Crolla la sistemazione imperialista del Medioriente
LA PAX CINESE CONTRO LE GUERRE ATLANTOSIONISTE
https://www.youtube.com/watch?v=-s5VZgnGD70
Partiamo
dal fatto, consolidato da Storia, cronaca, logica ed esperienza personale, che
di quanto emana, anzi rigurgita, da CIA, MI6 (i servizi esteri britannici),
Mossad e Shin Bet (il servizio interno israeliano) è sistematicamente inteso a
prenderci per le chiappe. E’ falso 10 volte su 10 e, anche fosse vero, diventa
falso per le intenzioni recondite che cela.
Poi
ogni tanto inciampano. La pietra d’inciampo, l’altro giorno, è stato il povero
nostro connazionale Alessandro Parini che, sulla sua pelle, ha fatto
un’esperienza diretta dell’ospitalità israeliana.
Prima
la polizia sparacchiona locale ammette che il ragazzo è stato colpito da un
proiettile, che tale proiettile si trova conficcato nel corpo di Parini e
precisamente nella gamba, anzi no, nella testa. Passano poche ore, arriva ad
affrontare l’immane imbarazzo della verità, il più esperto servizio segreto
domestico del mondo: “Non c’è nessuna pallottola, nè nella gamba, né nella
testa, ma il giovane è stato ucciso dall’immancabile terrorista arabo,
lanciatosi a velocità folle sul gruppo di turisti”.
C’è
poi quel supertifoso del Tel Aviv, tale Stefano Piazza di “La Verità”
(encomiabile giornale per quello che scrive contro il complotto Covid) che
bonifica le bugie dello Shin Bet mettendoci il carico da 90: “E’ uscito
dalla macchina e ha sparato all’impazzata”. Fa il paio con quanto, travolto
dall’orgasmo sionista, aveva scritto sulla moschea di Al Aqsa, stuprata dai
militari israeliani: “Nella moschea si erano asserragliati militanti armati
fino ai denti”. E’ uno che non teme il ridicolo tombale, quello che con una
risata seppellisce lo scribacchino.
Che
non conosceva. Per lui avrebbe potuto anche essere fratelli arabi del Kuweit, o
di Beirut. O magari suoi cugini. E non era nemmeno un terrorista, tantomeno un
estremista. Pacifico negoziante di giocattoli, che con la moglie faceva anche
le pulizie in scuole israeliane, arabo dei dintorni di Tel Aviv, da una vita in
pacifica convivenza con gli israeliani ebrei, e pure cittadino israeliano.
Cosa
raccontano i suoi parenti? Che, padre di sei figli, erano notti che non dormiva
per qualche grossa preoccupazione finanziaria. Che non aveva mai fatto niente,
né di politico, né di militante (e la polizia conferma), che deve aver sbandato
e quindi fatto finire la macchina sul gruppo di turisti.
Sarò
inguaribilmente fazioso, ma è da oltre sessant’anni che bazzico da quelle parti
e mi risulta, personalmente e generalmente, che se vogliamo stabilire una
relazione aritmetica, le verità israeliane stanno a quelle palestinesi nel
rapporto di 1 a cento. Sulla falsariga del rapporto tra quanto dicono Zelensky
o Biden e quanto dice Putin. Non sempre subito, ma dopo un po’ ci sono sempre
le prove.
Nell’intervista,
ricordato quanto hanno fatto Netaniahu e il camerata Ben Gvir ai palestinesi
negli ultimi giorni (settimane, mesi, anni, decenni…) per distogliere gli occhi
dei concittadini dalle malefatte loro e di tutto il regime (senza riuscirci, a
quanto pare oggi), diamo un’occhiata geopolitica all’insieme della regione. Vedendo
cose che ai Netaniahu e soci atlantici e atlanticisti devono essere andate di
traverso come niente dai tempi delle botte date da Pancho Villa ai soldati
yankee invasori.
Ed
è anche per questo che la giunta di Tel Aviv ha scatenato, o minacciato,
l’inferno su palestinesi, siriani, iraniani. Gesti mossi dall’ira, più che dal
raziocinio. Già, perchè arrivano in ritardo sulla crepa apertasi nella regione
e che minaccia di inghiottire sia la Grande Israele, sia tutte le basi
americane: la pax cinese.
Dite
quello che vi pare della Cina, ma qui Xi Jinping ha inflitto ai maniaci delle
provocazioni e aggressioni, una lezione da farli restare in ginocchio sui
fagioli per il resto dell’impero cadente. Il superamento del conflitto nelle
varie aree del Medioriente, tenuto in vita per gestire l’ordine, anzi il
disordine locale (e la vendita di armi), avvicinatosi con la stretta di mano,
realizzata a Pechino, tra i due giganti della regione, Iran e Arabia Saudita
(con al seguito monarchie e Stati laici soddisfattissimi), rischia di mettere
fuori gioco sia l’imperialismo necolonialista euroamericano, sia il ruolo
israeliano di pivot regionale (e oltre) per chi deve vivere e chi deve morire.
I
dettagli nell’intervista.
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