martedì 24 giugno 2025

All’ombra del cessate il fuoco --- IRAN VINCE PERCHE’ SPARA…


 

Ricordate lo slogan degli anni’70: “L’IRA vince perchè spara”? A volte è vero. Spesso è necessario.  A dispetto dei teorici dei disarmi unilaterali e di coloro che chiamano terrorista chi non gli fa fare del terrorismo.

Abbiamo tutti, nonostante la solidarietà e la condivisione, sottovalutato l’Iran. E oggi nel mondo si è accesa una luce. Nel giro di due settimane questo grande popolo, retto con sapienza, coraggio e dignità, ha dimostrato al mondo che mostri antidiluviani come gli USA di Trump e lo Stato sionista possano ridursi a tigri di carta. Precisando che colpi di coda, specie da parte dei forsennati sionisti e da chi in Occidente gli regge la coda, sono sempre possibili-

Nel giro di due settimane, l’Iran ha rivelato a Israele e agli Stati Uniti la loro vulnerabilità e la propria capacità di resistere e prevalere. I danni inferti a Israele sono stati tali da minacciarne, se non la sopravvivenza, una crisi irresolvibile. Danni, esemplificati dai ripetuti bombardamenti su Bersheeva dove si trova, nientemeno, che la massima centrale atomica, Dimona, con i suoi depositi di bombe termonucleari. Danni che hanno terrorizzato la popolazione e prospettato una fuga di massa dal paese. Danni significativamente negati e oggi il ministro della Sicurezza, il genocida millenarista Ben Gvir, ha emanato una direttiva che assicura punizioni esemplari a giornalisti e fotografi che dovessero provare ad avvicinarsi ai siti colpiti dai missili iraniani. Basta questo per dirci dell’”unica democrazia del Medioriente”…

E’ vero che c’è stato molto gioco delle parti, specie tra Washington e Tehran, quello che ho definito “shadow boxing”, boxe delle ombre, dove ai fracassi annunciati, o vantati, da parte israelo-statunitense, non corrispondevano che modesti risultati. Appositamente ingranditi e magnificati dai corifei

Trump lo doveva alla lobby i cui soldi lo hanno portato alla presidenza, di fare il muso duro a fianco di Netaniahu. Di cui era ostaggio, ma fino a un certo punto. E non è detto, però, che quella lobby, nella sua sconfinata ricchezza-potenza, sia rassegnata.

Ma Trump doveva un’altra cosa a un elettorato che di guerre non ne vuole più sapere, visto il campo minato sociale ed economico in cui è costretto a muoversi. Ecco il perché dell’otto volante. Poi c’è stato l’attacco iraniano, gentilmente preannunciato in modo da non fare vittime e danni, alle basi USA nel Golfo. Poca roba, ma una gigantesca minaccia potenziale agli Stati Uniti che tutto possono permettersi fuorchè rientri di bare di marines, o la messa a repentaglio della stabilità dei loro rifornimenti.

E’ probabile che per questo cessate il fuoco imposto da Trump a un Netaniahu in mutande sia stato anche, perlomeno, discusso con Mosca. Delle condizioni reciprocamente proposte e accettate sapremo nel tempo.

Intanto con l’Iran e con la Palestina, oggi festeggia l’umanità. Forza e coraggio.

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