e cosa stia facendo
al M5S. E anche l’invasione nella parte nord-occidentale del pianeta di un
movimento sul cambiamento climatico che ha tutte le caratteristiche,
identitarie e strategiche, delle sollevazioni “spontanee” in corso nel mondo,
da Hong Kong a Beirut, da Baghdad a Tehran. Che poi sono opposte ad altre di
segno contrario, in Bolivia, Cile, Colombia. Ma che i media, strafurbi,
mescolano tutte, facendone una zuppa nella quale si fa convivere la sana
cicoria e la tossica mandragola. Così, l’ignaro se la pappa e viene steso da una
bella colite di strumentalizzazioni.
Torniamo sull’argomento, proprio per dare una mano affinchè
si eviti il debilitante inconveniente. E per dire della “spontaneità”,
ecco un bell’esempio di manifestanti a Hong Kong che si battono per la
democrazia con le mani nude degli oppressi e sfruttati, e un link che ne
dimostra l’assoluta indipendenza e il rifiuto di ogni manipolazione esterna. https://youtu.be/98I4luNNai4 (si canta l’inno
nazionale britannico e si sventolano bandiere UK)
Così bisognosi di essere soccorsi, questi inermi ragazzetti,
che hanno messo a ferro e fuoco la metropoli, da richiedere l’intervento a
gamba tesa di Trump, con sanzioni ai dirigenti cinesi (ormai siamo alle
sanzioni a metà dei paesi del mondo che, peraltro, sarebbe una buona
indicazione della perdita di egemonia degli Usa). Quanto a ingerenze negli
affari interni di un altro paese, quella di Washington sta a quella presunta di
Mosca nelle elezioni americane, come un caterpillar che sfonda la porta di casa
sta a una mosca sul vetro della finestra.
Abbiamo visto la disarmata e del tutto autonoma
“spontaneità” delle rivolte che piacciono alla gente che piace (al Sistema) e vediamo
quelle che alla gente che piace piacciono per niente. Gente dilaniata dal
dolore in Bolivia….
…..mentre dalle nostre parti abbiamo delle gradevolissime
sardine…
… Extinction Rbellion con le brave
ragazze e i bravi ragazzi di Bill Gates, George Soros e paperoni vari
Segnalate le differenze
Mentre dalla Bolivia si nota l’evoluzione, bene articolata
dal “manifesto”, quando nelle sue analisi passa da “colpo di Stato fascista con
direttore d’orchestra yankee”, al più equilibrato “crisi in Bolivia” e a certe
femministe boliviane alle quali, nella congiuntura, preme soprattutto
denunciare l’insopportabile machismo, mica del golpista Luis - el macho
- Camacho, protagonista dichiaratamente nazista del golpe, ma l’evidentemente
molto peggiore Evo Morales Ciò nel momento in cui il popolo di Evo viene massacrato dai
militari addestrati nella Scuola delle Americhe. Non manca mai al “manifesto” lo
spunto per far risuonare alta e forte la voce del Deep State.
Da Bologna a Firenze a Palermo, i padroni si
riprendono la piazza
L’organetto clintonian-obamiano che si annuncia come
“quotidiano comunista”, esperto più di chiunque nel fingersi sorosianamente
antagonista per frenare ogni vero antagonismo, alla vista di certe ascendenze
renziane e piddine delle sardine, è stato anche il primo a suggerire agli
organoni maggiori come sventare qualsiasi approfondimento, se non dubbio. Di
quelli solitamente attribuiti a quei nemici del popolo che sono i complottisti.
Dei bravi ragazzi che marinano la scuola il venerdì per ritrovarsi in piazza a
salvare l’umanità dall’estinzione, nulla si può assolutamente dire, se non
bene. Per cui quale migliore evoluzione che quella in cui tutta la meglio
gioventù, Greta e i suoi, Fridays For Future, Extinction Rebellion,
da 450 euro di rimborso al mese, e le “sardine”, si riunisca in un empireo di
ragazzi, magari analfabeti funzionali, come dicono i ricercatori, ma
compattamente e irriducibilmente anti-gas serra, antirazzisti, antipopulisti,
anti-omofobi, magari LGBTQI, antisovranisti, implicitamente anti-Lega e,
soprattutto, anti-Cinquestelle?
Sardine al petrolio? Per furbi e pirla basta un
Bella ciao
Potevano mancare i soliti chierichietti a fianco degli scontati incensatori dei pesci
azzurri che ci penetrano in casa e sfondano certe ghiandole dagli schermi di
Zoro, Formigli, Fazio, Gruber, Floris e via imbonendo? No, non potevano. Come
non hanno potuto far mancare la propria fervida adesione a questi stessi quando
navigavano, virtualmente o davvero, sui bastimenti della nuova tratta degli
schiavi. Sono i cartonati sinistri messi a guardia di una Guantanamo Mondiale, operata
dal globalismo delle sanzioni e delle guerre. Gli immancabili reperti museali della
sinistra in buonafede, ma bischera. Il più esibito e, per buoni motivi, gradito
agli amici del giaguaro Raiset-Cairo, è quel Marco Revelli, ultimo giapponese
della Lista per gonzi Tsipras (Tsipras-Troika, in effetti) che, per ribadire la
sua bravura negli abbagli, si sprofonda in peana per le sardine colorate.
Questa fusione di eccellenze democratiche, ecologiciste,
antirazziste e ittiche, è la pietra filosofale che tramuta in oro
liberal-socialdemocratico il cemento di un grande progressista emiliano-romagnolo che, come l’ex-sindaco e
poi ministro Delrio, governa sulla regione a più alta densità ‘ndranghetara
d’Italia, ora vergognosamente pugnalato alle spalle da quei voltagabbana dei
5Stelle.
Del resto, non è che ci vuole molto a farsi sedurre da
sardine e affini. Basta che intonino un Bella Ciao e il gioco è fatto.
Tutti commossi e convinti che l’ossimoro sardine al petrolio, più Fridays
For Future, sia la rivoluzione del subcomandante Marcos (peraltro truffaldina
come questa). Io a quelli che hanno ridotto il canto partigiano a colonna
sonora di ogni imbroglio dedicherei, se non proprio la sorte che i partigiani
riservavano agli infiltrati, non sono ahinoi quei tempi, qualcosa di
virtualmente simile.
Petrosardine – i trascorsi trivellisti della
sardina Santori
Le sardine sono una garanzia a 360 gradi. Non si fanno e
non ci fanno mancare niente. Sono ecumenici, come “il manifesto”: dagli operai
della Whirlpool alla Hillary Clinton del linciaggio della Libia e di Gheddafi.
Pensate cosa ha scoperto il Professore di Diritto Costituzionale di Teramo,
Enzo Di Salvatore, leader del movimento anti-idrocarburi No Triv (lo
trovate da me intervistato anche sul docufilm “O la Troika o la vita”),
oltre alle già note ascendenze renzian-piddine del caposardina fiorentino,
Bernard Dika. Tre delle quattro sardine che hanno dato vita al
fiancheggiamento dell’ultradestra PD-Italia Viva nelle prossime elezioni,
lavorano con, o hanno a che fare con le compagnie dell’energia. Di cui poco
agli anti-idrocarburi Fridays For Future sembra calare. Non vale a
compremettere l’unità anti-populisti e anti-sovranisti.
Mattia Santori, subcomandante bolognese, nel
2014 si entusiasmò per lo Sblocca Italia di Renzi, culmine di ogni devastazione
ambientale, più trivelle nella martoriata Basilicata e dappertutto, inceneritori
e impianti energetici a gogò e militarizzati come strategici. Chi le contrasta
è un disertore. Nel 2016 sostenne il sabotaggio del referendum contro le
trivelle che squarciano Italia e Adriatico e a manetta per TAP e Grandi Opere.
Un vero eroe della devastazione ambientale al servizio dei Grandi e Grossi. Non
per nulla impazza in tv su onde di banalità sloganiste e vuoti politici e “il
manifesto” gli ha lubrificato un’intervista degna di Rockefeller-Exxon, o
George Soros (ve ne daremo conto prossimamente)
Chissà quanto la sorellina Greta, ospite coccolata da tutti
i grandi inquinatori e guerrafondai della Terra, si troverà a suo agio accanto
a questo giovanotto, circonfuso di allori e bagliori dal solito Formigli in
Piazza Pulita, a compenso della sua totale inanità. Ciò che di lui e degli
altri tre centurioni di Bologna – Roberto Morotti, Giulia Trapattoni e Andrea
Garreffa - rende valido l’intervento accanto a una sinistra criptodestra in
affanno e a spostare a destra il vuoto lasciato da Di Maio e soci, sono
l’inevitabile faccia pulita, perché serena, curata, soddisfatta e compiaciuta,
e le scelte che simili volti possono condividere.
Della Lega e dei Cinquestelle gli fanno schifo populismo,
razzismo, sovranismo. Dei PD e sconnessi annessi non fanno schifo, anzi non
fanno nemmeno notizia, l’obbedienza ai caudilli non eletti dell’UE, il ruolo di
ascari dei sovranisti Usa, il plauso a colpi di Stato e rivolte colorate dei
vari Soros, Cia, NED, le guerre ai “dittatori”, le sanzioni razziste ai popoli
che hanno da morì, il genocidio strisciante dei palestinesi, il glifosato di
Bayer-Monsanto, i vaccini coatti della Lorenzin-Glaxo, il populismo becero di
Renzi, il clintonismo del PD, gli osceni scambi tra finanziamenti e favori, il
consociativismo con ogni sorta di malaffare, il MES finalizzato a far
sprofondare nel Mediterraneo, dopo la Grecia, l’altra appendice d’Europa, l’Italia,
e far predare il nostro mare a chi, nel Nord, da duemila anni lo brama.
Il MES e altri boia
A proposito di MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, che è
il nome d’arte, o piuttosto di battaglia, dei terroristi UE impegnati a imporre
il principio della democratura: il potere dell’oligarchia plutocratica, sciolta
dalla dipendenza da elezioni, sui popoli che ancora s’illudono di poter dire la
loro mediante voto. E qui l’azionista di maggioranza nel parlamento, quello che
sorride alle sardine mentre gli stanno tirando via la terra sotto ai piedi,
tentenna, traccheggia, s’avvia all’impossibile compromesso con una triade Gualtieri-Mattarella-Von
der Leyen che sentenziano “cosa fatta capo ha”.
Ecco, il peccato originale e diononvoglia finale: si chiama
Ursula von der Leyen, il voto dei Cinquestelle che ne ha permesso l’elezione,
quello contrastato che ne ha permesso la conferma a stragrande maggioranza
degli euro-eunuchi (4 Eurodeputati 5Stelle tra contro e astenuti, grazie
Corrao!). E, conseguentemente, la proclamazione dell’ ”emergenza ambientale”
che, come tutte le “emergenze” adottate dai regimi pencolanti verso
l’autoritarismo, non punta ad altro che a imporci lacci e lacciuoli per
assoggettarci al imperialcapitalismo della Green New Economy. Grazie a
Greta, Fridays For Future, Extinction Rebellion e petrosardine.
Il MES e il figlio deforme di un genitore pesantemente
afflitto da deriva genetica, il Fiscal Compact, l’obbligo del pareggio di
bilancio, addirittura inciso nelle tavole costituzionali. La Lega di Salvini
dice benissimo che si tratta di un commissariamento dell’Italia, con un cappio
al collo, il debito, che i boia non eletti dell’Unione – eminentemente le
banche tedesche - possono stringere e stringeranno, quando si tratterrà di
disperdere al vento le briciole dell’Italia che si sono mangiati. Sarebbe più
convincente il solito cartonato Salvini se il suo braccio destro, sinistro e di
centro, Giorgetti, non ne fosse stato il primo firmatario.
Ma lo scandalo vero non sono le mosse propagandistiche di
Salvini, quanto la verità della sua accusa strumentale che il trio
euro-mattarelliano della cattiva sorte, Conte, Tria e Gualtieri, abbiano
accettato questo carcere a vita con esecuzione finale, senza renderne conto al
parlamento. Roba da alto tradimento della Repubblica, come non senza ragione
dice l’imbonitore papeetiano. Del resto, quella del passare per le istanze
transnazionali non elette, sopra e sotto al parlamento, e quindi del popolo, è
la trave portante della divisione dei poteri secondo la globalizzazione.. Cosa
ci hanno fatto sapere del TTIP, del CETA, tutti negoziati in segreto, o delle
operazioni militari clandestine, di combattimento ora scoperte in Iraq, grazie
all’ordigno dei jihadisti e in Libia, grazie ad Haftar che ha abbattuto il
nostro drone. Anzi due.
E Di Maio e la sua consorteria governista, dopo aver
ingoiato Tav, Tap, Muos, combine elettorale col PD in Umbria, F35, Nato, Euro,
Von der Leyen, Lagarde, inseriranno nella cintura esplosiva che si sono stretti
in vita anche questo ordigno? Daranno retta a gente come la Lombardi che,
tentato assieme al baldo Spadafora di far fuori la migliore e più perseguitata
sindaca che fosse capitata al MoVimento, pone il suo ruolo di sgabello di
Zingaretti governatore a modello di quanto i Cinquestelle dovrebbero fare in
Emilia-Romagna e dappertutto? Quello Zingaretti, che distribuisce licenze per
la devastazione dei centri storici e che, per la gioia di Lombardi, ha mancato
tutti i suoi impegni sullo smaltimento dei rifiuti, ritardando dal 2012 il
Piano regionale relativo e dandone la colpa e osando ricatti nei confronti
della Raggi?
I 5Stelle, da bene maggiore a male minore
Se si applicasse ai 5Stelle l’aurea massima del “dimmi con
chi vai”, guardando agli accalappiallocchi turboliberisti e finti sovranisti di
prima e al concentrato di malaffare renzian-piddino nel quale si stanno facendo
frullare adesso, vi sarebbero tutti i motivi per emigrare in Islanda. Come e
peggio di prima, quando se la dovevano vedere con i latrati del pitbull, la tenaglia
in cui si ritrovano, tra boa constrictor e serpente a sonagli, gli vorrebbe far
saltare i pochi denti che gli restano. E che sarebbero: la prescrizione dopo il
primo grado, che eviterebbe al paese un nuovo governo di un associato mafioso; la
legge sul conflitto d’interessi, che ci risparmierebbe una classe dirigente di
traffichini e trafficoni; un NO al MES da assordare Bruxelles, Parigi e
Berlino, che strappi la mannaia agli esperti di nazionicidio; l’inchiesta di
Paragone sulle banche, compresa la BCE, affinchè sia neutralizzato il
principale strumento per la mostruosa diseguaglianza sociale su cui il
liberalismo ha trionfato; la riforma dei contributi all’editoria, perché
strombazzatori di partito, cosche, logge, canoniche, Stati Profondi, non vengano
più tenuti in piedi dai miei soldi; la revoca delle concessioni autostradali ai
profittatori e manutentori inadempienti e colpevoli di omicidi colposi; lo stop
ai devastatori petroliferi e farmaceutici. Eccetera eccetera. E, subito,
un’organizzazione, come tanti la richiedono, che ponga fine al biumvirato
sultano - visir e faccia parlare, crescere e decidere il popolo 5Stelle.
Ci credete? Boh. Alla luce dei mesi recenti, mica tanto. Però
è successo finalmente che un segmento del popolo 5Stelle ha contraddetto sultano
e visir e ha deciso di non nascondersi e di gareggiare, a dispetto dei tempi
bui, alle elezioni regionali. Buon segno. Purchè la lotta sia senza remore e con ogni fibra del corpo e
della testa pentastellati e non si faccia il giochino di correre da soli, ma
senza dar troppo fastidio all’energumeno cementificatore. Sarebbe davvero il
meritato 5% e anche meno. Tutto questo è compatibile con l’alleanza di governo?
Per me, no.
Alessandro alza la voce.
Alessandro Di Battista, tornato dall’Iran dopo il doloroso
evento della morte della madre, dopo tanto amaro silenzio, ha fatto sentire la
sua voce. Può dire mille volte, nel nome della coesione di quanto brilla ancora
nelle 5 Stelle, che la pensa come Di Maio. Di Maio è altro. Dibba è l’uomo, il
militante, il politico che, secondo me, assieme a coloro che la pensano come
lui e come le sue parole nell’intervista al FQ del 29 novembre: con gli eurodeputati
che hanno votato contro Von der Leyen, la legge sul conflitto d’interesse che
disarmerebbe tutti i gangster della politica e della burocrazia, ambiente sul
serio, giustizia, fondazioni, MES, Benetton, liberismo, IMU della Chiesa….
Mancano UE, euro, Nato, molte cose, ma vedremo. Uno si attacca alla ciambella
che gli capita a tiro. E io credo che Di Battista potrebbe dare una svolta alla
deriva, fiducia agli sconcertati, un itinerario ai disorientati, fuoco alle
polveri. E un alt all’invasione della Sardinen Jugend Forse. Se le future vicende mi smentiscono,
non ci sarà cenere sufficiente per il mio capo.
Personalmente non vedo altri che possano essere credibili
con il popolo dei 5Stelle. Che comunque rimane se non la migliore, se non la
più matura, la parte meno contaminata della nostra società. E questo è ciò che
conta di più.
1 commento:
IN QUESTA MORTA GORA CHE FORSE PRELUDE ALL'APOCALISSE LEGGERE GRIMALDI E' UN RISTORO E UNA INCITAZIONE A RESISTERE
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